Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Zone di protezione

Le zone di protezione delle acque sotterranee servono a salvaguardare le acque di una captazione a scopo potabile, di interesse pubblico, e comprendono la parte del bacino di alimentazione più esposta al pericolo di inquinamento.

L'estensione delle zone è dettata dalle condizioni idrogeologiche naturali e, per i pozzi di captazione, anche da fattori quali la quantità prelevata e la tipologia del pozzo; le zone di protezione delle acque sotterranee si suddividono in:

  • zona S1 (captazione e immediate vicinanze);
  • zona S2 (zona di protezione adiacente);
  • zona S3 (zona di protezione distante).

Determinazione dei limiti delle zone S

Per acquiferi in materiale sciolto valgono le seguenti dimensioni minime:

  • zona S1: di principio almeno a 10 m dalla parte più sporgente dell’opera di captazione;
  • zona S2: il dimensionamento si basa sul tempo di permanenza dell’acqua nel sottosuolo saturo che deve essere di almeno 10 giorni. Inoltre il limite della zona S2 deve trovarsi ad almeno 100 m oltre il limite della zona S1;
  • zona S3: a monte della captazione il limite della zona S3 deve trovarsi a ca. 100 m oltre il limite della zona S2. A valle della captazione il limite della zona S3 corrisponde al punto di stagnazione, ossia al punto oltre il quale, anche in condizioni sfavorevoli (falda bassa, pompaggio continuo a portata concessionata, ...) l’acqua di falda non defluisce verso la captazione.

Per il dimensionamento delle zone si richiama la guida pratica Zones de protection des eaux souterraines en roches meubles (UFAM 2012).

I concetti che precedono non sono applicabili negli acquiferi carsici dove il dimensionamento delle zone di protezione non avviene sulla base del tempo di permanenza delle acque sotterranee ma delle caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrogeologiche del bacino di alimentazione della captazione.

Questi criteri sono riassunti nel concetto di vulnerabilità dell’acquifero e sviluppati nella guida pratica Cartographie de la vulnérabilité en régions karstiques (EPIK, UFAFP 1998).

Anche per gli acquiferi in rocce fessurate, il dimensionamento delle zone di protezione avviene sulla base della vulnerabilità dell’acquifero. Per ogni grado di vulnerabilità (basso, alto con debole eterogeneità, alto con elevata eterogeneità) si applica un metodo di dimensionamento (metodo della distanza, metodo delle isocrone e metodo DISCO).

Questi metodi sono descritti nella guida pratica Délimitation des zones de protection des eaux souterraines en milieu fissuré (UFAFP 2003).

Per la costruzione, la gestione e la manutenzione di captazioni e di sorgenti è necessario attenersi alle direttive della Società svizzera delle industrie del gas e delle acque (SSIGA).