Centro di dialettologia e di etnografia - page 11

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DeNeDAA
DeNeDAA
(Cavergno),
l’ènatradizziómchepalavigiliada
NatáliadavéssfòratüttaCavèrgn,parchèCa-
vèrgnusignífica«cád’invèrn»
, è una tradizione
che per la vigilia di Natale devono essere fuori
tutti aCavergno, perchéCavergnosignifica «casa
d’inverno»; per favorirne il rientro, grazieaun le-
gatovennestabilitounobolo,
lalimòsnadNatál
,
a cui avevano diritto tutti i patrizi che trascor-
revano in paese la notte di Natale; successiva-
mente il versamentodellasommastabilitavenne
sostituito da una deduzione dell’importo dalla
tassa comunale: lapraticaènel frattempo caduta
indisuso [30].
La durata del soggiorno a casa variava a se-
condadellesituazioni,mapotevaprotrarsiperdi-
verse settimane:
dasagnMartígnaDenedèeal
santissimcarnavèetüccintórnalnössfroghèe
, da
S.Martino (11novembre) aNataleal santissimo
carnevale, tutti attornoalnostro focolare (Brione
Verz.). Lapermanenzaprolungata consentivadi
partecipare alle diverse attività comunitarie o
religiose, che talvolta venivano espressamente
istituite in questo periodo. Così è stato a Men-
drisio per il Triduo dei morti, detto anche, come
in altre località del distretto, «Triduo dei mura-
tori», collocato ingennaioegestitodaunaPiaSo-
cietà, appositamente costituita sul finiredelSet-
tecento: con ilmutamentodelle condizioni sociali
e il forte regresso della pratica dell’emigrazione
stagionale, la tradizione, protrattasi per circa
duesecoli, èoggi stataabbandonata [31].Avolte,
invece, si èprovvedutoamodificare ladatadiuna
festa, per permettere appunto agli emigranti di
parteciparvi: così a Sessa, con la festa di S. Ca-
terina, spostata dal suo giorno originario e inse-
rita fraS. Stefanoe l’epifania [32], aMinusio con
lasagradellaMadonnadelRosario, anticipatada
ottobreamarzo [33], eaMorbioSuperiore, con la
festa dellaMadonna dellaCintura, collocata al-
l’inizio di dicembre.
Non sempre enonper tutti il rientro eraperò
possibile; numerose sono leattestazioni chepar-
lano di emigranti rimasti via da casa, per l’ec-
cessiva lontananza, per le ristrettezze economi-
che o per le esigenze dell’attività lavorativa; lo
riferisce, fra gli altri, in pieno Ottocento anche
Stefano Franscini: «i muratori, i tagliapietre, i
fornaciai, partono in
marzo
e ritornanopressochè
tutti in
novembre
ed in
decembre
. Ivetrai partono
di
maggio
e vengono per le
festediNatale
, ma
Fig. 27.
Natale 1913: la famigliaGianella di Comprovasco riunita nella sala di casa attorno all’albero deco-
rato (ASTi, fondo famigliaGianella)
.
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