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Maria Teresa Hausmann

All'estero nel nome della cooperazione internazionale

Professione
asset manager (di formazione economista)

Anno di nascita
1964

Comune d'origine
Lugano

Fuori Cantone dal
2013, in Nicaragua

Attuale residenza
Managua


© Roberto Colombi

Maria Teresa Hausmann, classe 1964, ha frequentato gli studi di economia a Milano e ha lavorato per diversi anni nel campo della finanza. Una volta compreso che l’ambiente di lavoro non era più in grado di soddisfare le sue aspettative ha deciso di prendere contatto con l’associazione InterAgire, organizzazione di solidarietà internazionale con sede a Bellinzona che - inviando volontari qualificati - ha lo scopo di favorire lo sviluppo culturale, economico e politico dei paesi del Sud del mondo come Africa e America Latina. Senza troppi ripensamenti Maria Teresa ha quindi fatto i bagagli ed è partita per il Nicaragua, più precisamente a Managua, meta scelta per lei dall'ente.

Come mai ha lasciato il suo vecchio impiego, e cosa l’ha spinta a mettersi in gioco come volontaria?
La voglia di partire è nata principalmente dal voler cambiare ambito di lavoro. L’ambiente che si era creato non era più di mio gradimento, mi aveva letteralmente nauseata. Lo stress era diventato insopportabile e non vedevo più un futuro, un senso in ciò che facevo. La passione per la cooperazione internazionale è stato un altro fattore certamente importante che mi ha spinta a cambiare. E grazie a InterAgire, ho avuto questa possibilità”.

Un notevole cambiamento… Come mai ha deciso di intraprendere un'esperienza così lunga in Centro America?
Il mio primo obiettivo era quello di fare esperienza nel campo della cooperazione internazionale. Dal punto di vista umano, però, la mia permanenza in un ambito differente come quello nicaraguense mi ha portata anche un arricchimento personale, a crescere come individuo e a sapermi muovere in situazioni nuove”.

Si sta occupando di un progetto di cooperazione…In cosa consiste e come sta andando?
Il progetto di cui mi occupo comprende una sfera di attività molto ampia. Svolgo varie mansioni diverse fra loro, tra cui l’elaborazione di piani strategici e operativi, organizzare delle raccolte fondi, compilare studi statistici e formare il personale dell’organizzazione sindacale dove lavoro, al fine di rafforzare le istituzioni locali. Ci è voluto quasi un anno per fare partire il progetto, a causa del fatto che qui non esiste l’idea di efficienza e puntualità come in Svizzera; inoltre, riguardo la collaborazione, c’è un po’ di chiusura. Per questi motivi i tempi di lavoro si allungano di molto”.

Tra Nord e Sud America vi sono grandi differenze a livello politico e socio-economico, com’è la situazione attuale per quanto riguarda il Nicaragua?
Il Nicaragua è il terzo paese più povero dell’America Latina; le campagne sono molto arretrate e vi sono comunità che vivono con poco o nulla, in baracche di lamiera e cartone. Dove mi trovo io, a Managua che è la capitale, la situazione è diversa ed è anche il luogo più sicuro rispetto ai paesi limitrofi dove c’è criminalità".

Ha avuto modo di notare aspetti interessanti della cultura locale?
La cultura della popolazione è simile alla nostra e come in Europa prevale la religione cattolica. Si può notare però quanto l’aspetto religioso sia molto più presente e sentito, oltre al fatto che vi è parecchia superstizione. La gente è comunque molto cordiale ed accogliente e vi è la possibilità di assistere a diverse feste popolari“.

Managua è una realtà per vari aspetti distante da quella svizzera… Ha impiegato molto tempo per ambientarsi?
Mi ci è voluto quasi un anno, soprattutto per via del clima molto caldo con temperature medie di 30 gradi che toccano persino i 40 nel periodo estivo. Un altro fattore rilevante è stata anche la solitudine, motivo per cui mi sono presa due gatte che mi tengono compagnia. È bello tornare a casa alla sera e sapere che c’è qualcuno che ti aspetta”.

Quali sono le cose che le mancano maggiormente della Svizzera?
Indubbiamente l’affetto di famigliari ed amici, ma anche il fresco e le Alpi. Non provo nostalgia per il cibo o alcuni comfort come si potrebbe pensare; mi mancano piuttosto i paesaggi e le passeggiate in montagna, il poter camminare liberamente. Purtroppo, fuori da Managua, non ci sono sentieri ed è spesso sconsigliato allontanarsi, per via dei frequenti episodi di violenza o furti”.

Ha già pensato a cosa fare una volta portata a termine la sua missione?
Penso di prendere in considerazione la possibilità di restare qui in futuro, anche perché non vorrei dover lasciare i miei fedeli compagni a quattro zampe, di cui mi sono presa cura dopo averli trovati per strada. In effetti, si potrebbe dire che salvare i cuccioli abbandonati è un po’ la mia seconda missione qui!

Per maggiori informazioni:

(Intervista raccolta nel luglio 2014 da Veronica Pinchetti)

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