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La Regione Ticino, tra la

01.06.2006

Ticinoinforma, sessione estiva n.8

A partire dall'inizio degli anni '90 in Svizzera si osserva un vero e proprio cambiamento del contesto politico-economico, attraverso il passaggio da un modello di sviluppo che prevedeva forme di protezione dei mercati locali e di ridistribuzione della ricchezza dai centri verso le periferie, ad un modello che si sviluppa nel contesto della globalizzazione, ove con la liberalizzazione degli scambi emergono concetti quali la messa in concorrenza e la competitività tra regioni (o tra grandi città). Questo mutamento coincide con l'ondata di ristrutturazioni nelle grandi aziende pubbliche e private, che si è concretizzata nelle delocalizzazioni di filiali industriali (in Ticino si riduce sostanzialmente l'industria "di frontiera") verso aree a salari più bassi, come l'Europa centro-orientale o il Sud-Est asiatico. Coincide pertanto anche con un periodo di crisi occupazionale e di stagnazione economica, che si manifesta tramite una più forte concentrazione della ricchezza e delle opportunità economiche nei principali centri e agglomerati del paese. Emergono così per il territorio svizzero due tendenze relativamente nuove e antagoniste: l'accelerazione della concentrazione delle attività economiche nelle regioni metropolitane dell'Altipiano (principalmente su Zurigo e Basilea e sull'asse Ginevra - Losanna) e la diffusione della popolazione anche in contesti periferici non particolarmente dinamici (e in qualche caso in decisa crisi economica), come negli agglomerati di piccole e medie dimensioni dello spazio alpino e prealpino. Sono questi aspetti di un processo generale che è chiamato "metropolizzazione", processo in cui i cambiamenti strutturali in corso danno alle grandi regioni urbane e metropolitane un ruolo chiave nella gestione economica dei territori nazionali.

Processi analoghi sono avvenuti, a partire dagli anni '70-‘80, anche nella Pianura padana, dove si può parlare della formazione di una "megalopoli padana", che si realizza come processo spontaneo e non pianificato di estensione dell'urbanizzazione - della città diffusa - lungo le principali direttrici del traffico. Questo spazio urbano di 25 milioni di abitanti si sviluppa oggi lungo una doppia linea di urbanizzazione: da un lato tra Torino, Milano e Venezia, dall'altro lungo la direttrice della conurbazione emiliano-romagnola, che dalla bassa padana, a ridosso della dorsale appenninica, porta a Bologna. La megalopoli padana è di fatto caratterizzata da una graduale concentrazione delle principali funzioni urbane in pochi centri maggiori (Milano,Torino, Genova), ma che si estende come spazio costruito, spesso senza qualità, lungo i principali assi di trasporto.
Situato in questo contesto, lo spazio urbano del Cantone Ticino appare quale appendice settentrionale della megalopoli, come del resto le rive meridionali del lago di Garda o del fondovalle della provincia di Trento, che da un primo sviluppo urbano - iniziato alla fine del XIX secolo con l'industrializzazione legata allo sfruttamento delle risorse locali - sono oggi giunte alla forma di città filiformi che si snodano nei fondovalle, circondate dalla verticalità degli spazi ormai quasi non abitati della montagna alpina.
Alla scala della "Regio Insubrica", si osserva così un duplice cambiamento. Da un lato l'area italiana è apparsa negli scorsi anni nettamente più dinamica in termini di creazione di posti di lavoro (soprattutto nel settore terziario) rispetto
al Ticino e alla Svizzera (1). Dall'altro, malgrado la crisi occupazionale, diverse aziende italiane (in par ticolare terziarie) si sono insediate in Ticino, specialmente nel Sottoceneri, lasciando intravedere una sempre più forte integrazione dell'economia ticinese con la grande area metropolitana di Milano. Di conseguenza, anche le attività dei lavoratori frontalieri sono sempre meno legate ai tradizionali settori di impiego (edilizia, industria, ristorazione) e sempre più al settori del commercio, dei servizi alle imprese (immobiliari, informatica e r&s) e delle attività finanziarie (2).

Note:

  1. TORRICELLI G. P. e MORETTI R. (2005) "Dinamiche economiche e nuove centralità metropolitane. Una indagine sulla localizzazione dei servizi tra il Ticino e la Pianura padana", Dati, statistiche e società / Ustat, Bellinzona, 3-2005, pp. 121-142.
  2. LOSA e ZERBONI 2005, La nuova statistica sui frontalieri, Dati 3-2005, pp. 85-89. A fine 2004 i lavoratori frontalieri contabilizzati erano 34'840

Autori

Gian Paolo Torricelli

Gian Paolo Torricelli