La scuola che verrà - Proposte per una riforma tra continuità e innovazione - page 45

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Nel corso del 2014 il Dipartimento ha posto in consultazione il documento
Profilo e compiti
istituzionali dell’insegnante della scuola ticinese
. Il documento, affrontando la tematica dell’i-
dentità professionaledel docente, intendeva presentare uno strumentoorientativo che con-
tribuisse a definire e descrivere le caratteristiche dell’insegnante e le aspettative formulate
nei suoi confronti. Gli esiti della consultazione sul documento rappresentano un punto di
partenza interessante per introdurre le proposte formulate dal progetto di riforma a pro-
posito del docente.Nelle prese di posizione sono stati espressi inmodo quasi unanime forti
dubbi emolteplici perplessità.Nel contempo sono stati messi in evidenza un bisognodiffuso
e trasversale di affrontare le tematiche che toccano l’identità professionale del docente: è
stata richiesta chiarezza su quali siano i compiti a lui attribuiti, sulle competenze richieste
per l’esercizio del suo mandato educativo, sui diritti e i doveri associati all’esercizio della
professione ed è stato riaffermato che all’azione educativa partecipano coralmente tutte le
componenti della scuola.
Senza voler entrare nell’analisi dettagliata delle perplessità manifestate circa i contenuti del
Profilo professionale dell’insegnante della scuola ticinese
(si rimanda per questo al rapporto del-
la consultazione) si osserva che queste ultime si sovrappongono ad altre perplessità espresse
nell’ambito della prima ampia consultazione interna sulla
Scuola che verrà
. Il punto di contatto
può essere identificato nell’interpretazione data al principio dell’autonomia del docente che
si riferisce al grado di indipendenza e di libertà del quale dispone nell’esercizio della propria
professione. Sebbene il principio sia generalmente condiviso e ritenuto un tratto centrale
della professionalità del docente, i tentativi fatti a livello internazionale di formalizzare una sua
definizione e descrizione hanno generato non pochi dibattiti nei quali, semplificando, i soste-
nitori di una professionalità vincolata da norme e da valutazioni (che tendono a considerare
la scuola come un’organizzazione impersonale, guidata da una logica funzionale e orientata
all’efficienza) si oppongono ai sostenitori di una professionalità svincolata (che tendono a
considerare la scuola come una comunità che apprende, all’interno della quale la dimensione
personale, relazionale e culturale prevale su quella funzionale).
L’opposizione appena descritta tra professionalità vincolata e svincolata, pur schematica, si è
manifestata anche nella procedura di consultazione sulla
Scuola che verrà
. Dalla lettura delle
prese di posizione i due principi appaiono come inconciliabili e irriducibili:o gli insegnanti sono
totalmente liberi nella loro azione professionale, anche dal ‘renderne conto’, oppure non lo
sono per nulla, vittime di una ‘funzionarizzazione’ generata dalle richieste o dai vincoli prodotti
dal sistema. Inmolti hannopoi sostenuto che il progettodi riforma intendesse intervenire sullo
stiledi insegnamentodel docente edi monitorarne leprestazioni,minacciando così il principio
di autonomia, influenzando negativamente il grado di soddisfazione lavorativa e intaccando
l’immagine del docente come professionista competente e reputato.
Nessuno dei due estremi appena illustrati descrive la realtà della scuola ticinese o si presta a
essere assunto comemodelloper la riforma.Occorrepiuttosto individuare unpuntodi equili-
brio, e una zona di intersezione tra le aree di competenza del sistema educativo e del docen-
te.All’interno di questo perimetro il principio dell’autonomia e della libertà d’insegnamento
restano inalterati.Autonomia non può tuttavia essere sinonimo di libertà assoluta: il docente
appartiene aun’istituzionee,assieme aunamolteplicitàdi attori,agisce all’internodel comples-
so sistema scolastico. Un’affermazione questa che sembra banale, eppure, determinare fino a
quale punto debba spingersi la formalizzazione dei vincoli imposti dal sistema e del margine di
autonomia del docente risulta essere un’operazione complessa e delicata.
Una delle vie praticabili per risolvere questa tensione consiste nel considerare la scuola come
un ‘sistema di esperti’, la cui qualità dipende proprio dall’autonomia e dalla professionalità
dei suoi attori, per cui risulta inutile, anzi dannoso, un controllo diretto dell’attività lavorativa.
Il sistema deve definire delle condizioni quadro, delle finalità a cui tendere, che verranno
monitorate sul piano generale, ma saranno poi i docenti a definirne le modalità concrete di
attuazione. Invece del ‘controllo’ o della ‘sanzione’, il migliormodo di regolare eventuali scosta-
menti troppo vistosi dalle finalità, è quellodi costituire all’internodegli istituti delle comunità di
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