Il nostro orecchio è un organo predisposto alla percezione di frequenze tipiche di un paesaggio naturale, dove rumori forti, sconosciuti o improvvisi erano originariamente un segnale di pericolo al quale il corpo reagiva con uno stato di allerta, che lo preparava alla fuga o alla lotta.
Oggi, il panorama acustico è decisamente cambiato. Viviamo immersi in un paesaggio sonoro multiforme (basta uscire dai centri urbani per rendersi conto del rumore di fondo costante), ma lo stato di allarme causato dai rumori eccessivi continua ad agire provocando lo stesso stato di allerta primordiale, sollecitando il sistema nervoso autonomo e il sistema ormonale e causando l'aumento del battito cardiaco, della pressione sanguigna e della frequenza respiratoria. Di conseguenza, un'esposizione al rumore eccessiva e prolungata si accumula nelle persone sotto forma di stress psicofisico che, nel tempo, può portare allo sviluppo di malattie cardio-metaboliche, malattie ischemiche e depressione. È stato inoltre dimostrato che il rumore influisce sullo sviluppo cognitivo dei bambini.
I disturbi acustici notturni sono ancora più problematici, con effetti collaterali anche a breve termine causati da un sonno compromesso, quali: aggressività, disturbo dell'umore, maggiore sonnolenza diurna e ridotta prestazioni cognitive.