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Altre pubblicazioni

P. Ostinelli, F. Luisoni (a cura di), La rotella ritrovata. Accertamenti sulla battaglia di Giornico del 1478 e sul suo bottino, Centro di dialettologia e di etnografia, Bellinzona, 2021, 192 p.

Uno scudo-rotella preso nel 1478 sul campo di battaglia di Giornico, e recentemente acquisito da parte del Cantone Ticino, è lo spunto per i cinque contributi raccolti in questo volume. Un oggetto che attraverso la sua materialità permette di gettare sguardi inediti su un avvenimento legato strettamente alla storia e all’immaginario collettivo delle terre ticinesi. Gli studi si soffermano sulla rotella, sui suoi possessori, sul vissuto degli avvenimenti da parte di coloro che vi furono coinvolti in prima persona, come pure sul signiicato che le generazioni successive hanno attribuito all’evento, dando forma a una cultura memoriale rinnovata in continuazione, in Ticino e in Svizzera: una lettura che permette di riflettere sui modi in cui le società locali del passato e del presente si sono confrontate di volta in volta con l’eredità storica.

G. Ceccarelli, D. Pedrazzini, D. Robbiani (a cura di), "Oggni cosa è mal incaminata". Il diario di Giovanni Anastasia (1797-1883), contadino di Breno, Curio-Bellinzona, 2019, volumi I-III, 752 p. + vol. IV, 128 p.
(esaurito)

Il diario di Giovanni Anastasia consta di circa 4500 annotazioni giornaliere sull'arco del periodo 1817-1866 (pur con qualche interruzione). L'estensore di queste note si sofferma sulle condizioni meteorologiche, descrive le difficoltà della produzione agricola, sottolinea i problemi legati all'emigrazione stagionale. Nelle sue pagine si colgono i numerosi aspetti sociali e le dinamiche che caratterizzano un villaggio ticinese nella prima metà dell'Ottocento, sebbene i passaggi di maggiore interesse siano probabilmente quelli che riguardano la vita quotidiana e le difficili relazioni famigliari. Dal manoscritto emerge un uomo instancabile, robusto, capace di sostenere fatiche immani, fondamentalmente onesto, religioso, con una vena malinconica, quasi rassegnata, che si farà vieppiù insistente con il passare degli anni. L'Anastasia sapeva leggere e scrivere, ma il suo italiano contiene gli inevitabili elementi popolari filtrati dal dialetto ai quali si affiancano, come spesso avviene nel caso degli scriventi semicolti, termini di ascendenza letteraria, inserti di stampo amministrativo-burocratico ed espressioni di carattere religioso-devozionale: sono tutti aspetti che fanno di questo diario, a lungo creduto scomparso, una preziosa tessera da collocare nel variegato mosaico delle scritture spontanee del passato. L'opera, che esce in coedizione con il Museo del Malcantone, è ripartita su 4 volumi: i primi tre tomi contengono la trascrizione integrale del diario con note di commento e schede di accompagnamento; in un volume separato sono racchiusi quattro saggi e altri strumenti (glossario, indice toponomastico, indice delle persone notevoli, albero genealogico ecc.) utili alla comprensione e contestualizzazione di un documento che, per la continuità del dato registrato e la varietà degli argomenti affrontati, costituisce una fonte finora inedita e sconosciuta alla storiografia elvetica ma soprattutto un unicum a livello svizzero.

Aldo Sandmeier, Emanuele Delucchi e Johannes Rühl (contributi di), Note di bandella. Percorsi nel patrimonio musicale della Svizzera italiana, Centro di dialettologia e di etnografia, Bellinzona, 2019, 225 p. 

Nelle sagre e nelle feste di paese della Svizzera italiana ancora oggi si sente di tanto in tanto una bandella che suona. In passato le bandelle erano però molto più numerose e la loro presenza permeava buona parte della realtà sociale: dal carnevale alle feste paesane, dai raduni politici a quelli sportivi, dai matrimoni alle gite sociali, esse rallegravano con le loro note ogni tipo di avvenimento, tanto da entrare a pieno titolo nel nostro comune patrimonio culturale.Ma quali sono le origini di questa tradizione? Che ruolo ha avuto e ha tutt'oggi? Quante sono queste formazioni musicali? Chi sono i protagonisti? Quali i repertori musicali? Che affinità vi sono rispetto ad altre realtà analoghe dell'arco alpino e dell'Italia settentrionale? Partendo da queste semplici domande Aldo Sandmeier, Johannes Rühl ed Emanuele Delucchi affrontano da tre prospettive complementari - storica, antropologica e musicale - una poco indagata pagina di storia della musica popolare nel Cantone Ticino e nel Grigioni italiano. Scopriamo allora che le bandelle, alimentate nel corso degli anni da molteplici impulsi - dalla solida formazione promossa in ambito bandistico, dal turismo, da spinte e velleità identitarie, dalla capacità di riprendere e rielaborare i repertori storici, dalla voglia di divertirsi e di divertire - sono state e sono tuttora in grado di accogliere tendenze anche divergenti senza perdere di vista una delle loro caratteristiche fondamentali: il suonare in bandella quale attività ricca di spontaneità e di allegria, che sa stimolare una socialità gioviale e profondamente creativa.Il volume, frutto di un progetto di ricerca condotto in collaborazione con il Dipartimento di musica della Scuola Universitaria Professionale di Lucerna, delinea dunque un quadro composito e per nulla scontato, in cui la bandella emerge come una tradizione musicale ancora viva e capace di rinnovarsi

Augusto Gaggioni (a cura di), Le ore nell'ombra. Catalogo degli orologi solari verticali piani del Canton Ticino, Bellinzona, 2017, 538 p.

Chi non si è mai soffermato a osservare una meridiana? E chi non ne conosce l’ubicazione di almeno una? Gli orologi solari, in passato indispensabili strumenti per misurare le ore, sono ancora oggi presenti nella maggior parte di comuni ticinesi (molti si trovano nel Mendrisiotto e nel Malcantone), decorandone piazze, contrade, cortili e campanili. Se ne trovano di tutti i tipi, indicanti ore italiche, francesi o babiloniche, con o senza iscrizioni, dalle più antiche risalenti al Cinquecento a quelle realizzate ai giorni nostri, sobrie o riccamente decorate, restaurate o fatiscenti. Un patrimonio spesso poco appariscente ma ricco di significato storico, culturale e artistico e che ora, grazie a questo volume, può essere scoperto sfogliando il libro. Il volume è il coronamento di un’approfondita indagine avviata già alla fine degli anni Ottanta da Augusto Gaggioni, allora direttore dell’Ufficio dei Musei etnografici (dal 2002 confluito nel CDE). Ognuna delle quasi 700 meridiane inventariate in Ticino è descritta dettagliatamente e messa in risalto dal ricco apparato iconografico; l’indice dei nomi degli autori, dei decoratori e dei restauratori e l’elenco dei motti offrono al lettore chiavi d’accesso alla copiosa documentazione presentata. L’opera, che comprende anche tre saggi sui temi della costruzione, delle tipologie e del restauro di meridiane, intende tra l’altro ribadire l’importanza di salvaguardare queste testimonianze del paesaggio culturale, frequentemente minacciate da interventi poco rispettosi e da demolizioni. In tal senso questo catalogo vuol anche essere uno strumento efficace per una loro conservazione accurata e consapevole.

Tarcisio Casari, L’odore del legno tagliato. Rèssegh e ressegatt, trentín e boratt in Ticino, Bellinzona, 2016, 456 p.

La pubblicazione, dedicata alle segherie azionate ad acqua attestate in Ticino, mira a divulgare e a valorizzare un settore, quello degli opifici idraulici, che in passato ha rivestito un ruolo importante nel nostro Cantone. Nell’opera alla minuziosa descrizione tecnica delle attività di segantini e boscaioli e alla presentazione delle varie tipologie di segheria fa seguito la trattazione, comune per comune, delle 140 segherie idrauliche di cui si ha notizia in Ticino nel corso dei secoli. Grazie alle tabelle riassuntive, alle cartine, alla raccolta di toponimi e a un glossario dialettale specifico, il testo offre al lettore un quadro assai composito e approfondito delle tecniche tradizionali di lavorazione del legname in Ticino ed evidenzia l’importanza che la filiera del legno ha rivestito in passato nel nostro Cantone. Il libro si rivolge a tutte le persone curiose di conoscere e indagare le testimonianze legate a questi opifici, ma per la sua scientificità saprà farsi apprezzare anche dagli specialisti.

Domenico Ferraro, Roberto Leydi e il "Sentite buona gente". Musiche e cultura nel secondo dopoguerra, Roma, Squilibri, 2015, 550 p., CD e DVD.

Un ritratto inedito di Roberto Leydi, dei suoi interessi e delle sue relazioni intellettuali in un periodo cruciale della sua vita. Attraverso le vicende che portarono all’allestimento dello spettacolo Sentite buona gente per la stagione 1966-67 del Piccolo Teatro di Milano, viene delineato un quadro composito dell’ambiente culturale italiano in cui Leydi operava e del quale è stato un protagonista di primo piano.

La malva tücc i maa i a calma, Bellinzona, Centro di dialettologia e di etnografia, in coedizione con Fondazione Alpina per le Scienze della Vita, Museo cantonale di storia naturale, 2011, 408 p.(esaurito)

Inventario etnobotanico delle piante medicinali del Cantone Ticino realizzato da Giulia Poretti.

Parole in immagine: le ricerche di Paul Scheuermeier nella Svizzera italiana, 1920-1927, a cura di Mario Frasa, Linda Grassi, Franco Lurà, Bellinzona, Centro di dialettologia e di etnografia, 2008, 392 p.

Tra il 1920 e il 1927 Paul Scheuermeier fa tappa in 19 località della Svizzera italiana alla ricerca di informazioni sulle componenti materiali e linguistiche della civiltà contadina tradizionale. Questa pubblicazione, che riunisce annotazioni linguistiche, diari e fotografie (più di 200) rimasti finora in gran parte inediti, nasce nel quadro del programma europeo di cooperazione transfrontaliera Interreg IIIA in concomitanza con un'edizione analoga curata dall'Archivio di Etnografia e di Storia Sociale della Regione Lombardia.

Bella infinita: racconti in dialetto raccolti, rielaborati e trascritti da Luigia Carloni Groppi, versione italiana di Michele Moretti, Bellinzona, Centro di dialettologia e di etnografia, 2006, 221 p.

La pubblicazione riunisce, per la prima volta e in versione integrale, i 75 racconti dialettali che Luigia Carloni Groppi di Rovio trascrisse attorno al 1911. Si tratta per lo più di racconti e storielle dai risvolti comici e talora rocamboleschi, cui si accompagna quasi sempre un intento didascalico. Alla raccolta è associata una versione italiana, seguita da un glossario dialetto-italiano.

Sandra Eberhardt-Meli, Artigiani della terra: i laterizi in Ticino e il lavoro dei fornaciai, Bellinzona-Locarno, Centro di dialettologia e di etnografia, in coedizione con Armando Dadò Editore, 2005, 241 p.

Nella prima parte, seguendo il filone della ricerca dialettologica che abbina le parole alle cose, si descrive l'industria artigianale della lavorazione dell'argilla con particolare riferimento all'attività svolta nelle fornaci di Riva San Vitale. Nella seconda si illustrano, con l'ausilio di fotografie a colori e in b/n, alcune fra le numerose applicazioni del cotto in edifici di valore artistico sparsi sul territorio ticinese. In appendice, un inventario delle fornaci e dei giacimenti di argilla in Ticino.

Delio Tessa, Frasi e modi di dire del Dialetto milanese, a cura di Dante Isella, Bellinzona, Centro di dialettologia e di etnografia, 2004, 83 p.

A partire dal 1910, in una Milano ancora fortemente dialettofona, Delio Tessa (1886-1939) registra su un quaderno oltre cinquecento locuzioni, modi di dire, filastrocche, cantilene, voci ecc. che, in seguito, utilizzerà nella propria produzione letteraria. Il volume, preceduto da una nota di Dante Isella, è impreziosito da sette incisioni su linoleum di Franco Rognoni.

Roberto Leydi, L'influenza turco-ottomana e zingara nella musica dei balcani, a cura di Nico Staiti e Nicola Scaldaferri, Nota, Udine, in coedizione con Centro di dialettologia e di etnografia, Alma Mater Studiorum, 2004, 112 p., 2 CD

Dare alle stampe in forma definitiva, a quindici anni dalla stesura e a un anno e mezzo dalla scomparsa dell'autore, questo testo non è solo un modo per ricordare l'illustre studioso che in alcune particolari realtà musicali dei Balcani aveva un suo campo privilegiato di interesse. Questo scritto infatti è tuttora di grande interesse e utilità: per la ricchezza di informazione che presenta e per la qualità dei materiali sonori allegati, esso rappresenta un contributo di primaria importanza per la conoscenza dei fenomeni musicali dell'area balcanica.

L'ex voto dipinto nel Ticino, a cura di Augusto Gaggioni, Giovanni Pozzi, Bellinzona, Edizioni dello Stato del Cantone Ticino, 1999, 558 p.

Dopo approfondite spiegazioni sulla struttura dell'inventario e sul significato degli ex voto per la cultura religiosa, segue l'elenco di 1032 ex voto dipinti sparsi sul territorio del Canton Ticino. Ogni opera è riprodotta a colori ed è elencata secondo l'ordine alfabetico della località in cui è conservata.

Inventario delle decorazioni pittoriche nel Cantone Ticino a cura di Augusto Gaggioni

L'inventario cantonale degli edifici civili con facciate decorate ha preso avvio nel 1992 per iniziativa dell'Ufficio dei musei etnografici. La raccolta dei dati sull'insieme del territorio ticinese è stata portata a termine nel 2003 ed è confluita nei sette volumi che compongono la collana.

    2000 anni di pietra ollare, a cura di Marino Lepori et alii, Bellinzona, Dipartimento dell'ambiente Ufficio e commissione cantonale dei monumenti storici, 1986, 235 p.

    L'opera ripercorre 2000 anni di storia dell'impiego di questa preziosa risorsa del suolo ticinese elaborando fonti storiche e reperti archeologici. Tratta anche dell'estrazione e della lavorazione di tale pietra e presenta le diverse tipologie di stufe con essa costruite.

    Tenero-Contra
    Nomi di luogo tra storia e territorio
    a cura di Mario Canevascini, 2012