Chiusure natalizie
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Dalle ceneri della Repubblica Elvetica sorgeva la nuova Confederazione dei 19 cantoni. È a quell'epoca che tutti gli ex-baliaggi elvetici acquistano la dignità di cantoni liberi e autonomi: le terre italiane a sud del San Gottardo venivano riunite nel Cantone Ticino, che derivava il nome dal fiume che lo attraversava.
Nel 1803 per volontà di Napoleone nasceva dunque una piccola repubblica popolata da meno di centomila abitanti, distesa dalle Alpi alla grande pianura lombarda, dove il Ticino si incunea con i rami dei suoi laghi. L'Atto di Mediazione, pur nel rispetto delle antiche tradizioni federaliste elvetiche, rappresentava per il Ticino una svolta epocale, poiché introduceva l'elemento essenziale di uno Stato moderno: non più "sudditi", gli abitanti venivano trasformati in "cittadini".
Le elezioni per il parlamento cantonale si tennero nell'aprile 1803 e il 20 maggio i 110 eletti si riunirono per la prima volta a Bellinzona. Primo atto di quei pionieri della modernità fu di inviare un proclama di ringraziamento al "più grande fra gli Eroi", invocando benevolenza e protezione.
A tutti - a cominciare dai 9 membri del governo cantonale, designati dal parlamento e riuniti per la prima volta in seduta il 24 maggio - risultava quanto mai evidente come la lotta per la modernità contro le forze della tradizione sarebbe stata lunga e irta di ostacoli. Si trattava di amalgamare popoli tra loro vicini ma estranei per leggi, usi, costumi, ognuno abbarbicato nella difesa di antichi privilegi. E a quei primi governanti, che ai ticinesi lanciavano tempestivi appelli alla riconciliazione, non sfuggiva come occorresse iniziare l'opera dalle fondamenta, ponendo quale primo obiettivo la formazione dello "spirito pubblico".