Danzaterapia presso la scuola speciale di Ruvigliana
gennaio-giugno 2008 a cura di Barbara Lanza (danzaterapista)
PERCHÉ UN PROGETTO DI DANZATERAPIA NELLA SCUOLA SPECIALE?
Il progetto di danzaterapia è nato grazie all'idea delle docenti Majo e Lara della Scuola Speciale di Ruvigliana che hanno osservato nei ragazzi della loro classe, peraltro in età pre-adolescenziale, l'incapacità di gestire e canalizzare in modo appropriato le emozioni, difficoltà nella relazione con i coetanei, e complessi e insicurezze legati all'esprimersi con il corpo. Parallelamente hanno costatato, durante la settimana bianca o in momenti di pausa, quanto la musica e la danza catturavano l'attenzione e l'interesse dei ragazzi.
Per queste ragioni Majo e Lara hanno pensato che un percorso di danzaterapia avrebbe potuto dare gli strumenti adatti per aiutare i loro allievi ad affrontare le suddette difficoltà e disagi attraverso un'attività impostata sul gioco, la musica e la danza.
Gli incontri di danzaterapia sono dunque iniziati in gennaio, e hanno avuto luogo il giovedì pomeriggio dalle 14:00 alle 15:00 nell'aula multiuso della scuola elementare. Il percorso si è poi concluso in giugno svolgendo in totale 14 incontri. Il gruppo-classe era composto da 7 ragazzi (4 maschi e 3 femmine) tra i 10-14 anni che presentavano disabilità varie (motorie, cognitive, di linguaggio, ...).
METODOLOGIA E STRUMENTI DI LAVORO
La danzaterapia si basa fondamentalmente sulla funzione catartico liberatoria e riabilitativa della danza e sulla capacità da parte del conduttore di stimolare nell'altro l'espressione di sé e delle proprie potenzialità creative. Ciò avviene attraverso vari tipi di stimoli creativi: le immagini, la musica, il corpo stesso, fino all'utilizzo di vari materiali, che aiutano i partecipanti a ritrovare movimenti nascosti, magari dimenticati, sviluppando così la capacità di relazione e di comunicazione con l'altro.
Per stimolare e soprattutto facilitare i ragazzi al movimento e alla danza, ho proposto, nella maggior parte degli incontri, stimoli che implicavano l'uso di un oggetto: giornali ("il giornale danza attorno al mio corpo"), stoffe ("la stoffa è il vento che vola nel cielo"), sacchi di lycra ("dentro il sacco, sono un pezzo di plastilina che cambia forma"), piume ("scopro la tenerezza della piuma"), ecc. Gli oggetti sono quasi come la musica, uno stimolo in grado di mobilizzare il corpo e di sensibilizzarlo. Ogni oggetto infatti ha una sua specificità relativa alla materia di cui è composto e di conseguenza è in grado di stimolare nel ragazzo determinate "competenze motorie".
OBIETTIVI
Già da subito ho potuto osservare nei ragazzi entusiasmo verso l'attività. Nonostante ciò, ho notato una dinamica di gruppo particolare, in cui c'era un leader forte ma negativo, e dove il singolo aveva difficoltà ad emergere dal gruppo. Insieme alle docenti Majo e Lara, abbiamo quindi deciso di lavorare sull'individuazione di ciascun membro del gruppo, senza tuttavia trascurare altri aspetti emersi, come la mancanza di concentrazione oppure l'uso dello spazio e del corpo poco sviluppati.
STRATEGIE PER RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO
Al fine di offrire ad ogni partecipante la possibilità di lavorare sul proprio ruolo all'interno del gruppo ho utilizzato svariati strumenti della danzaterapia. Ecco alcuni esempi:
- ognuno a turno fa una proposta per gli altri di movimento, di percorso nello spazio, di immagine da riprodurre con il corpo, ecc. ("nuotiamo tutti dietro a Christian", "la plastilina si trasforma nella forma proposta da Andrea"). Con questa modalità si offre ad ogni ragazzo l'occasione di assumere un ruolo preciso, o una posizione di leader all'interno del gruppo e dell'attività. Questo permette di valorizzare il singolo individuo e la sua proposta che viene sempre accettata ed accolta. Si incoraggia inoltre i ragazzi più timidi e meno creativi ad essere più aperti e propositivi;
- il ragazzo che propone decide chi tra i suoi compagni è il prossimo: si incoraggia in questo modo una maggiore fluidità e possibilità di relazione tra i membri del gruppo; Progetto di danzaterapia presso la Scuola Speciale di Ruvigliana - Barbara Lanza 2
- ognuno a turno danza da solo tra i compagni fermi nello spazio: il ragazzo ha così la possibilità di essere messo in risalto davanti agli altri e di avere un momento tutto per sé;
- lo stimolo del sacco di lycra elastico è finalizzato al lavoro sull'individuazione: l'oggetto sacco infatti offre rifugio a chi si sente inibito dallo sguardo altrui, nasconde l'identità del danzatore, frena la velocità del movimento, aggiunge un elemento scenografico importante che valorizza la danza ("entriamo nel sacco, siamo una scultura di plastilina che cambia forma", "una forma larga, alta, curva, rotonda,...");
- danzare insieme gestendo un unico grande oggetto (tessuto) stimola i partecipanti all'ascolto e alla collaborazione reciproca e aiuta a riequilibrare la dinamica del gruppo.
CAMBIAMENTI OSSERVATI
In generale i ragazzi hanno sviluppato man mano maggiore concentrazione, più apertura ed entusiasmo verso il lavoro, hanno espresso maggior rischio e libertà nelle loro proposte, dimostrando quindi di aver acquisito maggior fiducia in sé stessi e verso il gruppo. L'utilizzo del corpo e delle sue possibilità motorie ha avuto una graduale evoluzione per tutti i partecipanti: in un primo momento l'esplorazione era limitata a singole parti del corpo (tendenzialmente la parte superiore) oppure i movimenti, scaturiti da uno stimolo, risultavano ripetitivi o poco ricercati. In seguito ho potuto osservare un incremento ed una diversificazione dei movimenti prodotti dai ragazzi, perché erano diversi dal solito, più fantasiosi e perché coinvolgevano tutto il corpo.
Anche l'uso dello spazio, nel tempo, è migliorato: all'inizio il gruppo tendeva a spostarsi insieme nella stanza in senso circolare e a lasciare spazi vuoti, formando tendenzialmente due gruppi separati tra maschi e femmine. Piano piano grazie agli oggetti, utilizzati a volte per suddividere lo spazio in determinate aree di lavoro ("camminiamo tra i tessuti disposti per terra") obbligando con ciò a danzare nello spazio in un determinato modo e seguendo percorsi alternativi, ho potuto osservare un sfruttamento dello spazio più armonico.
La relazione con l'altro (lavori in coppia), inizialmente, era vissuta dai ragazzi come un momento da "fare velocemente", con un modo di relazionarsi "sfuggente" e con poca attenzione verso il compagno, oppure al contrario il compagno veniva provocato anche fisicamente. L'uso degli oggetti ha senz'altro favorito nel tempo un maggiore avvicinamento e ascolto dell'altro, ha aiutato a stabilire una relazione con il compagno più tranquilla e serena, ma anche costruttiva e creativa.
Significativo per l'andamento della dinamica del gruppo è stata la gestione di un unico oggetto come stimolo creativo (grande telo azzurro): all'inizio del percorso è risultata difficoltosa con poca collaborazione tra i membri e dispersione della concentrazione; più avanti invece i ragazzi hanno saputo aiutarsi a vicenda traendone profitto e soprattutto divertimento.
CONCLUSIONI
Avendo poca dimestichezza con il linguaggio verbale, i ragazzi si trovano a dover esprimere in altro modo emozioni e disagi. Era quindi necessario fornire loro degli strumenti alternativi e creativi con i quali avrebbero potuto incanalare ed esprimere la loro energia. Ciò mi porta ad affermare che la danzaterapia può essere, nel contesto della scuola speciale, una di quelle attività che propone di fatto mezzi di espressione a mediazione prevalentemente non verbale e che offre appunto l'opportunità ai ragazzi di esprimersi in modo creativo. Questa particolare utenza infatti ha sì disabilità comunicative, ma tante cose "dentro" da raccontare.
Grazie alla danzaterapia i ragazzi hanno potuto sperimentare un nuovo modo di esprimersi, di relazionarsi, di scoprire come e dove convogliare tutta la loro energia ed il loro entusiasmo, e di far emergere la loro dolcezza nascosta.