Chiusure natalizie
I servizi dell’Amministrazione cantonale rimarranno chiusi i pomeriggi del 24 e del 31 dicembre 2024.
Esauritasi la corsa all'oro, i cercatori ticinesi dovettero decidere se tornare a casa o rimanere in California. Coloro che rimasero si convertirono così in altre professioni: alcuni si trasferirono in città e divennero negozianti, impiegati, camerieri e confettieri. Molti tornarono invece alle loro modeste origini e ai lavori della terra, preferendo la campagna e le attività da mungitori, agricoltori o allevatori. Nel Golden State, per esempio, sorsero dei ranch dove gli emigranti si cimentavano nell'allevamento del bestiame come veri cowboy e nella produzione di latte. In altri casi lavoravano nelle segherie o in industrie simili presenti nei paraggi. I ticinesi divennero così personaggi distintivi della "countryside" californiana, come testimoniano i personaggi di origini svizzero-italiane presenti in opere letterarie come La valle dell'Eden del premio Nobel per la letteratura John Steinbeck.
Coloro che riuscirono a far fortuna ebbero, in alcuni casi, occasione di tornare in Ticino dove investirono parte dei guadagni accumulati nella costruzione di ville, opere di devozione o - come nel caso di Carlo Martinoia (alias Charles Martin), detto il milionario di Tomales - importanti infrastrutture come la linea ferroviaria Locarno-Bignasco (anche detta Valmaggina). In contemporanea nacquero le prime banche del Cantone che videro un'impressionante crescita dei depositi, dai 21 milioni di franchi del 1890 agli 83 milioni del 1913. Secondo stime dell'epoca, nove decimi di questo patrimonio appartenevano alle famiglie delle persone trasferitesi lontano da casa (si veda Ceschi, Storia del Cantone Ticino - L'Ottocento, p. 320). Ma gli emigranti non tornavano a casa solo con ingenti somme di denaro, bensì disponevano anche dell'esperienza necessaria per investire in azioni ferroviarie, obbligazioni o speculazioni immobiliari. Un bagaglio di conoscenze imprenditoriali che permisero al Cantone di affrontare con maggior slancio la difficile condizione economica di quel periodo.
Mungere le vacche era un'attività massacrante che non procurava dolori solo alla schiena, ma anche alle mani. La continua frizione sulle mammelle dei bovini, infatti, procurava nel giro di pochi giorni grosse e dolorose vesciche sui palmi. Considerate le origini dei lavoratori ticinesi, le ferite sulle loro mani divennero un segno distintivo e vennero presto ribattezzate "Swiss diamonds", ovvero "diamanti svizzeri".