La scuola che verrà - Proposte per una riforma tra continuità e innovazione - page 25

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Ladifferenziazione come supporto all’equità
Nell’ambito della prima ampia consultazione interna sul documento
La scuola che verrà
, e an-
cora più intensamente nel dibattitomediatico animatosi attorno al progetto di riforma, sono
emerse a più riprese perplessità circa la relazione tra differenziazione ed equità scolastica.
Molti osservatori hanno espresso forti dubbi, dichiarandosi preoccupati dall’eventualità che
le strategie immaginate dal progetto di riforma in ambito di differenziazione producano un
abbassamentodella qualità dell’insegnamento,pregiudicando la scolarizzazione degli allievi con
facilità di apprendimento e favorendo eccessivamente gli allievi che hannomaggiori difficoltà
ad adattarsi alle richieste scolastiche. La differenziazione sfavorirebbe gli allievi più dotati che
si vedrebbero meno considerati e stimolati proprio in ragione delle loro capacità superiori
alla media. Secondo questi osservatori, il progetto di riforma non raggiungerebbe dunque lo
scopo dichiarato di promozione dell’equità ma, al contrario, genererebbe parzialità, ulteriore
discriminazione e nel contempo una deriva verso il basso del livello qualitativo della scuola.
Innanzitutto va detto che la differenziazione non è uno strumento tendenzialmente o unica-
menteutilizzatoper compensare le lacunedegli allievi piùdeboli,ma al contrariouno strumen-
to che tiene conto senza discriminazione alcuna delle diversità (di qualunque tipo esse siano).
I timori e le perplessità appena elencate rispecchiano poi un dibattito più ampio che attra-
versa il campo degli studi sui sistemi educativi, dove le letture critiche della differenziazione
interrogano le interazioni tra l’adozione di misure di discriminazione positiva e la parità di
trattamento, rispettivamente la giustiziae l’equità scolastica.Tuttavia,proprioun’interpretazione
non superficiale dei principi della parità di trattamento e della giustizia scolastica permette di
moderare i timori espressi nei confronti della relazione tra differenziazione ed equità.Occorre
in effetti evitare di assimilare i concetti di ‘eguaglianza’, ‘uniformità’ ed ‘equità’. Offrire a tutti
gli allievi un insegnamento uguale o uniforme non produce necessariamente equità. Inversa-
mente, una distribuzione equa di conoscenze, di competenze e di opportunità educative può
essere raggiunta adattando le modalità di insegnamento all’eterogeneità degli allievi, rispetti-
vamente all’eterogeneità delle loro intelligenze, delle loro capacità, delle loro competenze (e
ancora dei generi, delle etnie, delle nazionalità). Indispensabile dunque distinguere l’eguaglianza
dei risultati (in termini di successo e di carriera scolastica) dall’uguaglianza di trattamento che
prevede ‘una scuola uguale per tutti’.
Qualità dell’insegnamento e risultati ottenuti dagli allievi restano punti fermi, ai quali nessuno
intende rinunciare. Bisogna tuttavia raggiungere una ‘giusta eguaglianza’ nella distribuzione del
bene finale, applicando una ‘giusta diseguaglianza’ nell’impiego dei mezzi strumentali.Tradotto
nei termini delle proposte formulate dal progetto di riforma, la diversificazione delle strate-
gie d’insegnamento, dell’approccio e delle pratiche didattiche è funzionale all’ottenimento di
un’eguaglianza dei risultati (dove per eguaglianza si intendono i migliori risultati possibili per
ognuno), il cheequivale a produrreequità. In altreparole si potrebbepensare che
la Scuola che
verrà
tollera, anzi promuovedelledisuguaglianzedi trattamento inquantopienamente compa-
tibili con la promozione di una scuola equa: attraverso la differenziazione si intende perseguire
una giusta eguaglianza nella distribuzione del bene finale (i risultati scolastici) che si combina
conuna giusta diseguaglianza nella distribuzionedei beni strumentalimessi in campo (ottenuta
attraverso la differenziazione).
Pratichedi pedagogiadifferenziata
La scuola ticinese si vuole inclusiva ed equa. L’inclusività non si limita alla convivenza di allievi
diversi all’interno dello stesso spazio scolastico; prevede piuttosto che la scuolametta in atto
strategie pedagogiche e didattiche che permettano a tutti nella loro diversità e nel miglior
modopossibiledi raggiungere lefinalitàpreviste.Analogamente,una scuola equa nonpropone
a tutti la stessa offerta, bensì tiene conto del principio che una medesima offerta non è usu-
fruibileda tutti allo stessomodo e che gli insegnamenti non si tramutano necessariamenteper
tutti in apprendimenti proprio a causa delle differenze esistenti fra gli allievi.Affinché la scuola
I
.B.2
I
.B.3
Ottenereunadistribuzione
equadi conoscenze,
competenze e opportunità
educativeadattando
lemodalitàdi insegnamento
all’eterogeneitàdegli allievi,
rispettivamenteall’eteroge-
neitàdelle loro intelligenze,
delle loro capacità,
delle loro competenze.
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