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Inquinamento da ozono

L’ozono troposferico, O3, è presente normalmente negli strati bassi dell’atmosfera (fino a 500 m) e quindi nell’aria che respiriamo.

L’ozono è una delle componenti principali del cosiddetto smog fotochimico estivo.

Si forma sotto l’effetto dei raggi solari a partire dagli ossidi d’azoto (NOX) e dai composti organici volatili (COV), i cosiddetti precursori dell’ozono prodotti dalle attività umane.

L’entità di questo processo dipende dalle concentrazioni dei precursori e dall’intensità dell’insolazione.

È durante le giornate estive molto calde e poco ventose, quindi, che si formano i maggiori quantitativi di ozono; il perdurare di tali condizioni atmosferiche rafforza questo fenomeno.

L’arrivo del brutto tempo accompagnato da piogge e vento riporta i valori a livelli più bassi.

Lo smog estivo è anche un fenomeno che riguarda l’Europa intera, con masse d’aria cariche di ozono che si spingono su tutta la Svizzera, aumentando le concentrazioni già prodotte localmente.

L’ozono troposferico va distinto dall’ozono stratosferico: uno schermo protettivo dai raggi ultravioletti (UV) presente negli strati alti della nostra atmosfera, che negli ultimi decenni ha subito un assottigliamento considerevole (il buco dell’ozono) provocato dai clorofluorocarburi (CFC).

Al sud delle Alpi - durante gli episodi di smog estivo - negli ultimi anni le punte di ozono si situano attorno ai 200-250 µg/m3.

Questo carico può essere scomposto in una frazione di origine naturale di 20 µg/m3 e in tre altre frazioni, tutte causate dalle emissioni delle attività umane.

E che si distinguono per la regione dalla quale provengono.

In una tipica giornata di smog estivo, le emissioni dell’intera Europa producono un carico di fondo che si situa attorno ai 40 µg/m3.

I rimanenti 140 µg/m3 provengono per metà dal cosiddetto serbatoio di ozono prodotto al sud delle Alpi in un raggio di oltre 200 km e per metà dalle emissioni locali prodotte in un raggio di 50 km.

Le misure proposte a livello cantonale vogliono contribuire a contenere l’ultima importante fetta di Ozono prodotta localmente, ma soprattutto a ridurre la pericolosità del miscuglio inquinante estivo, riducendo le emissioni di inquinanti come il diossido di azoto e il benzene.