Centro di dialettologia e di etnografia - page 8

118
DeNeDAA
DeNeDAA
stiamo tutti bene (circ. Tesserete [6]),
umapas-
saaünbéllNadèl
, abbiamopassatounbelNatale
(SopraP. [7]),
ulvistí…l’évasémpruvügnsóll:
quélldalafèsta.Peròiucasiúniévanpóch:Natál,
Pasqua,naspusa,unfünerál,naféra,laméssa
,
il vestito era sempre uno solo: quello della festa.
Però le occasioni eranopoche:Natale, Pasqua, un
matrimonio,un funerale,una fiera, lamessa (Men-
drisio [8]).
Qualche resistenzaall’omologazioneviene tut-
tora mostrata da altre denominazioni quali ≠
Bambín
, tuttaviaanch’essa innetto regresso, e
i
fèst
, le feste, chedaun latoevidenzia il carattere
festivopereccellenza che contraddistingue ilNa-
tale nella mentalità popolare, dall’altro, nella
sua formaplurale, pone l’accentosull’accumuloe
sul susseguirsi straordinariodi diverse festività;
in passato, fino agli inizi del Novecento, si ave-
vano ben quattro giorni consecutivi di precetto,
dal 25al 28, con le ricorrenzedi S. Stefano, di S.
Giovanni evangelista, dei SS. Innocenti [9].
Vista l’eccezionalità del momento non sor-
prende che lo si attendesse con trepidazione:
ur
nòssNatáll’évainscí,nünalispeciavumcunt
un’ansia,alsumeavachelvegnésspròpiulMes-
sía
, il nostroNatale era così, noi lo aspettavamo
conuna taleansia, sembrava chevenisseproprio
ilMessia (circ.Vezia).uno statod’animo che con-
ferma lanotevole importanza che la festahaas-
suntonellacoscienzapopolare (mentresulpiano
teologico gli eventi centrali della vicendadi Cri-
sto sono considerati la suamorte e la sua risur-
rezione):
Denedè,fèstelepióndograndacheui
pòvéssepartuttulmónd
, Natale, la festa più
grande che ci possa essere e per tutto il mondo
(Chironico),
Natál!Fèstadatücc,grandepinín,
dascióriepóvri,dasanemarée
,Natale!Festadi
tutti, grandi epiccoli, di ricchi edi poveri, di sani
e di ammalati (Malc. [10]). Con una buona dose
di ironiasiarrivavaasentenziareche
Pasqua,Di-
nadèeulsantucarnuèiènnitrèsulenitèded
l’ènn
,Pasqua,Natalee il santocarnevalesono le
tre solennità dell’anno (Quinto),
ifèstpüssée
grandièPasqua,Denedaaelsantucarnavaa
, le
feste più grandi sono Pasqua, Natale e il santo
carnevale (Arbedo-Castione [11]), esi raccoman-
dava di non svolgere alcun lavoro durante tali
giornate:
aPasqua,aDenedaaealsantissom
carnevaaonespófaanaótt
, aPasqua, aNatale
e durante il santissimo carnevale non si può la-
vorare (Sonogno). L’astensione è confermataan-
che per la Valle di Blenio: «il lavoro servile era
per l’occasione ridotto al minimo per evitare di
profanare il giorno sacro: così la vigilia si faceva
la riserva dell’acqua nelle secchie per non por-
tarla il giorno di Natale e a Prugiasco, ad esem-
pio, non si sgomberava il letame dalle stalle, un
particolareosservatopure ilVenerdìSanto» [12];
sono prescrizioni che si ritrovano anche in una
leggendanellaqualeunboscaiolo si vedepunito
per averle ignorate (v. il par. 1.22.3.) e sonoatte-
state pure dall’informatore del VSI di Vanzone,
nell’Ossolano, secondocuinelgiornodiNatale
nu
sapòrtagnéncal’aqua
, non si porta nemmeno
l’acqua.
1.2. Determinazione delladata
La caratteristica del Natale, rispetto ad altre
feste importanti del calendario liturgico, èquella
di essere legato auna data fissa, che però non è
sempre stata quella attualmente vigente. Nei
primi secoli del Cristianesimo, infatti, laChiesa
non aveva stabilito un giorno preciso per la na-
scitadiGesùedessaera ricordata inmomenti di-
versi a seconda delle regioni: in un’ampia area
Fig. 24.Natività raffigurata suun santino (Arch.As-
sociazioneSalitadei frati, Lugano).
1,2,3,4,5,6,7 9,10,11,12,13,14,15,16,17,18,...68
Powered by FlippingBook