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C‚‚
C‚‚
letòstrada,sénzeetbadipiú
, lucciola, lucciola,
vai per la tua strada, altrimenti non bado più a
te: filastrocche recitate dai bambini alla vistadi
una lucciola.
paspacüüs.m.omosessuale (gravesano [107]).
peilu≤®(airolo),
pil≤öö
(Cavergno),
pilu≤®(ai-
rolo) s.m. Calcio, pedatanel sedere.
pelacú,
pelecú
(Soazza),
peracuu
(Carasso),
spe-
lacú
(Soazza) s.m. arbusto e bacca della rosa sel-
vatica.
pestecüü s.m. libellula (lodrino [108]).
pichecüüs.m. libellula (Medeglia).
pociacüüs.m. Speciedi zanzarapiuttostogros-
sa, che si posa frequentemente sull’acqua (lu-
gano).
porga≤üü,
por¥a≤üü
1. s.m. Mignolo (Sono-
gno). – 2. s.f. levatrice (Sonogno).
s≤opa≤üü s.m. Bacca e arbusto della rosa ca-
nina (lavertezzo).
senzacüü(Balerna, pedrinate),
sanza≤üü
(So-
nogno) s.m e f. 1. persona dal sederemoltoma-
gro (Sonogno, pedrinate). –2.Donna senza fian-
chi (Balerna).
aCamignolo
raSenzacüü
, soprannomedi per-
sona nel Mendrisiotto sono invece attestati i so-
prannomi di famiglia, forseantifrastici,
Senzacüü
(Mendrisio) e
Nicòlasenzacüü
(Stabio [109]).
setacüüs.m.acculattata, colpo che si fapren-
dereaunapersona sollevandolae facendolebat-
tere il sedere per terra (Stabio).
tremacüüs.m. individuopauroso, fifone (gra-
vesano [110]).
tricüü (Bellinzona, arbedo-Castione, aurige-
no, vairano, gravesano, arosio, Savosa),
tric®
(Certara),
tricuu
(lumino) s.m. e f. 1. grosso se-
dere (Bellinzona).–2.personaconungrosso fon-
doschiena. – 3. individuo piccolo e grasso (aro-
sio, Certara).
2. avairano, come soprannome di persona.
zopachíu s.m. Frutto della pianta della pata-
ta (Sobrio).
v. inoltre≠
brüsacüü
,
calcacüü
,
casciaincül
digalinn
(≠
casciá
),
cümartèll
,
gratacüü
,
sto-
pacüü
lat.
C
˘
lu
(
M
) [111]. al termine si affiancauna va-
sta e variegata gamma di voci e di espressioni idio-
matiche sinonimiche, spesso scherz. e pittoresche,
per le quali v. lSi-riD 2.476 s.v.
sedere
2
.
l’accezione trasl. di ‘fortuna’ (al par. 7.1.) [112], di
area solo it., compare già nei diz. mil. ottocenteschi
[113]; quella di ‘omosessuale’ (par. 7.2.) è mutuata
dall’italiano. –la locuz.
ac®desacch
‘a fondo cieco,
senza uscita’, raccolta a Cagiallo (par. 9.2.1.), si ri-
scontrapurenelmil. [114] e riprende il fr.
culdesac
‘boutderuesans issue’, attestatogiàdagli inizidel
xiv
sec. [115]. per il senso di ‘vulva’ (par. 3.), a cui si ri-
collegherà la locuz. biaschese
vèghmócaldol≤®
‘vo-
lersi risposare: di donna’ (par. 9.4.2.) e, forse, laposch.
dávíaalcül
‘prostituirsi: di donna’ (par. 9.4.1.), cfr.
il fr. e losv.rom.
cul
indicantegenericam. la ‘partiedu
corpscontenantouconstituant lesexe’ e inparticolare
gli ‘organes génitaux de l’homme et surtout de la
femme’, sv.rom.
tyüd’fam
‘vulva’ (Charmoille) [116].
le espressioni
rómpas/scarpassalcüü
(par. 9.4.1.)
paionodi recente introduzione, non trovando riscon-
troneiMat.vSi raccoltidalle inchiesteoriginali, esa-
rannopenetratenell’usocomuneper il tramitedel lin-
guaggio giovanile, studentesco. – la locuzione
avé
mangiaaalcüüda(la)galina
‘parlare troppo, non sa-
peremantenere un segreto’ (par. 9.4.5.), così come i
composti
maiacúdgalina
e
mangiacüüdagalétt
(par. 17.), attribuiti a persone pettegole, alludono
alla proverbiale incontinenza delle galline e si spie-
gano con la credenza chechineavessemangiato il co-
drione o il culo venisse colto da un’irrefrenabile lo-
quacità, che lo avrebbe indotto a rivelare segreti a
chicchessia [117].nell’espressione
tégnaspüsséibass
dacüücas’é
‘ritenersi più basso di culo di quanto si
è: disistimarsi’ (par. 9.4.5.), il sost.
cüü
, se non è la
forma plurale metafonetica del pron. dimostrativo
cu
‘quello’, potrebbe esserneunadattamento scherz.
– le aggiunte complementari ai numeri nel gioco
della morra (par. 10.5.) hanno una funzione raffor-
zativa, atta a confermare, per mezzo di richiami ri-
mici (
düü/cüü
), giochi di parole (
sètt
‘sette’/
sètet
‘siediti’) ealtri espedienti, l’esattezzadel numerogri-
dato ed evitare così eventuali fraintendimenti [118].
–la lettura che la raccoglitricedàdel proverbioblen.
al par. 12.12. è falsatadal fraintendimentoedallaba-
nalizzazionedel verbo
früstass
‘logorarsi, consumarsi’
inteso forse come ‘frustarsi’, mentre il senso del-
l’adagioèquellodel rinsavimentoodellasaggezza che
si raggiungono durante la vecchiaia e che si accom-
pagnanoallosfioriredellabellezzaeal venirmenodel
vigoregiovanile, cfr.≠
còrp
, par. 5.2. –lapreghiera
di Mesocco (par. 13.5.), riportata da una scheda au-
tografa di p. Camastral, è la reinterpretazione di
una diffusa orazione popolare, cfr. ≠
ardent
, in cui
acucurénta
‘acqua corrente’ è stata qui sostituita
scherzosam. da
cúcurént
‘diarrea’, inbaseallaglossa
dellostudiosogrig. –Composti (par. 17.): l’appellativo
≤ülar¥
‘lucciola’ di Campo vMa., da Salvioni inter-
pretato come ‘culo largo’, attribuendolo specificata-
mentealla femmina [119], èperankersmit, invece, la
reinterpretazionedel piùdiffuso tipovalmagg.
cülars
‘lucciola’, alla lettera ‘culoarso’ (v.
cüars
), cheemerge
pure inareamalc. evaltell. nelladiversaaccezionedi
‘fuoco fatuo’ e che lo studioso attribuisce a uno slit-
tamento semantico [120]; – il sost.
lüsac®l
‘leccaculo,
adulatore servile’ di poschiavo è formato col v.
lüsá