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DEBÚSc
DEcHEnŒ
soedel cibo; atto corrispondentea taleuso’ (‘festino’,
secondokeller) [2]. il mutamento di genere è anche
nel mil.
debòsg
«scapigliatura», come si vede chia-
ram. in
dassaldebosg
«straviziare, darsi agli straviz-
zi»; v. ancora
fa debosg insema
‘mangiare insieme,
banchettareabbondantemente’ [3];un’uscitaparago -
nabile presenta il sost., probabilm. masch., della lo-
cuz. bellinz.
in babönsg
‘in euforia, in eccitazione, in
allegria’ (Gudo [4]), che potrebbe corrispondere all’it.
bisboccia
(a suavolta reinterpretazionedi un
disboc-
cia
quale replicadelmodello francese succitato [5]).
Bibl .: c
HEruB
. 2.13.
[1]S
talDEr
416, cfr.k
EllEr
,Soprac.63.54-55. [2]
tlF 6.755-756, cfr. FEW 15.39b; k
EllEr
, Soprac.
63.99. [3]c
HEruB
. 2.13; v. anchelEi,Germanismi1.
164.25-30, cfr. pag. 162.37-39. [4]lSi 1.161. [5] lEi,
Germanismi 1.169.9-10.
Petrini
Déca (d
s
ka) s.m. tipo di gergo (osco).
Uldécal’énafórmulach’ianntacóláfórsidumá
cèrti famili, ... perchémían tücc i familidupaésu
l parlavan. ... L’am p∑ imparòu natüralmént dai
nöss pá e dai nössmam e dai nöss √íï, ... parmía
lassè capídai altri chéll ch’udisévan trada lóu
, il
déca
èuna formula chehanno adottato forse solo
certefamiglie,perchénontutte lefamigliedelpae-
se loparlavano. l’abbiamopoi imparatonatural-
mente dai nostri papà, dalle nostremamme, dai
nostri zii, [che lo impiegavano] pernon lasciar ca-
pireaglialtriquellochedicevanotradi loro [1].
L’é
pióndadificil da capí chedaparlè: parlè, una òu-
ta ch’i éum s® un grèi d’alenamént tu riéss fa-
cilmént; capí, tudévatmai pèrd l’atenziónperché
dòpo tu capissat pi®nòta
, èpiùdifficileda capire
chedaparlare: parlare, unavolta chehai [aveva-
mo]unpo’ di allenamento, riesci facilmente; capi-
re,nondevimaiperdere l’attenzione,perchédopo
non capisci piùniente [2].
Puòesseredefinitouna linguapergioco,basa-
tasumeccanismidideformazionedelleparoledel
dialetto localeeusata con funzione criptica; il ri-
sultato è un linguaggio ad accentazione fissa,
dall’andamento ritmico regolare ed essenzial-
mentediversodaquellodei dialetti lombardi oc-
cidentali:
lelldéche lödégnö um lerdépe un lodé-
po lardéna
(equivalentealdial.
chéll gn∑umpèr
umpònar
),quello lìmisembraunpo’sciocco,«
lu-
sadécu i lamdédaa lestudéche lergumdébe lödé≤ö
al lidédi?
» «
A i lamdéda linchdéci lanchdéfra
»
(dial. «
cusa i dama chéstobèrgum ≤∑al dí?
» «
A i
damcinch franch
»), «cosadiamoaquesto [falcia-
tore stagionale] bergamasco qui al giorno?» «Gli
diamo cinque franchi» [3].
Questo particolare codice si ottiene attraverso la
sovrapposizione al sistema ospite, costituito dal dial.
locale di osco, di tre procedimenti linguistici: la po-
sposizione incodaallaparoladellaconsonanteodelle
consonanti iniziali con la rispettiva vocale (che ricor-
da inpartequantoavvienenel≠
larpa iudre
diMen-
drisio); laprostesidi
l-
(odi
v-
nel caso in cui laparola
originaria cominci per
l-
o per vocale); l’inserzione
dell’infisso invariabile
-dé-
, cheha il ruolodimarchio
caratterizzantee che staallabasedel nomedel gergo
(meno chiaraper contro lamotivazionedell’aggiunta
della sillaba finale, che risponde forse solo al deside-
riodirenderepiùcorposaladenominazione)[4].ilmec-
canismo di alterazione piuttosto complesso induce a
pensare, secondoVicari, aduncanaledipenetrazione
esternocheeglinonèperòriuscitoad identificare [5].
Perunadescrizionepiùparticolareggiatadeimec-
canismi di formazione del gergo e per valutazioni di
carattere sociolinguistico si rinviaagli studi citati in
bibliografia.
Bibl .:DoSi4.83-90,B
Erruto
-V
icari
,liDi2.3/4.
11-20.
[1] DoSi 4.83. [2] DoSi 4.88. [3] DoSi 4.87. [4]
DoSi 4.86. [5]DoSi 4.85-86,89.
Gianettoni Grassi
déca≠
gram
DE≥aDaBÒtt (de≤adab
ä
t) avv. Più che a
sufficienza, in abbondanza (Soglio [1]).
Dalla locuz.avv. sinonima eng.
dech ed avuonda
[2], consostituzionedell’avv.≠
abòtt
‘abbastanza’ ad
avuonda
permancanza di un suo corrispondente di-
retto:
ebónda
‘id.’ risulta infatti attestato solo nella
SopraP. (≠
aonda
), dove dà peraltro luogo, sottopo-
sto allo stessomodello eng., a≠
dre≤adabónda
‘più
che a sufficienza, in abbondanza’.
Bibl .: [1] S
taMPa
, Bergell 120. [2] DrG 5.129.
Petrini
decámetro≠
métro
DEcHEnŒ(dekení)v.1.Soffrire,deperire,mo-
riredi inedia.–2.appassire(caviano).–3.Strug-
gersi, sciogliersi (Vairano).
Var.:
dechení
,
dechenii
(Gamb.),
deghení
(como-
logno).
1.
Dechenii unz a unz
, deperire poco a poco
(Vairano),
la degheniss
, deperisce (comologno),
s® ai Li¥ünc la √ía lam fèva deghení dala fam
,