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Auguri Chiara!

01.12.2008

Intervista a Chiara Simoneschi-Cortesi, presidente dell'Assemblea federale nel 2009

Signora Simoneschi-Cortesi, dirigere i dibattiti in Consiglio nazionale, stabilirne l'ordine del giorno e rappresentare la sua Camera verso l'esterno. Questi sono i compiti che l'attendono. Ha avuto un anno di tempo per imparare. Si sente pronta? Con che sentimenti affronta il suo anno presidenziale?

 Si mi sento pronta: da una parte mi sono preparata mentalmente, dall'altra ho già sostituito il presidente Bugnon. Naturalmente, come tutti i presidenti, preparerò con cura le sedute con i due segretari della Camera; abbiamo già deciso di trovarci regolarmente ogni settimana il lunedì mattina, e se necessario durante la settimana alle sette di mattina prima delle sedute. Anche l'Ufficio del Consiglio nazionale terrà le sue riunioni a quell'ora. I sentimenti sono di estrema gioia e gratitudine per chi mi ha aiutata. Non ho mai programmato nulla e ho avuto l'occasione di diventare seconda vice presidente, due anni fa. Non ero sicura di farcela perché gli avversari erano in gamba. Mi ero detta che valeva la pena di provare, anche per il Ticino. Ogni tanto stento ancora a crederci e mi dico "ma è possibile"? Ho un grande rispetto per la carica e, come sempre, mi impegnerò al massimo affinchè tutto funzioni bene.

 In quanto presidente dell'Assemblea federale, Lei ha al suo fianco due grandi statue - la moglie di Stauffacher, a sinistra, e Guglielmo Tell, a destra - che secondo gli ideatori della sala raffigurano due aspetti indissociabili dell'attività politica: "Idea" e "Azione", e per curiosa coincidenza sono opera di due Luganesi: Giuseppe e Agostino Chiattone. Idea e azione riassumono bene anche il suo temperamento politico. Nella sua nuova funzione, vi è spazio per l'idea e l'azione o si tratta 'solo' di gestire un'agenda molto impegnativa e le sue priorità?

 Sicuramente mi identifico in questa massima, ma il ruolo di presidente richiede un passo indietro: per un anno non devo far politica, ma concentrami unicamente sui compiti istituzionali. Spero inoltre di poter contribuire a migliorarne l'efficienza dei lavori parlamentari, anche se molte cose non dipenderanno da me. Negli ultimi anni il Consiglio nazionale è stato costantemente in ritardo. Gli ordini del giorno sono pieni e non si riesce a programmare tutto quello che si vorrebbe. Nel corso delle sessioni si devono addirittura stralciare degli oggetti. E questo è un problema. Ne soffrono le leggi, ma anche gli atti parlamentari e il diritto d'iniziativa è così mortificato. Questo non va bene. Io credo, come dice Montesquieu, che i due poteri debbano avere egual valore, ma il nostro non riesce a fare il suo lavoro. Per regolamento - ed io tengo molto al rispetto dei regolamenti - due pomeriggi durante la sessione devono essere dedicati agli atti parlamentari. Cercherò di far rispettare questa norma. In generale si può dire che c'è bisogno di più tempo. Ho proposto di istituire un gruppo di lavoro per riflettere alle possibili soluzioni: prolungare i giorni? Aumentare il numero di ore? Ora, con la fine dei lavori di rinnovazione a Palazzo federale, si potrà tornare a fare delle sessioni speciali e, magari, si potrà recuperare qualcosa. Siamo arrivati ai limiti del funzionamento del Parlamento.

 Settima presidente ticinese dal 1848 e nona donna a dirigere la Camera, Lei rappresenta le maggiori rivendicazioni delle minoranze di questi ultimi anni. Molte lotte sembrano essere ormai vinte. Nel mondo politico odierno è ancora difficile essere donna o Ticinese?

 Sì, malgrado molte cose, dal punto di vista della parità, siano migliorate. In Consiglio nazionale ogni quadriennio la proporzione di donne aumenta. Questa progressione è importante, ma siamo ancora ben lontani dalla parità di fatto. Per quanto riguarda la minoranza italofona, le cifre parlano da sole. A volte si dimentica che a fianco della "grande" minoranza romanda, c'è la "piccola" minoranza italofona. Non bisogna mai sedersi sugli allori e pensare di aver raggiunto la situazione ideale, ma è necessario continuare a fare il possibile, con misure di sostegno, per mantenere un'adeguata rappresentanza delle minoranze. E non è una femminista o un'italofona che lo dice, bensì la nostra Costituzione federale (articoli 2 e 8). Bisogna comunque rendersi conto che ci sono barriere che altri non hanno.

 Il plurilinguismo, un tema a lei caro. Lei si è impegnata nella promozione della Legge sulle lingue e durante il suo anno di presidenza della Deputazione ticinese ha depositato diversi atti parlamentari a sostegno della lingua italiana nell'Amministrazione federale. Che posto avrà l'italiano nel suo anno presidenziale?

 Già solo il fatto che la presidente è di lingua e cultura italiana permette di affermare la presenza dell'italiano in Svizzera. Cercherò, durante le mie visite, di mostrare che la Svizzera è un piccolo miracolo caratterizzato da multiculturalità e plurilinguismo. Due elementi che sono una ricchezza per il nostro Paese, ma che bisogna coltivare. Se non si studiano più le lingue nazionali, si rischia di non più conoscere gli altri e di non apprezzarne la diversità culturale: tutte cose molto importanti per il successo della Svizzera. In Parlamento parlerò in italiano in apertura delle sedute, per salutare, commemorare e ringraziare. I dibattiti veri e propri, per ragioni di efficienza e per non appesantire le sedute, li farò in francese. Avrei potuto scegliere il tedesco, ma preferisco il francese, essendo anche questa una lingua latina.

 Quale messaggio desidera lanciare al Paese, e magari più in particolare alla Svizzera italiana?

 Oltre a quanto già espresso sopra, cercherò di far da ponte tra le istituzioni e la popolazione, mostrando che la politica è al servizio della società. Intendo infine valorizzare il lavoro di tutte quelle associazioni che, basandosi sul volontariato, si occupano delle persone, dei loro bisogni e aspirazioni. Per questo motivo, cercherò di andare in tutta la Svizzera, piuttosto che all'estero.

Elena Wildi-Ballabio

Berna, 13 novembre 2008

Autori

Chiara  Simoneschi - Cortesi

Chiara Simoneschi - Cortesi