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Archeologia rupestre

Sin dalle sue origini, e durante tutte le epoche, l'uomo ha voluto lasciare traccia di ciò che ha visto, conosciuto, pensato o creduto per trasmetterlo ai suoi simili o comunicarlo ad entità superiori. Le incisioni rupestri - segni indelebili intenzionalmente incavati dall'uomo su superficie rocciose per lo più levigate - rappresentano la modalità di comunicazione più antica e maggiormente diffusa, al momento conosciuta. La datazione, spesso difficile se non impossibile, e l'interpretazione del significato di questi petroglifi sfuggono tuttavia alle certezze anche se queste testimonianze rivestono sempre grande interesse in ambito archeologico, in quanto sono considerate tracce di un passato piuttosto remoto legate ad una probabile funzione cultuale.

L'inventario della ricca presenza di petroglifi nella Svizzera italiana è il frutto di un intenso lavoro iniziato nel lontano 1984 da Franco Binda, attento ed entusiasta cultore di archeologia rupestre, che per anni si è dedicato a queste indagini, percorrendo il Canton Ticino e il Canton Grigioni italiano, con l'intento di raccogliere ogni minimo indizio e segnalazioni trasmesse da provvidenziali informatori.

Attraverso schede arricchite da fotografie a colori, schizzi e descrizioni sono così stati censiti centinaia e centinaia di massi incisi individuati nel territorio. Una felice collaborazione con il professor Urs Schwegler, ha poi fatto sì che queste schede fossero incorporate nell'Inventario svizzero delle incisioni rupestri.

Oggi, nel Sistema informativo dei beni culturali (SIBC) dell'Ufficio dei beni culturali sono presenti più di 1200 schede aggiornate relative a questo patrimonio archeologico.