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Terza Fase

Anche la terza e ultima fase del lavoro è suddivisa in due distinti momenti: il primo di gruppo e il secondo di condivisione in sessione plenaria. Ai partecipanti, ripartiti in sei gruppi tematici, è stato chiesto di riflettere su un macro-argomento, allo scopo di individuare uno scenario evolutivo plausibile per il Ticino. 

Di seguito, sono riportate una panoramica delle domande poste ai gruppi e una breve sintesi dei principali risultati emersi durante la sessione plenaria. 

Gruppo Amministrazione digitale

Nel 2040 quali saranno i modi per rapportarsi con le istituzioni pubbliche Cambierà il modo di adempiere a diritti e doveri nei confronti dello Stato? 

La digitalizzazione spinta (come l’avvento della AI) porterà alla scomparsa degli sportelli fisici come li intendiamo oggi? Conseguentemente il ruolo del dipendente cantonale si sposterà da erogatore di prestazioni a garante della funzionalità dei servizi digitali?

La riduzione di organico naturale evoluzione degli scenari tecnologici comporta una serie di conseguenze sulla società civile, oltre che questioni etiche. È davvero un problema? Perché? 

In diversi workshop del progetto «Prospettiva 2040» la digitalizzazione è emersa come elemento utile a risolvere problemi legati alla burocrazia, come la lentezza e la complicazione delle procedure dell’Amministrazione. Siete d’accordo? In che misura e con quali riserve?

  • I rapporti tra cittadino e Stato saranno sempre più modellati dalla presenza e dall’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Anche l’Amministrazione metterà a disposizione strumenti e servizi che poggiano su questa nuova tecnologia e, conseguentemente, modificano le interazioni tra i due attori. Anche i processi democratici saranno digitalizzati e ciò porterà a un nuovo modo di esercitare i diritti e i doveri politici. Infine, il cittadino si rapporterà con le istituzioni pubbliche anche attraverso l’identità digitale.
  • Per quanto concerne i servizi e i dipendenti cantonali, alcuni servizi digitalizzati affiancheranno gli sportelli fisici, ma difficilmente li rimpiazzeranno completamente. Parallelamente, avverranno anche transizioni all’interno dell’organizzazione statale: con la diffusione delle tecnologie alcuni lavori «di massa» verranno dismessi, a favore di mansioni a valore aggiunto o elevata specializzazione.
  • Per evitare che l’impatto negativo sulla società sia troppo grande, bisogna assicurare che la responsabilità sociale rimanga inalterata e che avvenga una riallocazione di risorse (umane e finanziarie) rispetto allo stato attuale.
  • Per fare in modo che la digitalizzazione aiuti realmente a ridurre la burocrazia bisogna dapprima agire su due aspetti: quello legale e quello culturale. Senza un adeguamento del quadro normativo è impensabile creare i presupposti che permettono alla digitalizzazione di ridurre la lentezza e la complessità delle procedure amministrative. D’altra parte, è importante promuovere un cambiamento culturale, che porti a considerare le tecnologie non più come una minaccia, ma come un ausilio.

Gruppo Educazione digitale e cultura

Se c’è un settore che è immediatamente messo in discussione anche da queste prime rudimentali versioni di AI è quello dell’istruzione, in quanto impatta sia il modo in cui apprendiamo che, di conseguenza, il modo in cui insegneremo. Facendo un fast-forward nel 2040 quali importanti conseguenze vedete nel sistema scolastico a tutti i livelli? Le prime fasi della formazione, come la scuola d’infanzia, sono oggi toccate solo marginalmente dalla digitalizzazione. Specificatamente cosa cambierà in questo ambito?

C’è poi un tema di obsolescenza veloce. Come sarà possibile organizzare la formazione professionale, in un contesto nel quale i mestieri spariscono e quelli nuovi sono completamente da inventare?

In ambito culturale le opportunità offerte dalla digitalizzazione per l’accesso al patrimonio artistico e alla conoscenza scientifica dovrebbero portare importanti ricadute positive. Siete d’accordo? Perché?

  • Seppure più lentamente rispetto ad altri ambiti, anche nella formazione le nuove tecnologie stanno cominciando a penetrare, portando cambiamenti nei contenuti e nei metodi d’insegnamento, sia a livello universitario sia nelle scuole medie e medie superiori. Con l’arrivo delle tecnologie nel settore dell’educazione crescerà il lavoro collaborativo e l’apprendimento sarà più orientato alla risoluzione dei problemi.
  • Per evitare una veloce obsolescenza delle formazioni professionali occorrerà concentrarsi nel formare profili poliedrici basati sul modello a «T», ossia professionisti con un ampio spettro di competenze e esperienze diverse, supportato dalla profondità della conoscenza nelle varie discipline.
  • La digitalizzazione della cultura aprirà nuovi orizzonti creativi e favorirà nuove interazioni. Opportunità deriveranno anche dalla possibilità di usufruire di open data e licenze aperte. D’altra parte, questo processo comporterà pure un aumento del rischio di contraffazione, di impoverimento della cultura e di riduzione delle occasioni di dialogo fra esseri umani.

Gruppo Società digitale

Se lo scenario di una società fortemente virtualizzata e gestita dalle macchine si realizzerà, questo porterà l’uomo ad avere più tempo libero per dedicarsi alle cose alte. Come (e se!) cambierà la nostra vita? Quali conseguenze nella vita comunitaria? Quali bilanciamenti tra vita reale e virtuale?

Anche gli scenari meno estremi raccontano di un “digital divide” che va peggiorando. Quali sono le principali sfide da superare, per un accesso universale alle tecnologie digitali? Questa democratizzazione porterà anche ad un peggioramento degli effetti negativi (isolamento, mancanza di relazioni sociali, perdita del senso di comunità, depressione, nuove forme di disagio psicologico)?

Per quanto riguarda il nostro sistema democratico: le possibilità legate al voto elettronico potrebbero spingere verso una esasperazione dei diritti popolari, fino a dare vita a «consultazioni istantanee» in una sorta di Landsgemeinde digitale. È uno scenario possibile? Quali conseguenze potrebbe avere (per esempio l’elezione di rappresentanti politici del popolo potrebbe diventare a quel punto superflua)?

  • Che si realizzi o meno lo scenario descritto, occorre proteggere la socialità «fisica» creando spazi adeguati per il tempo libero e la socializzazione. Qualora lo scenario si realizzasse, potrebbe sorgere il problema della gestione del tempo libero lasciato dal lavoro, con possibili conseguenze drammatiche sulle relazioni interpersonali (es. aumento della violenza domestica).      
  • Per contrastare il divario digitale è stata sollevata l’idea di offrire una formazione a chi, per vari motivi, fosse escluso dagli sviluppi tecnologici. Inoltre, occorrerà rendere i servizi dello Stato accessibili in modo universale.
  • In merito al ruolo della digitalizzazione nel sistema democratico, la tecnologia non necessariamente stimola la partecipazione: alla base dell’attuale disinteresse ci sono infatti problemi come disaffezione generale, difficoltà nel formare l’opinione pubblica e rischi legati al pilotaggio delle opinioni.    

 

Gruppo Sanità digitale

Una delle aree che sicuramente sarà oggetto nei prossimi anni di una rivoluzione è quella medica. Chatgpt, che pur non è una AI specificatamente dedicata, ha già ottenuto l’abilitazione medica. Nel 2040 è facile pensare che per esempio la diagnostica sia quasi totalmente nelle mani di sistemi digitali, per via della loro efficacia, velocità e percentuale di errore. Siete d’accordo con questo scenario? In quale modo la digitalizzazione trasformerà il nostro sistema sanitario? La tecnologia potrà contribuire a migliorare l’accesso ai servizi sanitari e la qualità delle cure, riducendo nel contempo i costi a carico della collettività? Come? 

I dispositivi personali (smartwatch e affini) saranno sempre più potenti e precisi: pensando specialmente ai comportamenti a rischio. Questo cambia il concetto di «sfera privata» nel campo sanitario?

Un contributo rilevante — anche visto l’aumento della vita media — potrebbe venire dalle nuove tecnologie anche nel campo della prevenzione e promozione della salute. Quali evoluzione vedete?

  • Sebbene molte attività diagnostiche siano già oggi in gran parte digitalizzate, è molto probabile che in futuro la tecnologia permetterà di arrivare a diagnosi complesse in modo molto più rapido e preciso. Le tecnologie forniranno un supporto importante alla medicina anche per quanto riguarda valutazione iniziale del paziente (triage) o per la gestione dei «casi bagatella». Tuttavia, alcuni aspetti delle cure, come il rapporto medico-paziente, non saranno sostituiti dalla tecnologia, ma andranno anzi coltivati.
  • Oltre a migliorare l’accesso ai servizi sanitari e la qualità delle cure, le tecnologie permetteranno di ridurre i costi della sanità attraverso l’eliminazione di esami inutili e miglioramenti nella presa a carico, nel triage e nel controllo delle casse malati.
  • I dispositivi personali sono uno strumento utile per monitorare alcuni parametri fisiologici, ma è indispensabile assicurare che non condividano dati personali e che rispettino la privacy dell’utilizzatore.
  • Nel contesto della prevenzione e della promozione, esiste un potenziale di utilizzo delle nuove tecnologie soprattutto nella cura a domicilio, dove possono fornire supporto ai pazienti nel sentirsi più in controllo delle proprie scelte di vita.
  • In sintesi, le priorità nel campo della salute sono: coltivare le relazioni medico-paziente, inserire il medico nel processo, regolamentare l’utilizzo delle tecnologie, adeguare la remunerazione, fornire al paziente gli strumenti per sentirsi in controllo. Come ingrediente per agire su queste priorità è stato identificato il rapporto multilaterale tra Stato, pazienti e fornitori di prestazioni.

Gruppo Infrastruttura informatica digitale

Davanti a questa nuova rivoluzione digitale, si è portati a pensare che occorrerà rivedere l’intera infrastruttura tecnologica per far fronte a nuove esigenze di calcolo, distribuzione, accesso. Nel 2040 quali sono gli elementi di infrastruttura fondamentali in Ticino e nella Svizzera? Quali scelte, anche rischiose, dovrebbero essere fatte oggi per garantire il successo quando ve ne sarà bisogno? 

Specificatamente, pensando al dibattito sulla diffusione della rete mobile 5G e alle conseguenze geopolitiche oltre che tecnologiche che si porta, quali sfide occorrerà superare per realizzare questo importante pezzo della infrastruttura? 

Immaginando che tutto questo porterà ad una moltiplicazione esponenziale di dati, le domande sono molteplici ed estremamente rilevanti: di quale infrastruttura si deve dotare lo stato per raccoglierli, organizzarli, distribuirli? Quali questioni di sicurezza nuove implica questo? Quali nuove competenze saranno necessarie?

  • Motore dell’infrastruttura digitale è l’energia, in particolare elettrica, senza la quale il digitale non sopravvive: per questo motivo sarà necessario assicurarsi che l’infrastruttura in Ticino (e in Svizzera) sia in grado di sostenere la domanda di elettricità dei sistemi digitali. Inoltre, elementi infrastrutturali centrali riguarderanno la connettività (diffusa e affidabile) e la sicurezza a 360° dei dati trasmessi. Da non sottovalutare sarà anche l’allineamento alle normative internazionali, anche per quanto riguarda la protezione dei dati.
  • Il dibattito sulla tecnologia mobile 5G è stato caratterizzato da diverse paure, spesso alimentate da disinformazione, che andranno combattute con informazioni veritiere e stimolando un cambiamento culturale. La dipendenza svizzera dall’estero per alcuni prodotti tech si manterrà con ogni probabilità ancora a lungo, motivo per cui occorre attivarsi sin da subito per raggiungere accordi con fornitori internazionali affidabili.
  • La crescita esponenziale del volume di dati solleva il dilemma tra quantità e qualità: in futuro dovremo probabilmente puntare su sistemi che riescano a elaborare e produrre dati di qualità, piuttosto che molti dati. Questo, anche alla luce del fatto che il ciclo di vita di alcuni dati è breve, e li vede «invecchiare» e diventare inutilizzabili dopo un brevissimo intervallo di tempo.

Gruppo Energia, ambiente e sistemi digitali

Se gli scenari saranno confermati, nel 2040 avremo bisogno di ancora più energia di quanta non ne utilizziamo oggi. In che modo il Ticino si è assicurato un approvvigionamento energetico sufficiente e sostenibile, in grado di alimentare la “società digitale”? 

Per quanto riguarda la produzione e la distribuzione di elettricità, come vi aspettate che la digitalizzazione modificherà l’interazione fra la produzione privata e le reti pubbliche? 

In che modo la digitalizzazione potrà aiutare il Ticino a gestire al meglio le risorse naturali, proteggere l’ambiente e valorizzare il territorio?

  • La previsione del gruppo è che nel 2040 il Ticino disporrà di abbastanza energia per alimentare la sua infrastruttura digitale, grazie allo sviluppo delle energie rinnovabili che, per di più, renderanno più autonomo il nostro Cantone. 
  • A differenza di oggi, il sistema sarà decentralizzato, con un ruolo crescente dei piccoli produttori domestici. La sfida consisterà perciò soprattutto nel regolare (con l’aiuto dei dispositivi digitali) i flussi di produzione, stoccaggio e consumo tra privati e gestori di rete. Questi rapporti necessiteranno senz’altro di una regolamentazione precisa da parte dell’Ente pubblico.
  • Attraverso lo sviluppo del concetto di «smart city» – secondo cui è possibile mettere in rete le infrastrutture materiali grazie all’uso delle nuove tecnologie – le future città ticinesi saranno capaci di ottimizzare l’utilizzo delle risorse, riducendo perdite e dispersioni varie. 

Gruppo Economia digitale e industria

Immaginate il Ticino nel 2040 e considerate l’impatto di una molto probabile robotizzazione unita all’avvento dell’intelligenza artificiale: quali problemi avremo risolto? Quali nuovi ci troveremo a dover affrontare? Quali settori economici legati alle nuove tecnologie potrebbero avere assunto un ruolo di primo piano? Come sarà cambiata l’occupazione nel nostro Cantone (professioni che scompariranno, nuove che nasceranno)? 

Le trasformazioni economiche e sociali legate alla digitalizzazione (es. telelavoro, «nomadismo digitale») portano con sé anche nuove questioni, come quella fiscale. Cosa cambierà? 

La «disoccupazione tecnologica» di massa è uno scenario probabile, che obbligherà a considerare soluzioni come un reddito di base incondizionato, non solo per mantenere la stabilità sociale, ma anche per poter preservare il consumatore dalla sua scomparsa nel modello economico. Quali considerazioni portate a riguardo?

  • Occorre riflettere più intensamente su come adattarci ai cambiamenti prodotti dall’arrivo delle nuove tecnologie. Sarà anzitutto importante imparare ad anticipare i bisogni e, di volta in volta, individuare i settori sui quali concentrare l’attenzione. Potrebbero risultare utili anche dei nuovi Centri di competenza (es. per la curiosità) che fungano da catalizzatore. Occorrerà non trascurare la formazione continua e la riqualifica, per evitare che le competenze dei lavoratori diventino effimere, e uno sforzo aggiuntivo andrà profuso per la valorizzazione dei talenti.
  • La tendenza a lavorare fuori ufficio diventerà una costante, motivo per cui è plausibile che alcune aziende decidano di chiudere le sedi fisiche per risparmiare su affitti e altri costi, magari anche rilocalizzando il domicilio fiscale. Questo potrà avere ripercussioni sulle entrate fiscali del Cantone: è quindi importante che l’imposizione fiscale premi le aziende che rimangono sul territorio, si occupano della formazione, sono innovative e si dimostrano responsabili. 
  • Un reddito universale di base non è la soluzione alla eventuale «disoccupazione tecnologica». La forza lavoro andrà in ogni caso assistita e accompagnata in questo processo, con una collaborazione tra pubblico e privato e la messa in rete di imprese, scuole e istituti di ricerca – in modo da trovare una soluzione comune alle sfide che ci attendono.