Domande frequenti
Il Piano di utilizzazione cantonale (PUC) è uno strumento pianificatorio che regola in modo vincolate l’uso del suolo di uno specifico territorio in cui si riscontra un interesse sovracomunale, dunque difficilmente gestibile attraverso i singoli Piani regolatori comunali (PR).
Per contenuti e valenza legale esso è parificabile a questi ultimi: un PUC è tuttavia allestito dal Consiglio di Stato e adottato dal Gran Consiglio.
Vista la necessità di un approccio coordinato per una gestione organica delle diverse sfide che lo sviluppo del Parco solleva, la scheda R11 del Piano direttore ha dunque codificato il PUC quale strumento d’istituzione e di gestione del Parco.
Il termine di parco indica un territorio di qualità, favorevole alla fruizione da parte della popolazione, dove natura e attività umane (economiche o legate al tempo libero) interagiscono secondo cicli virtuosi verso obiettivi di sviluppo di elevato standard ecologico, paesaggistico e culturale.
Un parco è dunque un’area protetta, dove di volta in volta sono stabilite le regole d’uso del suolo e le misure più consone agli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Nel 2007 la Confederazione Svizzera ha modificato la legge federale sulla natura e sul paesaggio (LPN), al fine di creare le basi legali per l’istituzione e il finanziamento di parchi d’importanza nazionale.
Dal canto suo il Cantone Ticino ha regolato la materia per il tramite della legge sulla protezione della natura (LCN) del 2001.
Il Parco del Piano di Magadino non ha le caratteristiche per adempiere ai severi criteri di riconoscimento dello statuto d’importanza nazionale.
Esso è dunque di valenza cantonale.
Ciò nondimeno l’interazione con la Confederazione è elevata poiché quasi la metà della superficie è interessata da vincoli federali legati alla conservazione di biotopi e di paesaggi d’importanza nazionale.
Il Parco del Piano di Magadino si estende lungo i quasi 11 km del tracciato del fiume Ticino tra Giubiasco (foce Morobbia) e le Bolle di Magadino su una larghezza di circa 2 km, occupando una superficie di fondovalle a carattere prevalentemente rurale e non comprendente aree edificabili, commerciali e industriali.
Questa superficie misura 2'350 ettari, pari a circa il 55% del Piano, e include la Zona palustre d’importanza nazionale (1’067 ettari).
In linea di principio - come avviene oggi - saranno favorite la mobilità dolce e quella pubblica, ossia l'accesso al Parco a piedi, in bici o con i mezzi pubblici (in particolare dalle fermate della linea ferroviaria TILO).
Considerate le vocazioni del Parco, al suo interno sarà creata una rete di percorsi sicura e attrattiva (sentieri e vie pedonali, piste ciclabili, circuiti per roller, vie equestri, itinerari tematici), allontanando il traffico motorizzato parassitario dalle strade secondarie del Piano.
Si opererà inoltre un riordino e una separazione dei flussi di traffico al fine di permettere ai vari mezzi di trasporto (in particolare quelli agricoli e quelli per lo svago) di muoversi senza conflitti.
Per quanto concerne la Gudo-Cadenazzo, nel luglio 2008 il Consiglio di Stato ha ratificato un accordo tra le parti: la strada non sarà chiusa e nemmeno muteranno classificazione, priorità e capacità della stessa.
La sua sicurezza sarà accresciuta.
Sì il Centro del Parco, previsto in edifici già esistenti al Demanio agricolo in territorio di Gudo, si pone l’obiettivo di creare un punto di riferimento per coloro che visiteranno il Parco (scuole, gruppi, singoli visitatori) e, nel contempo, di fungere da sede dell’Ente Parco.
Il Centro svolgerà l’importante funzione di mostrare didatticamente la storia e le caratteristiche del Parco attraverso una mostra permanente o altri supporti adatti a tale scopo.
Altri temi di approfondimento saranno quelli agricoli e territoriali.
Complementari al Centro del Parco saranno alcuni sportelli informativi, esistenti o progettati da partner già presenti sul territorio, che offrono punti di accoglienza per interessi settoriali: l’Aeroporto cantonale, il Centro sportivo di Tenero, il Centro informativo delle Bolle di Magadino, ...
Inoltre la stazione di Cadenazzo, per le sue caratteristiche d’importante snodo ferroviario d’interscambio - con cadenze orarie frequenti, nonché fermata di diverse tipologie di treni tra i due agglomerati, in direzione del Gambarogno e con il resto del Cantone - e per il facile e relativamente rapido accesso al Centro del Parco, rappresenta un punto privilegiato quale porta d’accesso principale con un potenziale interessante per la creazione di uno sportello informativo e di servizi.
Il PUC da un lato non introduce un contingente vincolante, dall’altro riprende le indicazioni dalla scheda R11, completandole semplicemente con indicazioni riguardanti la distanza dai percorsi e l’arredo qualitativo degli spazi di risulta.
Pure ripreso è il divieto di costruzione di serre e tunnel nel perimetro della zona palustre, che viene esteso alle aree aperte di due zone di rispetto del paesaggio, oggi prevalentemente prive costruzioni.
È infine previsto un regolare monitoraggio di queste colture.
Il PUC, conformemente a quanto stabilito dalla scheda R11 del Piano direttore cantonale, riprende e conferma la destinazione pianificatoria dell’aeroporto, per la quale, dunque, non sono stabiliti ulteriori condizionamenti rispetto a quelli esistenti.
Il Parco prevede di sviluppare delle sinergie, tenendo conto delle specificità di questa infrastruttura (punto informativo, collaborazione nella creazione dell’esposizione sulla storia del Piano presso il centro logistico, e così via).
La pista si trova sul terrazzo golenale della sponda destra del Ticino, nei pressi del Ponte di Quartino.
L’area è dunque parte dello spazio di pertinenza delle acque del fiume e, nel contempo, inserita nella zona palustre d’importanza nazionale.
L’attività è tuttavia presente da molti anni senza che si siano finora manifestati particolari inconvenienti o reclami per emissioni moleste e nel 1976 ha beneficiato di un’autorizzazione da parte del Cantone nonché di una licenza edilizia comunale: non si tratta dunque di un’infrastruttura illegale.
Si rinuncia perciò a formulare un tassativo obbligo di allontanamento e si introduce un principio di tolleranza, subordinato all'adozione a corto termine di misure a carattere ambientale per la tutela del suolo e delle acque (in particolare per evitare inquinamento da oli e da idrocarburi).
Tuttavia per la sua ubicazione incoerente, questa attività e le sue infrastrutture non possono essere pianificate attivamente: sul lungo termine andranno riposizionate in luoghi più consoni.
Esso si trova in sponda sinistra del fiume Ticino all’altezza dei boschetti di Sementina anch’esso sul terrazzo golenale e all’interno della zona palustre.
È presente in zona dagli anni ’70 ma è stato oggetto di un progressivo ampliamento delle infrastrutture fino al 2004 senza le necessarie autorizzazioni.
L’ubicazione è incoerente con la zona (golena e zona protetta) e, nonostante non siano superati i limiti fissati dalle normative in materia, pone quesiti a livello di impatto ambientale e fonico (reclami) a ridosso di un’area di svago importante.
Il PUC formula perciò l’obiettivo di allontanamento, concedendo tuttavia per la sua attuazione un periodo di cinque anni dall’entrata in vigore dello strumento pianificatorio medesimo.
Il Parco possiede un importante potenziale di crescita per quanto riguarda il numero di cavalli tenuti a scopi ricreativi e sportivi (oggi circa 300 su 400) con effetti misurabili in termini di nuove infrastrutture e costruzioni sul territorio, di aree per la libera uscita con qualsiasi tempo e di fruizione del territorio.
Potenzialmente questa attività è dunque suscettibile di trasformare in modo significativo il paesaggio e di sottrarre superficie coltivabile.
Nell’ambito del PUC si sono unicamente inseriti criteri per la tenuta di cavalli a scopo ricreativo e sportivo in conformità alla legislazione federale e agli obiettivi del Parco.
Il Piano di Magadino offre un potenziale di sviluppo elevato per la coltivazione estesa della vigna, che, essendo molto più redditizia della maggior parte delle altre colture agricole, è suscettibile di incrementare la concorrenzialità nell’acquisizione o nell’affitto di terreni, che sarebbero così sottratti ad altre coltivazioni.
Ciò potrebbe minacciare l’esistenza delle aziende agricole con buona parte dei terreni in affitto e, localmente, il mosaico di colture agricole che costituisce il paesaggio diversificato che il PUC salvaguarda.
Inoltre il fatto che i vinificatori possano attingere a grandi quantitativi d’uve meno care (quelle coltivate in pianura) porrebbe una serie ipoteca sul futuro di numerosi piccoli vigneti di collina, comportando di conseguenza un’ulteriore spinta per realizzare nuovi vigneti sul Piano.
Infine, dal profilo ambientale, la coltivazione dei vigneti necessita di trattamenti particolarmente delicati in un contesto ecologicamente sensibile come il Parco.
Ne sono un esempio i trattamenti obbligatori con insetticidi a largo spettro (dunque con effetti su tutta la fauna invertebrata) quale misura di lotta alla cicalina vettore della flavescenza dorata.
Per questi motivi il PUC limita la dimensione di nuovi vigneti a 0.5 ettari.
Il PUC del Parco non tocca questo tema.
Possiamo tuttavia ricordare che il nuovo collegamento A2-A13 attraverserà il Piano di Magadino all’altezza del ponte di Quartino.
Si tratta del punto meno problematico per il Parco poiché parallelo ad un collegamento stradale esistente (strada cantonale).
Ovviamente nell’ambito del progetto, di competenza della Confederazione, saranno approfondite nel dettaglio le modifiche territoriali che il collegamento, di elevato interesse pubblico, inevitabilmente provocherà, così come le misure per mitigarle.
Il piano delle zone del PUC riporta, nella parte occidentale del Piano, il corridoio di attraversamento di AlpTransit.
Si tratta di una superficie riservata a tale scopo nei piani settoriali della Confederazione, destinata ad assicurare la circonvallazione dell’agglomerato di Bellinzona.
La realizzazione del progetto è legata a tempi ancora lunghi: nell’ambito della progettazione si dovrà approfondire l’inevitabile impatto e adottare le misure compensative del caso.
Si tratta essenzialmente di discariche e di depositi di imprese edili.
In base ai dati del catasto per questi siti non sussiste obbligo legale di risanamento.
Ciò non di meno si prevede il risanamento delle situazioni che potrebbero portare ad un recupero di terreno rurale o che sono in conflitto con la protezione della natura (circa 12 siti).