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Legge sul trasferimento: un passo avanti e uno indietro

18.11.2008

Come muoversi?

Nel mio intervento d'entrata in materia al Nazionale del 16 settembre ho ricordato che l'art. 84 cpv. 2 e l'art. 182 della costituzione federale danno non solo la competenza, ma anche l'obbligo al Consiglio federale di attuare direttamente i postulati della protezione dello spazio alpino. La via scelta dal Consiglio federale, attraverso la citata nuova legge, contempla, dissi, l'elevato rischio di offrire al Parlamento la possibilità di sabotare nei fatti quanto voluto dal popolo.

Da anni il popolo svizzero chiede una politica di trasferimento del traffico pesante dalla strada alla rotaia che sia coerente e sostanziale. Nel 1994 esso ha iscritto nella Costituzione un articolo sulla protezione delle Alpi e il principio di una tassa sul traffico pesante; nel 1998 ha detto sì alla TTPPC e al fondo di finanziamento dei trasporti pubblici; nel 2000, ha accolto le misure d'accompagnamento legate all'accordo bilaterale sui trasporti terrestri; infine, nel 2004, il popolo ha rifiutato i progetti stradali legati al controprogetto Avanti. Più chiaro di così!.

Oggi la politica di trasferimento necessita di un colpo di reni per uscire dalle secche della stagnazione. O si preme decisamente e a breve la curva dei bisonti della strada verso il basso o saremo presto vittime di un ulteriore dannoso incremento del traffico. La borsa dei transiti alpini appare quale nuovo promettente strumento che dobbiamo e possiamo introdurre a breve, adottando nel contempo le necessarie e attuabili misure volte da un lato a migliorare lo sfruttamento delle capacità di trasporto (in part. attraverso nuovi prezzi di traccia) e dall'altro a realizzare quei modesti investimenti (ca. 90 mio.) sulle rampe del Gottardo che, messe assieme, ci mettono a disposizione da qui al 2012 oltre 8 mio. di tonnellate nette supplementari nel transito ferroviario transalpino, proprio quel che occorre per dimezzare i transiti su strada e per non rimandare sine die il perseguimento dell'obiettivo di trasferimento e ottenere quindi migliore salute e qualità di vita, non solo per i ticinesi e gli urani.

Il gruppo l'UDC (di cui fa parte la Lega) ha cercato di affossare la legge, dapprima nel suo complesso poi nel suo strumentario, in modo da vanificare un'efficace politica di trasferimento. Questo attacco frontale non ha avuto successo: infatti il principio di istituire una borsa dei transiti alpini è stato ancorato nella legge, 200 mio. fr. sono stati destinati anche alla promozione del traffico interno e dell'innovazione nella logistica ferroviaria, è poi stata introdotta una modifica nel sistema di calcolo dei prezzi di traccia.

D'altro canto la coalizione costituita da UDC, PLR e la frangia destra del PPD ha poi tarpato le ali alle aspirazioni del Cantone Ticino espresse con estrema chiarezza dal Consiglio di Stato e dal Gran Consiglio: così la borsa dei transiti dovrebbe superare una corsa ad ostacoli defatigante prima di vedere la luce (secondo il Nazionale occorrerà ottenere dapprima l'assenso dell'UE, quindi bisognerà varare una ulteriore legge prima di passare agli atti !), l'obiettivo di trasferimento è stato fissato non al 2012 bensì al 2019 e infine non è stato assicurato il necessario finanziamento ad alcune modeste opere necessarie per potenziare le capacità di transito su rotaia.

Purtroppo il temuto scenario che vede il Parlamento sabotare nei fatti la volontà popolare sta avverandosi: le recenti decisioni del Nazionale presentano solo una metà della medaglia digeribile, mentre l'altra metà risulta assolutamente indigesta. Occorre far sì che gli Stati, cui ritorna la legge per appianare le divergenze, correggano il tiro come voluto da Ticino e Uri.

Autori

Fabio Pedrina

Fabio Pedrina