Centro di dialettologia e di etnografia - page 11

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C‚‚
C‚‚
pegnarsi, impegolarsi (Brusio).–
Portálcüü
,por-
tare il culo: entrare, venire, recarsi (rovio),
alu-
ralüüalgafavapurtálcüüeculrastrualmü-
giavalabuasciainuncantún
, allora lui li faceva
spostare [i buoi] e col forcone ammucchiava lo
stallatico inun angolo (Mendrisio [52]). –
Rómp
alcüü
, rompere il culo, nel duplice senso di ‘an-
noiare, infastidire’ (generalm.) e di ‘ostacolare’
(loc.);
it’amairóttelcuunissún?
, non ti hamai
rotto il culo nessuno?: nessuno ti ha mai inse-
gnato la creanza, ti hamai castigato? (Brissago).
Sculdáulcüü
, scaldare il fondoschiena: sculac-
ciare (pedrinate),
scaldághurcüüavün
, pren-
derequalcunoacalcinel sedere (gravesano [53]);
andáascaldassrocú
, andare a scaldarsi il se-
dere: andare, finire all’inferno,morire (Sonvico).
–arossura,
stègn∑aspatascèfòlciüu
, starse-
ne lì a spiaccicare il culo: in panciolle. –Mutua-
ta verosimilmente dal linguaggio giovanile è la
locuzione
stásülcüü
, stare sul culo: essere, ri-
sultare antipatico, sgradevole, insopportabile. –
Tirápalcüü
, tirare per il culo: prendere in giro,
beffeggiare, satireggiare (Camignolo, Stabio),
tirá
lc®aün
,deridere, ridicolizzareunapersona (Cer-
tara). –
Tirádrélcüü
, tirare dietro il culo: tra-
scinarsi, procedere, camminare (rovio). –Qua e
là,
tiráindréalcüü
, tirare indietro il culo: tirar-
si indietro, disimpegnarsi, rifiutarsi, mancare
alle promesse; –
tirás®alcüü
, alzare il sedere:
alzarsi, muoversi, darsi da fare, togliersi di tor-
no:
tiresúchéllcuu!
, alzati, datti da fare! (Bre-
no). – in qualche località,
fasst∑in(dal)c®
, far-
si prendere in culo: farsi odiare, rendersi inviso,
inimicarsi;
fasstòoincul
, farsi compatire (Bris-
sago). –
‚smasslu≤öö
, annusarsi il culo: cono-
scersi intimamente, specieneidifetti (Cavergno).
Avéghin(dal)/sülcüü
, avere in odio, in di-
spregio:
vènnsciávünpelc®
, avernequaunoper
il culo: averlo in odio, inantipatia (S. antonio),
e
ghn’ò gnáinculu!
, me ne infischio! (Chironico),
chichepissaciarigh’ainculelmédigh
, chi ori-
na chiaro se ne infischia del medico: un’orina
chiara è indizio di buona salute e, in senso fig.,
chi è sincero e ha la coscienza a posto non teme
nessuno (Brissago),
cávaraservidagan’aincüü
ulbécch
, capra fecondata se ne infischia del bec-
co: riferito agli ingrati (Mendrisio),
véghincüü
l’Ulanda
, infischiarsi dell’olanda: di tutto (Ba-
lerna);
n’uincüügenée,cheimèmèrliiulevée
,
mene infischiodi gennaio, ora che imieimerli li
ho allevati: parole di scherno o di rivalsa che la
leggenda attribuisce allamerla al suo uscire dal
comignolo, dove si era rifugiata con i suoi piccoli
per ripararsi dai rigori dell’inverno, e dal quale
emerse, dabiancaqual era, con ilpiumaggiocom-
pletamenteanneritodalla fuliggine (Balerna).la
frase è talora ripresa a mo’ di aforisma per se-
gnalare la fine della stagione fredda. aBrissago,
invece, per rimarcare il fatto di non avere più bi-
sognodell’aiutoaltrui, si esclama
lamèrlalacan-
ta:at’òincul,sgenè,iméfiéeaiòlevè
, lamerla
canta:mene infischiodi te, gennaio, imiei figli li
ho allevati. –
Nátórnuvéndalcüü
, andare in gi-
roavendere il culo: esseresvergognato, senzapu-
dore (rovio). –
Voltárocú
, volgere il sedere: an-
darsenearrabbiato, scontento (Sonvico),
vultaaal
≤üü
, fuggire (Campo vMa.),
vultáulciú
, ignora-
re, tradire, abbandonare, lasciare privo del pro-
prioappoggio (Chironico),
voltághalcüü
,disprez-
zarlo (rovio).
9.4.2. inunione conaggettivi:
véghbrüttalc®
(Certara,Sonvico,Stabio),…
olcüüspórch(oso-
gna), avere il culo sporco e, similmente,
véigh
spusgi®ulchi®
, avere il sedere punto (olivone
[54]), con cui si allineerà probabilmente
véghal
cüüpiéndagücc
, avere il sedere pieno di aghi
(rovio): avere lacoscienzasporca, sentirsi incol-
pa, esserecolpevole,malvagio. –
Lagh’amócald
ol≤®
, ha ancora caldo il culo: di vedova che vuo-
le risposarsi (Biasca [55]). –
Vèghil≤uufrust
,
avere il sedere frusto: essere vecchio (verscio),
cfr. al par. 12.12. –
Véghelcuuguzzcomènogu-
gia
, avere il sedere aguzzo come un ago: essere
moltomagro,macilento (roveredogrig.). –
Végh
ulcüüpiatt
, avere il sederepiatto: esseregrasso
(viganello), lavorare poco, oziare (Brione verz.,
viganello). –
Véganpiénalcüü
, averne pieno il
culo: essere stufo, infastidito, nauseato; –
végh­
elcuupién
, avere il sedere sodo (Brissago),
végh
urcüüpiéndafregái
, avere il culo pieno di bri-
ciole (Bosco lug.): vivere agiatamente, non ave-
re preoccupazioni di sorta, stare bene finanzia-
riamente;
véghpiénulcüüd’ai
, avere il culo
pienod’aglio:nonavere fastidi, preoccuparsi inu-
tilmenteperdelle futilità (Balerna). –
Avégh/vi-
gníalcüüquadro
, avere, venire il culo quadro:
stare a lungo seduti o essere costretti a fare un
lavoro sedentario, v. anche al par. 12.9
.
Vèial
≤üürudund
, avere il culo tondo: di persona inca-
pace di stare seduta (linescio). –
Tigníulcüü
strécc
, tenere l’ano stretto: fare sacrifici (Morbio
Sup.),v. inoltrealpar.12.13.–
Véghorc®téndra
,
avere il culo tenero: essere piovigginoso, delme-
se di settembre (Mugena), cfr. al par. 12.29.
9.4.3. in unione con complementi di luogo:
métt(s®)alcüüinfascia
, mettere il culo in fac-
cia: diventare paffuto in viso (rovio,Mendrisio),
véghalcüüinfascia
, esserepaffuto, grasso (Sot-
toC.), esseresfacciato, spudorato (SopraC.), esse-
re fortunato (Bell., Mendr.), donde le espressio-
ni
fazza dac®
, viso paffuto (S. Domenica),
facia
dacüü
(locarno),
…dacuudafrá(Carasso), fac-
1...,2,3,4,5,6,7,8,9,10 12,13,14,15,16,17,18,19,20,21,...76
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