Non ci credo che l'ho fatto io!
Questo libro è il risultato di un progetto pedagogico didattico e artistico svolto nell'arco di due anni in una classe di scuola speciale composta da sei allievi in età compresa tra gli 8 e i 14 anni, tutti diversi tra loro per età, capacità di apprendimento, difficoltà e tipo di handicap.
Le classi speciali sono piccoli mondi estremamente eterogenei. Ogni ragazzo, con le sue particolarità, richiede un programma e un intervento educativo individualizzato. È dunque spesso difficile trovare delle attività che possano unirli in un gruppo e permettere loro di confrontarsi tra compagni, scambiarsi opinioni, vivere momenti di condivisione e crescita comune.
Tre docenti titolari della Scuola Speciale di Molino Nuovo a Lugano, Katia Fontana Nani, Silvana Spilar e Sara Toppi, hanno compreso che l'espressione artistica costituisce un potenziale strumento di comunicazione in alternativa alla parola, ed adattabile alle capacità ricettive di ogni loro allievo. Il disegno, si sono dette, potrebbe essere un modo per rispettare le caratteristiche del singolo e, al tempo stesso, permettergli di superare l'individualità condividendo un'esperienza con altri ragazzi e riuscendo così a lavorare in gruppo.
Per dare concretezza a questa convinzione, le docenti si sono avvalse dell'aiuto di Rosy Gadda Conti, artista conosciuta a livello internazionale soprattutto per la sua attività di illustratrice e scrittrice di libri per l'infanzia. Grazie alle sue competenze, alla sua creatività, sensibilità e capacità di trasmettere passione ed entusiasmo, è nata un'alleanza che ha trovato tutti uniti in una particolare scommessa: riuscire a proporre ad un gruppo di ragazzini confrontati a difficoltà dovute ai loro handicap, impauriti ed inibiti dinanzi ad un foglio bianco, un percorso didattico in cui affrontare i segreti del disegno. Permetter loro, grazie al disegno, di superare ogni ostacolo fisico o mentale riuscendo ad estrapolare le singole potenzialità e creare qualcosa di bello e gratificante.
Il progetto è partito proponendo ai ragazzi delle attività mirate a sviluppare le loro percezioni attraverso l'uso cosciente di tutti i sensi. Piano piano ciò li ha portati a saper leggere le forme e gli oggetti che li circondavano, con sempre maggior consapevolezza, rafforzando così il loro senso d'osservazione. Quasi per magia, questa elaborazione mentale ha permesso di migliorare le loro capacità di disegnare e, conseguentemente, di accrescere la loro autostima.
I sorprendenti risultati, immediatamente visibili e tangibili, hanno spinto i ragazzi a chiedere di creare qualcosa di grandioso: raccontare questa esperienza, sotto forma di fiaba, in un libro illustrato interamente da loro. E' nata così l'idea d'inventare una storia che rispecchiasse l'esperienza che tutti insieme stavano vivendo, una storia che potesse raccontare in modo semplice come si può imparare a disegnare, al di là di qualsiasi difficoltà. E' stata l'occasione per creare un forte spirito di gruppo, formare davvero una squadra che avesse una propria identità e uno scopo comune. Occorreva trovare dei personaggi e una trama. L'idea di scegliere quale protagonista un ragazzino in carrozzella è stata immediata e unanime. Tomas, il personaggio principale del racconto, è come la maggior parte di loro, costretto su una carrozzella e spesso solo, frustrato per non poter o saper fare diverse cose. Per rendere allettante la storia, occorreva anche un po' di magia... ed ecco che nasce la figura di Miss Pencil, la matita che si trasforma in una simpatica donnina capace di accompagnare Tomas attraverso i segreti del disegno. Non solo verso un percorso di apprendimento, ma soprattutto verso una crescita interiore.
Se un'importante casa editrice milanese ha immediatamente accettato di pubblicare questo lavoro, significa che la scommessa è stata vinta e che il disegno può portare molto lontano... da un'aula frequentata da pochi alunni ad una libreria dove, con il suo blu sgargiante, la copertina di un libro fa capolino in una bella vetrina e riempie di soddisfazione i suoi sei autori ancora increduli: "Non ci credo che l'ho fatto io!"
Questa esperienza ha dello straordinario. Non fa che ribadire l'importante ruolo della creatività nello sviluppo espressivo ed emotivo dell'essere umano.
Il libro "Non ci credo che l'ho fatto io!" oltre ad essere la testimonianza di un significativo arricchimento nel percorso di crescita, vuole essere soprattutto uno strumento pedagogico e suggerire un itinerario d'apprendimento delle tecniche del disegno.
Un progetto pedagogico didattico da portare avanti, da far conoscere a tutti coloro che usufruendone potrebbero essere aiutati a migliorare la qualità della vita. Un progetto da sviluppare e mantenere e da non lasciar cadere, dimenticato nel cassetto di una scrivania, per mancanza di fondi e di buona volontà.