Centro di dialettologia e di etnografia - page 21

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DeNeDAA
DeNeDAA
zosi, dettati dallaprospettivadi una ricca offerta
alimentare:
bónnfèstebunNatálebónacarna
d’animál
, buone feste ebuonNatale ebuona car-
nedimaiale (Arogno), «buone feste, buonNatale,
c’è il cappone damangiare, c’è il vino del vascel-
lo, che impienisce il bottascello» (Mendrisio), fi-
lastroccaattestataversogli anniOttantadell’Ot-
tocento, in un italiano fortemente condizionato
dal dialetto, con i termini ‘vascello’ e ‘bottascello’
che riprendono i dialettali
vassèll
‘botte’ e il dimi-
nutivodi
botásc
‘ventre, pancia’; cfr. qui anchegli
analoghiauspiciper l’annochestaper finireeper
quellochestaper iniziare:
bónprenzipiebónafin
ebónacarnadecaponínede galinn
(Gandria) e,
oltreconfine,
bónpranzépi ebunafénebunacarn
adcapunén
(Vanzone), buon inizio ebuona fine e
buona carnedi capponcino (edi galline).
Nonostante la tendenza a restare a casa pro-
pria il giornodiNatale (cfr. il par. 1.3.), eramol-
to diffusa la consuetudine di recarsi lamattina
dai parenti a fare gli auguri:
itusúi ivaadái
bóifèsteigrancifal’istèss
, i ragazzi vanno ad
augurare buone feste e gli adulti fanno lo stesso
(Berzona),
uldídaNatáll’éraunvéroviaváipar
ulpaésaaugürábónnfèst
, ilgiornodiNataleera
unveroviavaiper ilpaeseadaugurarebuone fe-
ste (Stabio); aMorbio Inferiore l’abitudine veni-
va detta scherzosamente
girdalaLüzzina
, con
riferimento alla consueta passeggiata cittadina
luganese, divenuta proverbiale a significare un
giro lungo, tortuoso;
alamatinadaNatál,quand
séaunfiöö,culmèpáeimèfredéianavumafá
lgirdiparéntafaghiaügüri;imadavanunci-
chéttdamarsalaodavèrmut
, alla mattina di
Natale, quandoerounbambino [nellaprimame-
tà degli anni Sessanta del Novecento], conmio
padree imiei fratelli andavamoa fare il girodei
parenti per faregli auguri; ci davanounbicchie-
rino di marsala o di vermut (Mendrisio); a Ca-
vergno i ragazzi si recavano dal padrino, che rin-
graziava offrendounbicchieredi vino, dolciumi e
mezzo chilogrammo di pane. Inmolti luoghi ci si
premurava di non far mancare un saluto ai cari
defunti:
dòpudisnátütiandavanalcimitéria
trováipòrimòrtep∑safermavanindiusteriia
bévincumpagnía
, nel pomeriggio tutti andavano
al cimiteroa trovare i poverimorti epoi si ferma-
vanonelle osterie abere in compagnia (Stabio).
Particolareera la consuetudinediffusa fra ca-
merieri, fattorini, uscieri e inservienti di varie
istituzioni oassociazioni che,nellasecondametà
del
xIx
secolo e nei primi decenni del
xx
, distri-
buivanoai clienti eai soci fogli volanti astampa,
non di rado scritti anche in dialetto, con poesie
augurali o di scherzosa lamentela sulle proprie
prestazioni e sulla propria condizione finanzia-
ria, elogiando il proprio operato al fine di otte-
nere una piccolamancia:
bónnfèst,bónfin,bón
capodann,prosperitáabrazzadapann,danéea
müccindiscarzèll,maregordévdalvòstbidèll
,
buone feste, buona fine, buon Capodanno, pro-
sperità in abbondanza, soldi amucchi nelle ta-
sche, ma ricordatevi del vostro bidello (Massa-
gno [89]);
macaladamangiáedavestiss,gh’u
sémperfrécc,sumgeraacómibiss,lamíarisur-
sal’èaifèstdeNatál,ciapandqueicòsslamava
mingamal;
...
aisciuriduncaelseracomanda,
l’üscérintòcchdelanòstabanda
, mi manca da
mangiare e da vestirmi, ho sempre freddo, sono
gelato come le bisce, lamia risorsa è nelle feste
di Natale, prendendo qualcosa non mi va mica
male; ai signori dunque si raccomanda, l’usciere
in rovinadellanostrabandamusicale (Bellinzo-
na [90]); ancora più drammatica era la supplica
fattanel1865da talePeppino,
primgióvenalca-
fèTeater
, primogarzoneal caffèTeatro, per chie-
dere soldi agli avventori:
Scióri!Aiütém,vepré-
ghi,perNatál,altriménnvóoincarétaal’ospitál
,
Signori! Aiutatemi, vi prego, per Natale, altri-
menti vado in carretta all’ospedale (Bellinzona
[91]).
Fig. 34.
Fogliovolante congli auguri dell’uscieredel-
labandadiBellinzona (daRiv.Bell. 6.1.16).
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