CONFERENZA 4.
ore 14.00-15.00, Sala del Consiglio comunale
IL CORAGGIO DELLA FELICITÀ
Marina Valcarenghi
Perché per andare incontro alla felicità ci vuole coraggio? Prima di tutto perché non si è sicuri di incontrarla e può lasciare tanto dolore quando ci abbandona, e poi perché questa ricerca chiede di accettare la vita per quello che è e di accettare noi stessi e gli altri per quello che siamo. Non solo infatti non controlliamo il futuro, ma abitiamo un mondo che non è a nostra misura e inoltre non siamo perfetti. Alleggeriti dal rischio di onnipotenza, diventa possibile riconoscere le nostre personali priorità: quali valori, quali speranze, quali passioni, quali progetti, quali amori non sono negoziabili perché danno senso alla nostra esistenza? In questo riconoscimento di chi davvero siamo, si apre la strada verso la felicità; strada incerta e imprevedibile che chiede a chi la percorre di accettare i rischi del gioco. La felicità non è l’estasi e nemmeno l’appagamento, l’entusiasmo o la soddisfazione, è la sorpresa di scoprire quanto può essere meravigliosa la vita. È impossibile quindi insegnare la felicità, ma si può insegnare la strada che va verso di lei e i modi per riconoscerla in tempo quando la incontriamo. Questi diversi modi di stare al mondo saranno l’oggetto della conferenza.
Marina Valcarenghi vive e lavora a Milano. Fra le sue pubblicazioni di argomento psicoanalitico: 'Nel nome del padre' e 'Relazioni', tradotto in Germania e negli Stati Uniti (Tranchida); 'L'aggressività femminile', 'L'insicurezza', 'Ho paura di me – il comportamento sessuale violento', 'L'amore difficile', 'Mamma non farmi male', 'Il coraggio della felicità' (B. Mondadori); 'Senza te io non esisto – dialogo sulla dipendenza amorosa' (Rizzoli). Nel 1984 ha fondato e diretto a Milano con alcuni colleghi una scuola di specialità a orientamento junghiano, ed è stata vice presidente dell'Ordine degli psicologi della Lombardia. Ha svolto corsi in Italia e all’estero e docenze alla Facoltà di Medicina dell’Università degli studi di Milano, alla facoltà di Psicologia dell’Università di Urbino e all’Università Bocconi di Milano. Ha introdotto per la prima volta in Italia la psicoanalisi in carcere nel 1994, lavorando per nove anni nel reparto di isolamento maschile del carcere di Opera (Milano) e per due anni nel carcere di Bollate (Milano).