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Il virus che causa l'influenza aviaria appartiene alla famiglia delle Orthomyxoviridae e al genere Influenza. Si tratta dello stesso genere di virus che provoca l'influenza in altre specie animali (suini, equini, bovini, ecc.) e nelle persone. Il virus può sopravvivere per lunghi periodi nell'ambiente, soprattutto durante la stagione fredda.
Del virus influenzale sono conosciuti numerosi sierotipi, diversi l'uno dall'altro a dipendenza della loro conformazione esterna. Questa conformazione è determinata in particolare da due strutture che compongono la membrana esterna del virus: la neuramidinasi (N) e l'emagglutinina (H). Nel pollame, i sierotipi H5 e H7 sono dotati di una patogenicità particolarmente alta.
Nel 2021 e 2022 i virus dell’influenza ad alta patogenicità (HPAI), prevalentemente H5N1 e H5N8, hanno continuato a circolare in Asia, Africa ed Europa in seguito alla ricomparsa di estesi focolai a partire dall'ottobre 2021. Cosa anomala è il perdurare dei rilevamenti con morie di migliaia di uccelli selvatici (oltre che nel pollame) pure nei mesi estivi in Europa, questo indica una circolazione continua del virus negli uccelli selvatici anche durante il periodo estivo. Sebbene l'H5N8 è ancora responsabile di casi di aviaria nel pollame e negli uccelli selvatici principalmente in Asia, l'H5N1 ha sostituito questo sottotipo in Africa e in Eurasia, sia nel pollame domestico sia negli uccelli selvatici. L’H5N1 colpisce un numero sempre maggiore di specie, tra trampolieri, gabbiani, gru, svassi, aironi, pellicani, oche, anatre, corvidi e rapaci, oltre a casi sporadici in mammiferi come la volpe, la lontra, la foca comune e la foca grigia, questo indica la possibilità che il virus causi impatti ecologici negativi multipli e complessi.
Gli esperti del settore si aspettano molti altri casi in Europa quest’inverno (2022-23), soprattutto lungo i due assi migratori verso l’Africa: l’asse occidentale conduce sulla costa atlantica e su Gibilterra, quello orientale dalla Scandinavia verso il Bosforo e la costa mediterranea. Non esiste praticamente alcuna possibilità di influenzare il decorso e la diffusione delle infezioni da virus dell'influenza aviaria ad alta patogenicità nelle popolazioni di uccelli selvatici. Considerando che ogni anno circa mezzo milione di uccelli acquatici svernano in Svizzera, la priorità assoluta rimane la protezione del pollame dall'introduzione e dalla possibile ulteriore diffusione delle infezioni causate dai virus HPAI.
La trasmissione del virus avviene prevalentemente per contatto diretto tra animali vivi infetti (animali nella stessa azienda, compravendita, mercati ed esposizioni). Tuttavia è possibile una diffusione per contatto indiretto, cioè attraverso i prodotti (uova, piume), gli attrezzi zootecnici, il foraggio, le persone, i mezzi di trasporto, ecc.
Va rilevato che numerose specie di volatili acquatici, come le anatre selvatiche, possono albergare il virus dell'influenza senza manifestare sintomi clinici. Ne costituiscono quindi il principale serbatoio naturale.
L'epidemiologia dell'influenza ruota attorno a tre fattori importanti:
Le caratteristiche del virus possono mutare nel corso di un'epidemia. È noto che durante le epidemie di influenza dei polli negli USA (1983), in Italia (1999) e in altre occasioni l'epidemia ha avuto inizio con un virus poco patogeno. Nel corso dell'epidemia il virus è evoluto verso variante sempre più patogene fino a provocare altissimi tassi di mortalità.
Molto temuto è il fenomeno della ricombinazione genetica: nel caso di infezioni concomitanti, virus di origine diversa (per esempio ceppi umani e aviari) possono entrare in contatto e scambiarsi del materiale genetico. In questo modo possono avere origine varianti dotate di nuove caratteristiche e nuove potenzialità infettive. L'ipotesi più preoccupante riguarda la nascita di un virus molto patogeno, trasmissibile da persona a persona e con nuove caratteristiche antigenetiche, cioè non riconosciuto dal sistema immunitario. Un simile virus potrebbe dare origine ad una nuova pandemia.
Febbre, anoressia, apatia, sintomi respiratori, edemi alla testa, diarrea, elevata mortalità e diminuita produttività figurano tra i sintomi principali che devono indurre a sospettare l'insorgenza della malattia. La gravità dei sintomi clinici e del decorso può variare da forme molto lievi a forme gravissime e rapidamente letali, con tassi di mortalità vicine al 100%.
Per la diagnosi definitiva è necessario procedere ad analisi di laboratorio (messa in evidenza del virus o degli anticorpi).
La vaccinazione del pollame è in Svizzera vietata. La prevenzione si basa su provvedimenti di natura gestionale e igienico-sanitaria.
In caso di rischio di contagio dovuto al passaggio di volatili selvatici potenzialmente infetti è necessario evitare la tenuta del pollame all'aperto.
La lotta ufficiale secondo l'Ordinanza federale sulle epizoozie si basa sull'interruzione della catena di infezione attraverso l'uccisione di tutti gli animali presenti nelle aziende infette e nella loro distruzione inoffensiva.