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Comunicati Ministero pubblico

Pubblicazione dell’identità della vittima di un reato: condanna per tre giornalisti ticinesi

08.05.2013

Il Ministero Pubblico ha emesso tre decreti d'accusa nei confronti di altrettanti giornalisti, due della RSI (rubrica "Il Quotidiano") e un redattore del settimanale "Il Caffè". Essi, nel mese di febbraio 2012, avevano pubblicato dei servizi dedicati all'omicidio di una donna avvenuto a Massagno il 5.02.2012 divulgando, in entrambi i casi, le generalità della vittima e la sua fotografia pur sapendo che l'episodio era oggetto di procedimento penale e che l'unico congiunto della persona uccisa non era raggiungibile e non aveva dato il suo consenso. 

Giova ricordare a questo proposito che l'art. 74 cpv 4 del Codice di Procedura Penale concede la divulgazione dell'identità di una vittima di reato, al di fuori di una procedura giudiziaria, solo se "la collaborazione della popolazione è necessaria per far luce su crimini o per la ricerca di indiziati" o nel caso in cui "la vittima o, se deceduta, i suoi congiunti vi acconsentano". Nella fattispecie si applica dunque l'art. 293 del Codice Penale, che stabilisce che "chiunque , senza averne diritto, rende pubblici in tutto o in parte atti, istruttorie o deliberazioni di un'autorità, dichiarati segreti in virtù di una legge o di una decisione presa dall'autorità nei limiti della propria competenza, è punito con la multa". Nel caso in parola, il titolare dell' inchiesta ha fissato una condanna per ognuno dei tre accusati che si traduce in una multa di 500 franchi, decisione contro la quale è dato diritto di ricorso.

Di questa specifica vicenda - su reclamo inoltrato dall'Associazione Ticinese dei Giornalisti - si è anche occupato di recente il Consiglio Svizzero della Stampa, che con una presa di posizione dello scorso 8 febbraio 2013 ha stabilito che in tale caso la rubrica "Il Quotidiano" della RSI e il settimanale "Il Caffè" hanno violato le disposizioni della "Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista".