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Canapa: è tempo di agire!

08.11.2008

Articolo pubblicato in "La Regione" l'8 novembre 2008

L'iniziativa popolare "per una politica della canapa che sia ragionevole e che protegga efficacemente i giovani" dice chiaramente ciò che vuole: ragionevolezza nell'azione pubblica ed efficacia nella protezione dei giovani. Il problema è noto.

Da anni aumenta tra i giovani il consumo di tabacco, alcool e canapa. Le prime due sono droghe legali, la terza è illegale. Sulle percezioni l'alcol ha un effetto sedativo, la nicotina un effetto stimolante e la canapa un effetto perturbante. A dipendenza della dose la canapa produce deficit cognitivi, psicosi e allucinazioni. Un numero crescente di minorenni richiede cure psichiatriche a causa del consumo incontrollato di canapa e/o di alcool. Nel mondo adulto invece la canapa non rappresenta un particolare problema, diversamente dall'alcol che è l'ansiolitico più diffuso.

L'età del consumo di canapa (haschich, marijuana) si è abbassata fino a 12-13 anni. E' la droga illegale più consumata: il 28% della popolazione tra i 15 e il 39 anni ne ha fato uso almeno una volta, mentre la metà dei giovani tra i 16 e i 20 anni la consuma almeno una volta alla settimana.

Perché è un problema? Perché la canapa - così come l'alcool e il tabacco - è una sostanza psicoattiva, che altera lo stato psicologico della persona. I giovani, più in particolare i minorenni, si trovano in una fragile frase di crescita e di formazione della personalità: il consumo quotidiano di canapa - una realtà per troppi giovani - modifica la percezione del mondo ed impedisce loro di diventare adulti e di assumerne le responsabilità (oltre che i diritti).

La diagnosi è dunque chiara: in Svizzera si consuma troppa canapa. Le forze dell'ordine sono impotenti: sulle 47'000 denunce per infrazione alla legge federale sugli stupefacenti, cui deve far fronte la polizia, 40'000 riguardano il consumo di stupefacenti e di queste oltre 34'000 il consumo di canapa. L'esito di queste denunce è minimo: solo per 5'000 persone la procedura si conclude con una condanna, spesso addirittura simbolica, tanto che ben pochi cessano di consumare a causa della condanna. La severità con la quale le autorità penali giudicano il consumo di canapa varia molto da cantone a cantone e crea così un'insicurezza giuridica. Tutto quest'apparato costa al contribuente centinaia di milioni di franchi all'anno. Il risultato? Molto scarso.

La situazione va avanti così dal 1975, data della legge in vigore. I contrari a quest'iniziativa vogliono lasciare le cose come stanno e sperano in un futuro migliore. Gli iniziativisti - che rappresentano tutti i partiti - dall'UDC al PS attraverso i partiti borghesi - dicono basta a quest'ipocrisia. In teoria la canapa non dovrebbe circolare perché proibita, ma in pratica ogni 16enne sa perfettamente che può impunemente "farsi una canna" rischiando quasi nulla, al massimo la predica di qualche zelante agente di polizia (che alla fine getterà la spugna perché biasimato dai genitori per aver fatto la predica al proprio figlio).

Qual è l'alternativa? Quella dell'articolo costituzionale in votazione.

  • 1) L'adulto non deve essere perseguito penalmente per consumare una sostanza psicoattiva dalla gravità simile all'alcool, anche perché è raro che il diritto penale sanzioni un comportamento auto lesivo (ci fu un tempo in cui il tentativo di suicidio era sanzionato!). Vi è in quest'agire una mancanza di coerenza - oltre che d'efficacia - dell'azione statale.
  • 2) Il giovane (sotto i 18 anni) dev'essere efficacemente protetto, le sanzioni devono essere severe e la loro applicazione rapida ed omogenea sul territorio nazionale. Un'efficacia oggi inesistente.
  • 3) La repressione non è compito esclusivo di polizia e giustizia, ma serve da contesto per applicare la regolamentazione.

L'iniziativa non vuole certamente "liberalizzare" la canapa, come troppo spesso è detto! Essa propone di passare da un regime di sola repressione a uno di controllo del mercato. Vuol dire che la produzione, il commercio, la vendita della canapa devono essere regolate dalla legge. Solo in un simile contesto lo Stato può utilizzare tutti gli strumenti di controllo di cui dispone: regime di autorizzazione, banca dati acquirenti, controllo di qualità, tassazione dei proventi e loro uso a fini preventivi, ecc. In un simile regime è possibile proibire la vendita in modo mirato (p. es. ai minorenni o in certi luoghi) ed applicare severe sanzioni in caso di violazione. Un mercato regolamentato può essere più o meno severo: sarà il Parlamento a deciderlo, nel trasformare in legge l'articolo costituzionale. E anche contro quella legge ci sarà la possibilità di indire un referendum.

Io credo che maggiori garanzie non possano essere date. La regolamentazione del consumo di questa sostanza è un passo concreto verso la riduzione del problema e delle sue conseguenze negative: difficoltà scolastiche, dissidi famigliari, perdita di amici, sofferenza. Decidere di non cambiare nulla di fronte all'attuale situazione non è segno di saggezza. Perciò il partito liberale radicale svizzero ha deciso di sostenere quest'iniziativa, per agire concretamente e abbandonare la retorica moralizzante - ma improduttiva - degli ultimi anni. Così chiedo a tutti i cittadini di fare, votando SI all'iniziativa popolare. Anche in politica l'innovazione è possibile e necessaria!

Autori

Ignazio Cassis

Ignazio Cassis