Chiusure straordinarie il 2 e il 16 agosto 2024
Tutti gli uffici dell'Amministrazione cantonale rimarranno chiusi venerdì 2 e venerdì 16 agosto 2024.
Da Airolo a Chiasso, da Campo Vallemaggia a Poschiavo...: con le sue ricerche linguistiche, il CDE documenta, analizza, rende accessibile al pubblico e agli studiosi il patrimonio dei dialetti parlati entro i confini del Canton Ticino e nelle valli Mesolcina, Calanca, Bregaglia e di Poschiavo, appartenenti amministrativamente al Cantone dei Grigioni.
Si tratta di dialetti tradizionalmente ascritti al gruppo lombardo occidentale, che si lasciano articolare, nello spazio, in tre fasce orizzontali: si passa dal tipo lombardo alpino, presente nelle sezioni più settentrionali, al lombardo di pianura parlato nella parte inferiore del Ticino, attraverso una zona intermedia, sempre in questo cantone, di dialetti prealpini.
Fatte salve alcune spiccate caratteristiche (ma di peculiarità locali e subregionali è ricca, si può dire, l'intera area presa in esame, estremamente frazionata), la Mesolcina e la Calanca appaiono in genere collegate, dal punto di vista linguistico, con i dialetti ticinesi. Poschiavo e la Bregaglia, invece, staccati geograficamente dal Ticino e dalle due valli grigionitaliane con esso confinanti, oltre a condividere tratti con le vicine Valtellina e Valchiavenna, mostrano vari punti di contatto (in genere, fenomeni conservativi rispetto alla pianura padana) con le parlate romance; abbastanza numerose sono anche le infiltrazioni lessicali (riscontrabili, in certa misura, anche nelle alte valli del Ticino) dai dialetti alemannici e dal tedesco.
Accanto ai dialetti, vengono studiate alcune parlate speciali (gerghi di mestiere) usate un tempo da gruppi di ambulanti, fra cui le principali sono quella dei calderai (magnani) della Valcolla e quella degli spazzacamini di Intragna e della Valle Verzasca.
Qualche lettura (in ordine cronologico):
Il territorio della Svizzera italiana presenta contesti tra loro assai diversificati che hanno prodotto una cultura locale ricca di sfaccettature: dalla cultura alpina e montanara agli ambiti lacustri e prealpini, dalla tradizione contadina ai flussi migratori e ai fenomeni di precoce industrializzazione.
Un panorama così articolato si riflette in una vasta serie di testimonianze etnografiche materiali e immateriali che il CDE documenta, studia e valorizza, in modo complementare a quanto fanno i musei etnografici operanti sul territorio e gli altri istituti cantonali preposti alla tutela del patrimonio culturale.
Vengono studiati aspetti legati alla vita delle diverse comunità, quali la religiosità popolare, il ciclo della vita, l'agricoltura, la trasformazione dei cereali, la produzione di laterizi, l'allevamento del bestiame, oltre ad aspetti che hanno svolto un ruolo di cerniera tra il mondo tradizionale e la società moderna. L'attenzione è infatti posta anche sul contesto urbano e sull'influsso che l'avvento di nuove realtà ha avuto sulla vita quotidiana della popolazione locale.
Dal 1991 il CDE svolge questa azione coordinando la rete museale etnografica e collaborando con gli enti che ne fanno parte.