Centro di dialettologia e di etnografia - page 20

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DeNeDAA
DeNeDAA
e per i bambini (Solduno): ancora nei primi de-
cenni delNovecento era conosciuta la tradizione
dellequestuenatalizie, effettuateda ragazzi che
giravano di casa in casa ricevendo dei piccoli re-
gali,
labonamándaNatál
(Rovio), di regola in
natura e costituiti soprattuttodadolci eda frut-
ta. Per lo più si presentavano alla sera della vi-
gilia, così a Brione Verzasca, dove al grido di
beròtt
, ballotte, chiedevano castagne lessate con
labuccia onoci [82]; aCaviano, appena finita la
messa, i ragazzi bussavano alle porte delle case
dicendo:
asémsciáacercálasandoníaesetem
ladémíairattistiramíavía
, siamo quaa cer-
care lasanta regaliaesenonme ladai i topinon
sene vanno, ottenendo fichi secchi, nocciole, no-
ci e in tempi più recenti anchemandarini [83]; a
Tegna si recavano in tutte le case con un ramo-
scello d’alloro di cui gettavano alcune foglie sul
fuoco, dicendo
bóndí,bónfèst,apòrtillòri
, buon
giorno, buone feste, porto l’alloro: in cambio ri-
cevevano qualche centesimo; a Palagnedra an-
davano ingruppoalla seradellavigilia, finita la
novena, portandogli auguri e ricevendopiccoli e
semplici doni, consistenti in arance, mandarini,
arachidi, cioccolatini: particolarmente ossequia-
ti erano ilparrocoe il sindaco, ilqualeoffriva
vin
brûlé
, vino caldo speziato, e una veneziana, dol-
ce donato pure dal parroco, che distribuiva inol-
tre un panino conuva sultanina [84]; aFusio la
pratica prende un nome particolare:
parNatál,
lavigilia,itosóiigirapaicáalbunmascarunín
,
perNatale, allavigilia, i ragazzigiranoper leca-
se per la questua natalizia, ricevendo qualche
soldo, fazzoletti,matite,quaderni;aBoscoGurin
la raccolta avviene con i ragazzimascherati con
rami e foglie di sempreverdi [85]. In altre loca-
lità l’usoha luogo il giornodiNatale, alpomerig-
gio, come a Sonogno, dove i ragazzi giravano
a
scercaaiberòttdelBambígn
, ricevendo casta-
gne, noci oaltri frutti [86] oallamattina, comea
Vanzone, dove si usava
náaciarcálbundéd
Dinál
, andareacercare lamanciadiNatale;nel-
lostessovillaggio ipoveridelpaeseportavanoal-
le famiglie benestanti dei ramoscelli di ginepro
raccolti alla vigilia (cfr. il par. 1.9.3.2.), avendo-
ne in cambio unapiccola strenna.
Diversa e più articolata era la tradizione ri-
masta invogaaRivera finverso lametàdeglian-
ni Ottanta del Novecento:
itacavaulvinticinch
denuémbru,parsantaCaterina,desòlititusón,
dòpuums’ènaidüannnümdótusannparchèu
gh’éramigatusón,umandavacáparcáadiil
patèr,umandavafinaalvintiquatru,lavigilia
deNatál
, cominciavano il 25di novembre, perS.
Caterina, di solito i ragazzi, dopo siamo andate
dueanninoi due ragazzeperchénon c’eranoma-
schi, andavamo di casa in casa a recitare il pa-
ter, andavamo fino al 24, la vigilia di Natale. I
ragazzi, divisi pergruppi, giravanoper le frazio-
ni del paese, recitando le preghiere in ginocchio
davantiall’usciodellecase;per ilgiornodiS.Lu-
cia (13 dicembre) alle preghiere si accompagna-
va un canto. Come compenso ottenevano casta-
gne, mele rosse, a volte nocciole; alla sera della
vigilia veniva distribuita
refügascinadeDene-
daa
, la focaccinadiNatale, allaquale si aggiun-
geva qualche spicciolo, di entitàmaggiore nelle
famiglie benestanti: negli anni Trenta questa
mancia supplementare oscillava fra i 20 e i 50
centesimi, arrivando anche a1 franco in casi ec-
cezionali [87]. AdAirolo i ragazzi delle famiglie
patrizie si recavanodi casa in casaa
≤antèlBer-
natüss
, deformazione popolare di «Puer natus»,
nome del tradizionale canto natalizio in latino
eseguito di regola in chiesa [88].
1.8. Auguri
Ampiamente diffuso è lo scambio di auguri in
prossimitàdella festività:
bónNatál
;
bóifèstebón
Denedál
(Loco),
fabónDanadèe,bónnfèstebón
ann(Moleno), (fa’) buon Natale, buone feste (e
buonanno).Talora l’augurioassumevatonischer-
Fig. 33.
Copertinadella
RivistadiBellinzona
conal-
cuni fogli volanti natalizi (daRiv.Bell. 6.1.).
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