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I premi: che confusione!

24.09.2009

Santésuisse annuncia aumenti

C'è confusione sui premi di cassa malati: si susseguono da ogni fonte le previsioni sul loro aumento: per il 2010 in Svizzera sarebbero mediamente dell'11%, in Ticino di meno. Vedremo alla fine i dati ufficiali. Ma per intanto c'è confusione.

Una confusione che già esiste a livello di vocabolario: il "premio" per noi tutti è un riconoscimento di un'attività, di un'opera o comunque di qualcosa di eccezionale. Ma quello che paghiamo alle casse malati non è il riconoscimento di un merito: è il prezzo per ottenere in cambio dall'assicuratore la tutela del rischio di malattia. Ma la confusione non finisce col vocabolario: mentre in Svizzera ci agitiamo per l'aumento dei premi, in America il Presidente Obama cerca di convincere il congresso a seguire il modello sanitario svizzero. Ma come? Se per noi è un problema, perché lo Stato più potente al mondo vuole copiarci? Allora forse la nostra sanità non è poi così mal messa: chiunque sia stato malato fuori dalla Svizzera lo sa perfettamente!

Per aumentare la confusione: il 30% dei cittadini svizzeri - addirittura il 40% delle economie domestiche - riceve aiuto dallo Stato (soldi delle imposte) per pagare i premi. Ogni anno oltre 4 miliardi di franchi delle imposte finiscono per pagare i premi di cassa malati delle persone in modeste condizioni economiche.

Di più di quanto ci costa l'esercito. Dunque anche la storiella secondo cui i premi sarebbero uguali per tutti è vera solo in teoria: in pratica c'è una correzione "sociale" molto importante. Si, lo ammetto: non è un sistema particolarmente semplice e trasparente: ormai è più complicato di quello dei sussidi ai contadini e all'agricoltura, vecchio di 100 anni.

Però il 70% degli svizzeri è contento del nostro sistema sanitario: perciò qualsiasi riforma fatica a decollare. Inoltre dà lavoro a 500'000 persone: oltre il 10% della popolazione attiva guadagna la vita in questo settore. Ovvio che queste persone non vogliono che si riducano i soldi che circolano! Infine noi tutti siamo poco disposti a rinunciare a qualche nuova tecnologia medica: quando siamo malati, non c'interessa più quanto costa. Il problema è che la nostra mentalità è cambiata e con essa sono cresciute le aspettative. Ci rivolgiamo sempre più spesso a medici, fisioterapisti, ospedali, anche quando siamo sani ... per migliorare piccoli problemi. Il 64% della popolazione è stata dal dottore negli ultimi 12 mesi e il numero di visite mediche per abitante in Svizzera è il doppio della media europea. Così i costi della salute aumentano e di conseguenza aumentano i premi di cassa malati, le imposte e diminuiscono i soldi che ci restano in tasca.

Ma anche qui l'allarmismo sarebbe fuori luogo! Se è vero che i media da ormai 20 anni parlano di "esplosione dei costi della salute", in realtà nulla è esploso e la crescita resta, nel paragone internazionale, accettabile. Negli ultimi 10 anni i costi della salute sono cresciuti in Svizzera del 2,1% all'anno, meno che la media dei paesi industrializzati dell'OCSE. Spendere l'11% del prodotto interno lordo (PIL) per la sanità è sicuramente tanto, ma analizziamo le prestazioni ricevute e il nostro livello di soddisfazione, non siamo messi così male.

Per noi è infine ovvio che ognuno acceda alle cure senza liste d'attesa. Anche gli immigrati illegali sono coperti se devono ricorrere a cure mediche, mentre non è così ovunque. Non voglio dire che non ci sia spazio di manovra per migliorare il nostro sistema: come ha ben spiegato uno studio del 2006 dall'Organizzazione mondiale della salute (OMS) e dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) potremmo migliorare diverse cose, a partire dal pilotaggio del sistema. Oggi non è chiaro chi guida il vascello: Cantoni, Confederazioni e partner privati hanno competenze spesso confuse e il presupposto per mantenere la rotta è che vadano d'accordo. Sappiamo che - ahinoi - non è sempre così, ma occorre impegnarci per riuscirci!