Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Prima Fase

Nella prima fase del lavoro i partecipanti si sono occupati di definire il contesto, durante due distinti momenti: un lavoro a gruppi e la condivisione dei risultati in una riunione plenaria. Per avviare la riflessione, ai partecipanti è stato chiesto anzitutto di rispondere ad alcune «domande di ingaggio». 

1. L’intelligenza artificiale è il tema del momento e, al di là della questione squisitamente tecnica sul fatto sia intelligente e come, è evidente che siamo entrati in una nuova era dove l’utilizzo di questi sistemi, via via sostituirà l’uomo in molte delle attività. Alcune per il meglio (sicuramente nella diagnostica, per esempio), altre ancora è da capire (vi fareste curare da un robot?). Per la prima volta, si dice, l’inserimento di una nuova tecnologia renderà obsolete più professioni di quelle che verranno create. Sarà vero? C’è poi chi sta ragionando sulle conseguenze nel rendere disponibile un “sapere comune” così invasivo e manipolativo, iniziando a parlare della necessità di una “IA di Stato” che si ponga come un “bene comune” e non che faccia l’interesse di un privato.

A partire da questi spunti, i tre gruppi incaricati di sviluppare il tema dell’intelligenza artificiale (IA) hanno cercato di individuare le sfide che ci attendono: per questo, hanno svolto anche un’analisi secondo il metodo SWOT. 

Una delle sfide individuate riguarda il fattore temporale: l’IA è già fra noi, e si sta sviluppando velocemente – non è quindi affatto chiaro per quanto gli esseri umani riusciranno a rimanere al passo con questa tecnologia. Questo dato solleva preoccupazioni, poiché c’è il rischio che l’evoluzione tecnologica sfugga al controllo, mentre è indispensabile che rimanga al servizio dell’umanità.

I gruppi hanno poi sollevato anche perplessità in merito al possesso generalizzato delle competenze che servono per misurarsi con queste tecnologie. Spirito critico e formazione saranno essenziali in futuro affinché l’uso dell’IA sia sempre consapevole. 

In ragione di queste premesse, è stata trovata condivisione sull’idea che l’adozione diffusa dell’intelligenza artificiale rappresenti una sfida senza precedenti per la nostra società. Dovremo perciò anticiparne le possibili ripercussioni, ad esempio nel campo dell’occupazione, e cercare di attenuare i contrasti sociali che inevitabilmente scaturiranno. Infine, lo sviluppo di questa tecnologia porterà con sé dilemmi di natura etica sul limite oltre il quale occorre evitare la sostituzione degli esseri umani da parte delle macchine. 

Come anticipato, uno dei tre gruppi ha svolto un’analisi SWOT mediante la quale ha individuato punti di forza, debolezze, opportunità e rischi di questa nuova tecnologia. 

Tra i punti di forza sono stati citati l’automatizzazione delle attività ripetitive, la velocità, l’efficienza sovrumana e l’ottimizzazione dell’accesso alle informazioni. Per contro, debolezze del sistema, almeno attualmente, sono la mancanza di un quadro normativo ed etico, così come il rischio che l’IA riproduca i difetti dei modelli esistenti. Il gruppo ha comunque intravisto diverse opportunità, come la possibilità di sommare alle capacità umane quelle della macchina e il passaggio a una società più veloce e intelligente. Non mancano le minacce come l’importazione di bias umani nei sistemi di IA (che potrebbero generare discriminazioni di vario genere), il rischio di pesanti influenze sui meccanismi di formazione dell’opinione pubblica, le potenziali violazioni della privacy e della libertà individuale, o l’acutizzarsi del divario digitale.

2. Da molti anni, forse più di 30, si parla di infrastrutture digitali e di piani per adeguarle (dalle reti ai supercomputer). Un tema cardine quello delle infrastrutture, poiché senza di queste non si può avere una evoluzione dei sistemi, ma anche perché si tratta di opere strategiche visto che devono guardare avanti il più possibile — a causa di tempi di finanziamento e costruzione — anticipando il mondo che sarà. Che tipo di bisogni vedete nel 2040? Quali tecnologie saranno chiave (5G, cloud, big data, IoT, Blockchain…)? Quali saranno di conseguenza le infrastrutture necessarie nel 2040? Quale sarà la loro obsolescenza oltre il 2040? Vedete continuità con il passato/presente (sia di bisogni che di progettualità) o servirà una discontinuità forte?

Secondo uno dei gruppi, i bisogni tecnologici nel 2040 consisteranno anzitutto nell’avere accesso alla rete «sempre e ovunque» e nella possibilità di elaborare in maniera veloce la mole supplementare di dati disponibili. Oltre ad adeguare le sue reti di comunicazione, in futuro il Ticino dovrà dotarsi di tutto l’hardware necessario a supportare l’integrazione di nuove tecnologie (cloud, ID digitale...).

Lo sviluppo delle tecnologie di informazione e comunicazione, un ambito energivoro per natura, avrà un impatto inevitabile sui consumi energetici; non vanno però trascurate le ricadute della digitalizzazione anche sulla sfera sociale, economica e culturale.

Tra le principali sfide alle quali occorrerà rispondere sono stati menzionati il rischio di procedere verso una società a due velocità, in cui il divario digitale (o le diverse forme che potrebbe assumere in futuro!) finisca per polarizzare gli individui a seconda del loro grado di accesso alle tecnologie. 

Un secondo pericolo citato dai partecipanti riguarda l’attuale dipendenza svizzera dall’estero per quanto riguarda la produzione di software e hardware, che rende il Paese molto vulnerabile a eventuali perturbazioni dell’assetto geopolitico.

Per mantenere un livello adeguato di aggiornamento sugli sviluppi tecnologici, è stato sottolineato che le autorità cantonali dovranno essere rappresentate nei luoghi in cui vengono prese le decisioni di importanza strategica. Occorrerà, insomma, potere nominare membri ticinesi negli organi federali incaricati di occuparsi della digitalizzazione, con il duplice scopo di fare emergere il punto di vista del Cantone e di intercettare le novità che avvengono a livello federale e internazionale.

Dato questo contesto, occorrerà infine confermare i valori storici che hanno guidato lo sviluppo delle infrastrutture di importanza strategica per la Svizzera: privacy, sicurezza, indipendenza, robustezza, scalabilità, democraticità, decentramento ecc. 

3. Boomer, X, Y e Z… Quattro generazioni che spesso identificano approcci stereotipati all’uso e alla comprensione della tecnologia. Sicuramente occorre il mindset adatto per pensarla, progettarla, implementarla, ma non scordiamo l’importanza dello stesso anche per chi la utilizza. Impatta tutti, chi fa e chi fruisce, per questo è fondamentale ragionare sulla Cultura Digitale del nostro territorio: come interagiremo attraverso la tecnologia e internet? Quale sarà la propensione alla innovazione? Alla sperimentazione? Prenderemo decisioni migliori utilizzando sempre (quando possibile) i dati? Lavoreremo in modo sempre più aperto, agile e collegato? Quali sono i valori che ci dovranno contraddistinguere (impatto, velocità, apertura, autonomia…)?

Queste domande hanno innescato una discussione che si è leggermente spostata dalla sua traiettoria iniziale, invitando i membri a parlare di cultura digitale in senso lato. 

È stato sottolineato che, anche in un contesto di rapida digitalizzazione, resiste l’esigenza assoluta di porre gli individui al centro, evitando comunque di mettere in contrapposizione esseri umani e tecnologia. 

Secondo questa linea di pensiero, è stata avanzata la richiesta di fare tutto il possibile affinché la società non sia divisa tra coloro che utilizzano le nuove tecnologie e coloro che ne rimangono esclusi. Per raggiungere questo obiettivo, occorrerà adottare una visione della società che sia condivisa dal mondo politico e dall’economia privata – una visione che fungerà da base per un cambiamento culturale, da favorire grazie all’educazione e a un approccio interdisciplinare. 

È stato in proposito citato il caso di un ambito economico ancora poco digitalizzato: l’agricoltura. Sviluppi recenti mostrano come anche in questo settore sia possibile applicare le nuove tecnologie: per farlo, occorre però formare adeguatamente gli operatori e spronarli ad abbracciare il cambiamento. 

In sostanza, è stato ricordato, che la cultura digitale va coltivata con il giusto equilibrio fra attrazione verso il nuovo e spirito critico. A questo proposito, i partecipanti hanno espresso condivisione per gli appelli a favore di regole che tutelino la privacy e la sicurezza nell’utilizzo dei dati e nella diffusione dei contenuti.