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Storia

1907

Fondazione del Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana (VSI) per iniziativa del linguista bellinzonese Carlo Salvioni. L'opera si colloca accanto allo Schweizerisches Idiotikon, al Glossaire des patois de la Suisse romande e al Dicziunari rumantsch grischun, istituiti rispettivamente nel 1862, 1899, 1904, e completa così il quadro dei vocabolari delle quattro regioni linguistiche della Svizzera.


1907-1952

Svolgimento di inchieste linguistiche a cui seguono l'ordinamento del materiale raccolto, lo spoglio di testi, l'allestimento di una biblioteca scientifica e l'inizio della redazione.

In seguito alla morte del fondatore nel 1920, la direzione dei lavori viene assunta da Clemente Merlo a cui succede, nella seconda metà degli anni Trenta, Silvio Sganzini.

Dopo varie sistemazioni provvisorie l'opera trova una sede appropriata a Lugano, nell'edificio che ospita la Biblioteca cantonale.


1952

Pubblicazione del primo fascicolo del Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana.


1954

Allestimento della Mostra dell'arte e delle tradizioni popolari nel Ticino, promossa dallo storico Virgilio Gilardoni. Le numerose testimonianze raccolte in quell'occasione costituiscono il primo nucleo di quella che è diventata in seguito la collezione etnografica dello Stato.


1973

Federico Spiess subentra a Silvio Sganzini, deceduto nel 1972, in qualità di direttore del Vocabolario dei dialetti.


1979

In seno al Dipartimento dell'ambiente viene istituito l'Ufficio cantonale dei musei (UCM), diretto da Augusto Gaggioni. Si tratta di un cambiamento nella politica museografica: abbandonato il progetto di un unico museo etnografico cantonale, si opta per un servizio centrale che coordina le molte iniziative locali, gestisce la collezione etnografica dello Stato e promuove inventari di carattere etnografico.


1983

All'UCM viene assegnata la gestione del piccolo museo dell'arte e delle tradizioni popolari allestito al Castello di Sasso Corbaro a Bellinzona.


1990

Legge sui musei etnografici regionali.


1991-1994

Viene costituita la rete etnografica cantonale, attraverso il riconoscimento di dieci enti che gestiscono un museo etnografico nelle regioni periferiche.


1992

Rosanna Zeli diventa direttrice dell'opera del Vocabolario, la cui sede subisce nel frattempo altri due trasferimenti, sempre nella città di Lugano.
L'UCM passa al Dipartimento dell'istruzione e della cultura e adotta la denominazione Ufficio dei musei etnografici (UMET).


1995

Inizio dei lavori di redazione per il Lessico dialettale della Svizzera italiana (LSI) che verrà pubblicato, in cinque volumi, nel 2004.


1997

Nascita del Centro di dialettologia della Svizzera italiana (CDSI) con direttore Franco Lurà e trasferimento nella nuova sede di Palazzo Franscini a Bellinzona. L'istituto viene creato con l'intento di affiancare all'impresa principale del Vocabolario e al neonato Lessico altre pubblicazioni e attività di ambito dialettologico; vengono così create alcune collane editoriali, inaugurati i corsi estivi e organizzate manifestazioni.
Trasferimento dell'UMET dalla sede di Giubiasco a quella bellinzonese di Palazzo Franscini che dispone di laboratori e magazzini più funzionali.


2002

Dalla fusione del Centro di dialettologia della Svizzera italiana e dell'Ufficio dei musei etnografici nasce il Centro di dialettologia e di etnografia (CDE), con direttore Franco Lurà e sede sempre presso il Palazzo Franscini di Bellinzona, a fianco della Biblioteca cantonale, dell'Archivio di Stato e di altri istituti culturali del canton Ticino. Il nuovo Centro riunisce in un unico istituto le varie attività di studio, documentazione e valorizzazione della realtà dialettale ed etnografica della Svizzera italiana.