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Repertorio delle fonti iconografiche e d’architettura

Il progetto intende pubblicare i cataloghi e valorizzare, avvalendosi del contributo di specialisti del settore, i fondi d'arte e d'architettura custoditi dall'Archivio di Stato, che testimoniano delle attività di artisti, architetti e maestri della regione ticinese, spesso protagonisti nel dare un volto artistico alle maggiori città e a molte regioni d'Europa.

Le monografie della collana Repertorio delle fonti iconografiche e d'architettura sono dedicate ai produttori dei singoli fondi, alla loro opera e al loro significato nel contesto storico e artistico in cui vissero. 

I volumi della collana

Ornato e architettura nell’Italia neoclassica - Il fondo degli Albertolli di Bedano, secc. XVIII-XIX

La collana editoriale dell’Archivio di Stato dedicata ai fondi archivistici della grande stagione dell’emigrazione artistica dei ticinesi nelle contrade d’Europa si arricchisce di un nuovo volume: quello dedicato alla famiglia Albertolli, mastri costruttori originari di Bedano nella Valle del Vedeggio, specializzati nell’ornamento a stucco di grandi palazzi nobiliari e del potere politico di numerose città d’Italia, e in particolare Milano: qui il più celebre esponente del “clan” familiare, il grande Giocondo Albertolli (1742-1839), apprezzato architetto, ricoprì a lungo il ruolo di professore nell’Accademia di Belle Arti di Brera, orientando il “buon gusto ornamentale” di intere generazioni d’artisti.

Mastri d'arte del Lago di Lugano alla corte dei Borboni di Spagna. Il fondo dei Rabaglio di Gandria, sec. XVIII

Un libro splendidamente illustrato a colori, promosso dall'Archivio di Stato del Cantone Ticino in collaborazione con la Fondazione Ticino Nostro, per conoscere la storia dell'emigrazione artistica ticinese dei secoli scorsi. Attraverso le vicende dei Rabaglio, famiglia di "magistri" costruttori di Gandria, villaggio affacciato sul lago di Lugano, si spalancano gli occhi su un'affascinante storia di comunità del Settecento: uno squarcio di vita sociale, economica, religiosa e artistica, non chiusa tra il lago e la montagna delle regioni prealpine, ma aperta sul mondo, fino alle lontane contrade della Spagna, dove i ticinesi furono attivi nei grandiosi cantieri dei palazzi reali dei Borboni.