Bilinguismo in famiglia
In questo breve documento (elaborato come complemento del libro di Bruno Moretti e Francesca Antonini, "Famiglie bilingui", Osservatorio linguistico della Svizzera italiana, Bellinzona 2000; distribuito dall’editore Dadò di Locarno e di cui ora è disponibile anche una versione elettronica) sono riassunte le conoscenze principali relative al fenomeno del bilinguismo in famiglia. Lo scopo è quello di aiutare i genitori di famiglie bilingui (intese sia come famiglie in cui siano presenti due lingue differenti dei genitori che come famiglie aventi una lingua differente da quella del luogo) a trasmettere ai propri figli entrambe le lingue disponibili. Siccome un opuscolo di questo genere non può sfuggire alle semplificazioni e generalizzazioni che caratterizzano ogni operazione di sintesi, si rimanda per una trattazione più approfondita delle singole tematiche al volume citato (del quale vengono qui riportate le indicazioni dei paragrafi specifici).
Lo scopo dei genitori deve essere quello di poter sfruttare il potenziale dato da un lato dalla disponibilità di due lingue in famiglia e dall'altro lato dalla capacità del bambino di acquisire contemporaneamente più di una lingua e di crescere quindi con due lingue materne (v. cap. 1 e in particolare § 1.1)*.
Contrariamente a quanto normalmente si suppone il bilinguismo per il bambino non è né difficile né problematico né, tantomeno, condannato all'insuccesso. Anzi, molto spesso la scelta bilingue è quella che meglio permette di conoscere entrambe le lingue, risolvendo l'incertezza di fronte alla quale il bambino altrimenti si potrebbe trovare. Inoltre, mentre lo stato attuale della ricerca ha potuto dimostrare che non esistono svantaggi cognitivi o di sviluppo generale derivanti dalla pratica del bilinguismo, si è oramai d'accordo nel sostenere che quest'ultima addirittura porti dei vantaggi cognitivi in alcuni settori specifici (§ 1.14)*.
Lo sviluppo del bambino bilingue è fondamentalmente parallelo a quello del bambino monolingue e segue le stesse fasi e modalità, con la particolarità che il bilingue acquisisce contemporaneamente due lingue invece di una sola (§§ 1.2, 1.7-1.13, e 3.1 )*.
Anche la presenza di fenomeni di commistione di lingue nei prodotti del bambino (il cosiddetto 'mischiare le lingue') va relativizzata. Questi fenomeni infatti costituiscono o stadi transitori (che tendono a sparire nel corso dello sviluppo) o hanno carattere discorsivo (cioè si tratta di usi strategici e motivati da parte del parlante della sua competenza bilingue per riuscire a esprimere in modo ancora più funzionale ciò che egli vuole dire; cfr. cap. 2)*.
Date queste le premesse, è importante sapere che ci sono delle circostanze che favoriscono lo sviluppo bilingue. Queste circostanze sono collegate ad una serie di fenomeni di base, dai quali a loro volta derivano anche le strategie adottabili dai genitori per incrementare le possibilità di successo (§ 3.2)*.
Fondamentalmente occorre che il bambino sia motivato a imparare entrambe le lingue e che egli abbia la possibilità oggettiva di farlo. Siccome imparare due lingue per il bambino è naturale, lo sviluppo linguistico deve avvenire in modo altrettanto naturale e non come una forzatura o un punto di frizione nella vita quotidiana con i genitori. Questi principi sono riassumibili con tre termini, che devono caratterizzare il rapporto del bambino con entrambe le lingue (§ 3.3.1)*:
POSSIBILITÀ, NECESSITÀ, PIACERE
possibilità:
occorre fornire un ambiente linguisticamente ricco, cioè con molte occasioni di contatto con le differenti lingue. E' utile distribuire gli usi rispettivi delle lingue o in associazione alle persone (con il cosiddetto principio 'una persona 'una lingua', dove per es. il padre parla sempre una lingua e la madre l'altra) o in base alle situazioni (per es. distinguendo tra lingua della famiglia e lingua esterna, o in altri modi, ma assegnando sempre ambiti precisi e equivalenti alle lingue).
necessità:
si deve rendere utile e inevitabile il bilinguismo, rimanendo coerenti e costanti nei comportamenti scelti e mettendo per es. il bambino a confronto con persone e ambienti monolingui (con i quali sia necessario e indispensabile l'uso di una sola lingua).
piacere:
tutto deve avvenire nel rispetto del bambino: ciò che viene detto è più importante di come lo si dice. Tanto più le lingue saranno collegate ad attività e sensazioni piacevoli quanto più alta sarà la probabilità di successo.
Una buona parte dei nostri comportamenti sfugge alla consapevolezza e specialmente nei casi in cui gli esiti dell'educazione bilingue stiano andando in una direzione diversa da quella voluta ci si deve perciò interrogare sulle ragioni e sul proprio ruolo in questi mutamenti. In modo particolare in quei casi in cui i bambini sembrano rifiutare una lingua ci si deve chiedere quali possano essere le ragioni di questi comportamenti e soprattutto occorre reagire non adattandosi completamente alla nuova situazione. Spesso i bambini non si stanno che adattando a nostri comportamenti 'incoerenti'.
L'educazione bilingue inizia con l'analisi delle circostanze. Quasi tutto è possibile, ma non tutto lo è nella stessa misura e, soprattutto, l'ostacolo più grande è costituito di solito dagli stereotipi e dalle credenze negative, come per es. quella che i bilingui inizino in ritardo a parlare o che non parlino nessuna lingua in modo corretto, o che abbiano svantaggi cognitivi, o che sia utile acquisire in modo completo una sola lingua prima di iniziare con la seconda, ecc. Questi stereotipi, che non hanno fondamento nella realtà, influenzano tuttavia negativamente i genitori. Nessuno è in grado di garantire il successo, ma è indubbio che le probabilità siano molto grandi e che quindi valga la pena di provare.
Al di là di tutti i consigli che si possono dare, e che devono sempre essere applicati con riserve e mai in modo dogmatico, il compito ultimo ed utile è quello di far sì che ogni lingua abbia una sua presenza, un suo senso e una sua necessità sociale, che ogni lingua venga rivestita di un valore affettivo positivo e che l'essere bilingue assuma per il bambino una valenza positiva. L'osservazione consapevole dei propri comportamenti, di quelli dei bambini, e delle proprie interpretazioni è fondamentale. Accanto a ciò vale la pena di tenere presenti alcuni punti fondamentali che riassumiamo qui di seguito (§ 3.3.2)* e che possono aumentare le possibilità di successo.
prima delle lingue deve venire il bambino, e l'educazione bilingue deve essere collegata ad un piacere che il bambino associa alle lingue;
le circostanze esterne negative possono essere 'combattute' con comportamenti appropriati e soprattutto costanti;
la separazione funzionale delle lingue (cioè l'associazione a persone o contesti differenti) è un aiuto per il bambino e per i genitori (anche perché abitua entrambi a usare in modo separato le lingue);
se una delle lingue è in posizione di svantaggio e si configura come 'lingua debole', essa va rinforzata con un maggiore investimento (parlandola di più, associandola a nuove situazioni, ecc.) e specialmente il genitore che veicola questa lingua deve mantenerne l'uso in modo costante e consapevole;
il bilinguismo è dinamico: occorre fare attenzione alla varie fasi nel comportamento dei bambini e al modo in cui vi si reagisce. Ogni mutamento nelle circostanze extralinguistiche può portare ad un mutamento nei rapporti tra le lingue e modificarne i valori;
è utile che entrambi i genitori abbiano una buona competenza (almeno passiva) in entrambe le lingue o che cerchino di impararle;
è utile che i genitori e l'ambiente più prossimo abbiano un atteggiamento positivo verso il bilinguismo, verso le singole lingue e verso i valori che ad esse vengono collegati;
specialmente se le lingue sono distribuite in modo complementare tra il padre e la madre è importante che entrambi si occupino intensamente dei figli, anche per quanto riguarda la lingua;
uno stile interazionale che sostenga la comunicazione dei bambini (incentrato quindi sul bambino come interlocutore pienamente accettato) aiuta lo sviluppo linguistico;
la compresenza di entrambe le lingue, apparentemente in modo non separato, nel discorso del bambino rappresenta un fenomeno evolutivo normale collegato allo sviluppo della competenza linguistica e comunicativa. Essa costituisce o l'effetto di uno stadio transitorio che sparisce col tempo o una soluzione occasionale (che non intacca il sistema);
è utile che i genitori non cedano non appena uno dei figli non parli più una delle lingue o manifesti qualche difficoltà in esse; spesso, anche qui, si tratta di momenti transitori che possono essere corretti con comportamenti coerenti da parte dei genitori;
il bilinguismo può essere rinforzato da contatti con contesti monolingui della lingua debole, da contatti con altre persone monolingui nella stessa lingua, e in genere in contatti con altre persone bilingui.