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Prima Fase

Durante la prima fase del lavoro, i partecipanti si sono occupati di definire il contesto, durante tre distinti momenti: un lavoro a coppie, una condivisione in gruppo e una discussione in sessione plenaria. Per avviare la riflessione, ai partecipanti è stato chiesto anzitutto di rispondere ad alcune «domande di ingaggio».

1. Quali sono le infrastrutture fisiche delle quali il Ticino avrà bisogno nel 2040?

Le risposte a questa domanda, seppur eterogenee tra loro, possono essere raggruppate in tre categorie.

Una prima risposta si concentra sulle infrastrutture della sfera sociale. È stata sottolineata la necessità di concentrarsi sugli anziani, assicurando loro il massimo grado possibile di autonomia, sugli adolescenti, prevedendo degli spazi aggregativi, e sulla prima infanzia. Diversi gruppi hanno sottolineato anche la mancanza di spazi aggregativi a carattere intergenerazionale e di infrastrutture per lo sport, la cultura, le attività del tempo libero – sia al coperto sia all’aria aperta. Occorrerà perciò colmare queste lacune, oltre a sviluppare i servizi di prossimità di ogni genere (sanitari, scolastici, sociali o di altro tipo).

Secondo i partecipanti, nel 2040 il Ticino avrà inoltre bisogno di migliori infrastrutture nel campo della mobilità. Bisognerà infatti assicurare una maggiore frequenza e capillarità dei trasporti pubblici, oltre a estendere e rendere più sicuri i percorsi per la mobilità lenta.

L’ultima categoria considerata concerne le infrastrutture energetiche ed ecologiche. In vista di futuri mutamenti del clima, occorrerà ripensare gli spazi urbani in modo che possano gestire precipitazioni irregolari, migliorando ad esempio lo stoccaggio dell’acqua per poterne disporre nei periodi siccitosi. In questo senso, i Comuni ticinesi dovrebbero mettere in pratica il concetto di «Città spugna», con una pianificazione urbana che consenta di assorbire e immagazzinare localmente l’acqua piovana, invece di incanalarla e drenarla. Questo permetterebbe tra l’altro di prevenire le inondazioni durante i periodi di forti piogge, di mitigare gli sbalzi di temperatura e di migliorare la salute del verde urbano. Secondo i partecipanti bisognerà inoltre potenziare l’infrastruttura per la produzione di energia pulita. Infine, il Ticino dovrà ampliare la rete di interconnessione ecologica, che permette lo spostamento degli organismi animali o vegetali all’interno di una regione geografica antropizzata, favorendo la biodiversità.

Tutte le infrastrutture menzionate dovranno garantire un alto grado di accessibilità, inclusione e sostenibilità.

2. Di quali infrastrutture digitali dovrà dotarsi il Ticino per rispondere ai bisogni della popolazione?

Il Ticino dovrà sviluppare ulteriormente la rete tecnologica per la comunicazione (rete mobile 5G e successive generazioni, banda larga, fibra ottica ecc.). Dovrà inoltre aprire sportelli virtuali - accessibili e inclusivi - per i servizi di carattere pubblico. Particolare attenzione andrà prestata alla sicurezza dei dati, che dovranno essere immagazzinati a livello locale.

3. Quali servizi pubblici e di pubblica utilità ci serviranno in futuro? Quali servizi esistenti devono essere migliorati e quali potrebbero diventare obsoleti?

In futuro sarà necessario adattare i servizi pubblici secondo i nuovi bisogni legati all’invecchiamento della popolazione e alla crescente multiculturalità della società. Dovranno essere garantiti, ad esempio, servizi flessibili a supporto delle persone anziane e misure per evitare ogni loro esclusione provocata dalla diffusione di nuove tecnologie.  A questo scopo, sarà fondamentale garantire accesso gratuito alla formazione digitale.

Alcuni dei servizi esistenti dovranno essere gestiti tramite una collaborazione tra pubblico e privato. Allo stesso modo, occorrerà ripensare alla collaborazione tra Stato e associazioni di pubblica utilità, demandando a queste ultime determinati compiti e attività.

Nella concezione di certi servizi pubblici, infine, dovrebbe essere considerata l’intera regione Insubrica.

4. Cosa dovrà cambiare nei prossimi 20 anni per migliorare la mobilità in e attraverso il Ticino?

Nei prossimi anni dovrà cambiare la concezione dello spostamento: bisognerà ridurre la necessità di spostarsi e al contempo imparare a muoversi in modo più intelligente, evitando viaggi inutili. A livello di trasporti pubblici, serviranno più capillarità e frequenza, in modo che i cittadini e le cittadine siano invogliati a un utilizzo assiduo.

Per rendere più fluida la mobilità all’interno del Cantone sarà necessario un ulteriore trasferimento su rotaia del traffico di attraversamento (merci e passeggeri).

Sarà essenziale adottare il concetto urbanistico della «Città di 15 minuti», modello di prossimità secondo cui la maggior parte delle necessità quotidiane dei residenti deve potere essere soddisfatta spostandosi a piedi o in bicicletta in un raggio di pochi chilometri, direttamente dalla propria abitazione.

Nella pianificazione e nella gestione della mobilità sarà necessario adottare una visione integrata, che favorisca la combinazione fra più mezzi di trasporto (strada/ferrovia/mezzi lenti) per gli spostamenti casa-scuola, casa-lavoro ecc.

Nella fase seguente del lavoro, i partecipanti sono stati sono stati raggruppati, allo scopo di sintetizzare quanto è emerso nel lavoro a coppie. La domanda di riferimento era: quali sono le principali sfide per gli aspetti legati ai servizi pubblici e di pubblica utilità, alle infrastrutture e alla mobilità?

Le risposte dei gruppi sono state in seguito condivise in sessione plenaria. È così emersa una serie di indicazioni condivise.

  1. Le infrastrutture dovrebbero essere intergenerazionali (per esigenze specifiche di giovani e anziani), interculturali, digitali, inclusive (utilizzabili da disabili e anziani) e sostenibili.
  2. In futuro sarà importante valutare una redistribuzione dei compiti tra Stato, associazioni di pubblica utilità e privato.
  3. Nell’ambito della mobilità occorrerà imparare a muoversi in modo smart. I servizi di trasporto pubblico dovranno essere più capillari, soprattutto in contesti periferici. Infine anche in quest’ambito sarà essenziale valorizzare la partnership fra pubblico e privato.
  4. Per affrontare le future sfide occorrerà snellire le procedure amministrative, limitare il diritto di ricorso, che rende il sistema troppo lento, e puntare su un’infrastruttura digitale sicura, diffusa e trasversale.
  5. Un’attenzione particolare andrà dedicata al tema della gestione dell’acqua, anche per la produzione di energia. Il tema è destinato a diventare sempre più rilevante, considerando i cambiamenti nel regime delle precipitazioni.
  6. Tre variabili avranno un impatto determinante su infrastrutture, servizi e mobilità: le dinamiche demografiche, le disuguaglianze sociali e la crisi ambientale. Tale impatto determinerà una nuova cultura di vita sul territorio, per quanto riguarda l’abitare e la fruizione degli spazi.
  7. Occorrerà ampliare le reti di approvvigionamento energetico (acqua, elettricità ecc.), integrando la dimensione fisica e quella digitale (es. tecnologia «smart grid»)
  8. Al momento sono in atto cambiamenti sia nel mondo fisico sia in quello digitale: bisognerà superare le divisioni e agire con un approccio trasversale, che sappia abbracciarli entrambi.
  9. Occorre definire un nuovo «Patto di società» che potrebbe tradursi con l’acronimo R.E.S.A. (Riassetto dell’Economia, del Sociale e dell’Ambiente). Bisogna ricalibrare la società nel suo insieme, idealmente nell’arco di 20 anni. Questo approccio potrebbe tradursi in un obiettivo collettivo, dello Stato, della governance, di tutte le parti interessate.
  10. Tre grandi sfide su cui lavorare sono: la razionalizzazione dei servizi («dove emerge un bisogno nasce un’infrastruttura»); la scarsità delle risorse (che impone scelte nella pianificazione del territorio); il ruolo dello Stato come erogatore e regolatore (concentrando le risorse sui compiti più importanti).