Prima Fase
La prima fase del lavoro si è concentrata sul compito di definire il contesto, attraverso tre distinti momenti: un lavoro individuale, una condivisione in gruppo e una discussione in sessione plenaria. Per avviare la riflessione, ai partecipanti è stato chiesto anzitutto di rispondere ad alcune «domande di ingaggio».
1. Quali sono i punti di forza e di debolezza che caratterizzano la convivenza fra le persone nel Ticino di oggi?
Benché eterogenee, le risposte hanno mostrato convergenze su alcuni punti di forza e debolezza del nostro Cantone. Un punto di forza menzionato più volte è il livello relativamente elevato di benessere socio-economico che, accompagnato da un solido sistema di sicurezza sociale, permette una convivenza tranquilla nel Cantone. Le ridotte dimensioni del territorio permettono inoltre alle comunità di mantenersi vitali, con un grado soddisfacente di solidarietà e vicinanza fra le persone. Infine, è stato menzionato in modo ricorrente che il Ticino negli anni è stato una terra tanto di emigrazione quanto di immigrazione: questo ha aiutato a sviluppare un senso di accoglienza collettivo e la capacità di vivere in un contesto multiculturale.
Fra i punti di debolezza nella convivenza tra le persone in Ticino, sono invece stati citati la frammentazione in classi sociali e in alcuni casi il lavoro precario, che alimentano sentimenti di insicurezza e diffidenza rispetto a ciò che viene percepito come «Altro». Esiste anche una marcata tendenza a ripiegarsi nella vita privata e nell’individualismo: questo, soprattutto per i nuovi arrivati, porta molti a vivere come «in una bolla», investendo tempo a mantenere di legami con i luoghi d’origine, a scapito della creazione di nuove relazioni sul territorio di accoglienza. Lo sviluppo urbano degli ultimi decenni, infine, non ha in generale permesso di creare spazi per la vita comunitaria, dedicati alla condivisione e allo sviluppo di un sentimento di comunità – al contrario, proliferano quartieri di sole abitazioni private, sempre più recintate e chiuse su se stesse.
2. Quali minacce/criticità gravano sull’equilibrio fra le generazioni in Ticino? Qual è la più pesante?
L’invecchiamento della popolazione è stato individuato da diversi partecipanti come la più grande delle minacce all’equilibrio tra le generazioni: il rischio è che a prevalere siano gli interessi e i bisogni della popolazione anziana, rispetto a quelli dei giovani.
In secondo luogo, è stato evidenziato che la società ticinese fatica a riconoscere la diversità degli interessi dei giovani e dei loro stili di vita, etichettandoli spesso come «una minaccia». D’altra parte, l’avanzata rapidissima della digitalizzazione crea incomprensione tra le generazioni, polarizzandole. È stata infine segnalata una marcata difficoltà delle persone nel raccontarsi, ascoltarsi a vicenda e nel trasmettere agli altri il proprio patrimonio di esperienze e valori – con il risultato di vedere allargarsi il fossato tra le generazioni, che si ritrovano distanti tra loro in termini valori e interessi. Questa dinamica è almeno in parte conseguenza della vita lavorativa, che assorbe molte energie e tempo.
3. Quali sono le sfide da affrontare in termini di apertura sociale (intesa come cambiamento di mentalità verso determinati valori e paradigmi) e inclusione (intesa anche come l’apertura verso minoranze e culture diverse) in Ticino?
Attraverso la formazione, l’educazione e l’esperienza del nuovo, secondo i partecipanti sarà possibile aumentare la capacità collettiva di accettare e comprendere il diverso. Parallelamente, l’investimento in progetti di lavoro sociale e comunitario – allo scopo di ricostruire i legami sociali e le reti informali – potrebbe portare ricadute positive in termini di solidarietà e capacità di inclusione.
È stata messa in evidenza la necessità di migliorare gli spazi dedicati alle attività di aggregazione, per evitare che i momenti di incontro fra le persone si riducano al consumo e al commercio. Nello sport, ad esempio, è stata sottolineata l’esigenza di dare maggiore peso all’esperienza di vita in comune, piuttosto che alla competizione.
Per l’integrazione degli stranieri, infine, è considerato essenziale riconoscere il valore delle competenze portate da fuori Cantone e valorizzarle, coinvolgendo le persone di origine straniera nella vita sociale e politica (eventualmente concedendo il diritto di voto a livello comunale). Bisognerà infine dedicare la giusta attenzione al miglioramento delle condizioni di vita delle donne, dei giovani, delle minoranze linguistiche ed etniche.
Successivamente sono stati formati dei gruppi, a ognuno dei quali è stato chiesto di sintetizzare quanto emerso nel lavoro individuale. La domanda di riferimento era: quali sono le principali sfide per gli aspetti legati alla coesione in Ticino?
Le singole risposte sono poi state condivise in sessione plenaria. Di seguito, è elencata una parte degli aspetti emersi.
- Superare ed evitare l’isolamento dettato, a titolo esemplificativo, da disuguaglianza sociale, di genere, di età, ecc. L’isolamento porta infatti allo sviluppo di disparità e di «vite parallele».
- Favorire un’educazione all’accoglienza, all’integrazione e alla condivisione delle diversità.
- Investire maggiormente in prevenzione e intervento precoce dove ci sono rischi di esclusione. Laddove necessario, intervenire precocemente già nella prima infanzia con politiche di integrazione.
- Insistere sulla democrazia deliberativa: aumentare la partecipazione di tutte le fasce della popolazione affinché contribuiscano alle decisioni politiche. La classe politica dovrebbe promuovere la cittadinanza attiva, con un focus sull’interdipendenza e la solidarietà intergenerazionale.
- L’invecchiamento della popolazione è una tendenza evidente con conseguenze anche sulla coesione. Per contrastare questo fenomeno è necessario aumentare la natalità e trattenere le competenze, anche attraverso la formazione (i giovani spesso escono dal Ticino e sempre meno sembrano rientrare). La convivenza tra generazioni rappresenta una delle sfide maggiori poiché gli interessi e gli stili di vita di anziani e giovani sono diametralmente opposti. Bisogna perciò garantire un passaggio di consegne, puntare sull’accompagnamento facendo leva sul mentorato per trasmettere le necessarie competenze.
- Quella della migrazione è una sfida, ma anche un’opportunità, se rapportata al problema demografico. Il Ticino è una terra d’accoglienza e come tale deve rivalutare l’immigrazione e comprendere che rappresenta soprattutto una ricchezza.
- Sarà necessario raggiungere una maggiore inclusione e accettazione delle diversità, che siano esse culturali (es. religione), di genere (es. orientamento sessuale) o di altro tipo. Da qui nasce l’esigenza di sviluppare un rapporto con l’altro e di rimanere in relazione anche di fronte alla diversità. In tutto questo non deve mancare la dimensione del rispetto.
- Rivedere le attività che portano le persone a incontrarsi: attualmente emergono piuttosto gli interessi economici e commerciali e meno la spontaneità dell’incontro. In questo senso sarà necessario attuare una strategia urbanistica differente, che offra spazi di qualità e di incontro non necessariamente legati al consumo. Infine, molte persone singole (es. anziani) potrebbero beneficiare di soluzioni di coabitazione per combattere l’isolamento e la solitudine.
- Una sfida sarà sicuramente trovare il giusto equilibrio tra lavoro, vita sociale e tempo libero. Ciò consentirebbe di raggiunge un benessere maggiore, favorendo le opportunità di confrontarsi e avere scambi più costruttivi e virtuosi. L’attività lavorativa è spesso alienante e stancante (sfruttamento, ipercompetitività, focus personale): c’è dunque la necessità di dare uno spirito nuovo al lavoro affinché il tempo globale della vita aumenti e si possa dedicare maggiore attenzione alla coesione.
- Come in molti altri aspetti della vita, anche in questo caso servono i fondi per riuscire a ottenere delle attività che portano alla coesione e permettono di avere tempo libero (es. lavoro che garantisce una retribuzione valida).
- Le paure minano la coesione e non vanno alimentate, bensì riconosciute e affrontate con un sano pessimismo: occorre passare da una politica divisiva a una politica inclusiva. In questo campo un importante contributo può arrivare dai media, dalla politica e dall’istruzione.