Prima Fase
Nella prima fase i partecipanti si sono occupati di definire il contesto, durante due distinti momenti: lavoro a coppie e condivisione dei risultati con membri di altri gruppi. Per avviare la riflessione, ai partecipanti è stato chiesto anzitutto di rispondere ad alcune «domande di ingaggio».
1. Qual è la vostra opinione sulla gestione delle politiche pubbliche in Ticino?
Tra i partecipanti sono emerse percezioni divergenti rispetto alla gestione delle politiche pubbliche in Ticino. Secondo alcuni i servizi di base sono assicurati ma migliorabili, per altri invece la situazione sarebbe contrassegnata da un certo immobilismo o lentezza nel rispondere ai cambiamenti.
Tra i principali problemi nella gestione delle politiche pubbliche è stata individuata la mancanza di una visione d’insieme con una gestione frammentata e legata ad aspetti organizzativi dei Dipartimenti del Cantone. A questo quadro si aggiungerebbero alcune altre problematiche come l’assenza di indicatori precisi per valutare l’efficacia delle politiche pubbliche e una sovrapposizione di compiti tra i vari livelli istituzionali.
Questi limiti nella gestione delle politiche pubbliche sono avvertiti anche dalla cittadinanza, che si troverebbe disorientata e, di conseguenza, sempre più distante dalla politica, condividendo in maniera sempre meno intensa la vita delle istituzioni.
In ogni caso, i partecipanti ritengono che tutto sommato le politiche pubbliche siano ancora ben gestite, ma che in futuro la conduzione della governance dell’Amministrazione cantonale potrebbe essere migliorata attraverso i benefici legati alla digitalizzazione.
2. La partecipazione democratica in Ticino si è ridotta nel tempo. È ipotizzabile che – facendo le stesse cosa fatte fin qui – il trend continuerà. Immaginate di aver invertito la rotta e, nel 2040, di aver la maggioranza della popolazione coinvolta. Quali elementi fondamentali sono stati individuati e poi modificati/introdotti per questo cambiamento? Ma soprattutto, come e perché funziona il nuovo sistema?
Partecipazione, comunicazione, educazione e voto elettronico sono i concetti emersi con maggiore frequenza tra le risposte dei partecipanti.
Secondo i partecipanti, nel 2040 la popolazione sarà più coinvolta se la politica saprà progettare e attuare processi partecipativi trasparenti e democratici a fini consultivi, deliberativi e decisionali. Queste nuove modalità di partecipazione potranno fare maturare un rinnovato interesse nella cosa pubblica e trasformarla in un’attività «a portata di mano».
È stato inoltre espresso l’auspicio che possa migliorare il linguaggio della comunicazione istituzionale, ancora troppo spesso carica di tecnicismi. Ciò alimenta nella cittadinanza la percezione di una mancanza di trasparenza e una certa sfiducia che si riflette poi in disaffezione e crescente disimpegno civico.
È stato poi sottolineato il ruolo cruciale dell’educazione alla cittadinanza per avvicinare le future generazioni alla partecipazione politica. Questo vale sia per i giovani ancora in formazione sia per gli adulti. L’obiettivo deve essere di aiutare la cittadinanza a riscoprire il senso del dovere e il desiderio di contribuire al bene comune, spostando quindi l’accento politico, rispetto all’enfasi che attualmente viene posta sui diritti. In questo modo, sarebbe possibile stimolare un cambiamento culturale più ampio, che vada al di là dell’incremento dell’affluenza alle urne in occasione di votazioni popolari o elezioni.
Infine, tra le innovazioni che potrebbero facilitare il coinvolgimento della popolazione è stato menzionato il voto elettronico, che potrebbe semplificare ulteriormente l’esercizio del diritto di voto.
3. Tenendo conto delle trasformazioni demografiche e sociali che vivremo nei prossimi 15/20 anni, quali cambiamenti vi attendete nel mondo del volontariato e a livello di impegno nella cosa pubblica? Precisamente quali caratteristiche immaginate rimarranno invariate, quali tratti distintivi saranno abbandonati, quali elementi nuovi emergeranno?
Secondo alcuni partecipanti, lo spirito di solidarietà rimarrà invariato negli anni, permettendo un rinnovamento continuo della cultura del volontariato: un fenomeno che, per altro, è già in atto. D’altra parte, invecchiamento della popolazione e precarietà lavorativa innescheranno probabilmente una richiesta crescente di prestazioni di volontariato, che imporrà di trasformare diversi servizi per dare loro un carattere meno episodico e più continuo. Questo salto di qualità potrà realizzarsi soltanto se ogni persona attiva nel volontariato capirà l’importanza del suo contributo e sarà valorizzata per il suo impegno.
In futuro, quindi, sarà essenziale che il volontariato venga riconosciuto come risorsa sociale di fondamentale importanza per la società.