Centro di dialettolgia e di entografia - page 29

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DΔi
DΔi
nellaromania [25] e forseanchenella formadoc. tic.
(seppure tarda) «
herum
», nel chiaro significato di
‘portico’ (cfr. i valsug.
èra
‘porticoper i carri’,roncone
éra
‘portico coperto’ [26], con il tic.
èra
‘porticatodella
stalla’ a Grancia): «sedens in bancho pro jure red-
dendo ... subtus
herum
seu porticum de novo fac-
tum» (rancate 1520 [27]).
l’ipotesidirohlfssi inserirebbenel fenomeno,ben
diffusonellaromania occidentale, del femminile ac-
crescitivo (per esempi di pertinenza spaziale v.
prée
‘grandeprato’ e
pré
‘piccoloprato’ nellaFrancianord-
occid., icat.
horta
‘territoriousatocomefrutteto’e
hort
‘piccolofrutteto’,glispagn.
campa
‘grandecamposen-
zaalberi’ e
campo
‘campo’ [28];per laSvit. cfr., frava-
ri es.,≠
calderòla
,
cavagna
,
cortèla
), che è attestato
giànel latino tardoeche implicanonsoloderivazioni
femm.da formemasch., bensìanchecasi contrari (ad
es.
F
Å
VEa
‘fossa, buca’ >
FoVEuS
) [29]. Sembrerebbe
dunque lecito supporre che inBlenio eleventina sia
stata sfruttataquestapotenzialitàdella linguae che
per un periodo siano coesistite due forme: un’
º
rEa
femm., che designava uno spazio all’aperto e che si
specializzanel sensodi ‘aiaper trebbiare’, eun*
arEu
masch., che indicava inveceunospaziopiùristrettoe
che si conserva successivamente nella denominazio-
nedelsottotetto.nelleduevalliconsiderate, l’aiaè in
effetti ubicataesclusivamenteall’aperto, spessovici-
noalle
rascane
(grandi intelaiaturedi legno su cui si
pongono i covoni dei cereali a essiccare) e viene indi-
cata con il termine femm.≠
èra
[30],mentre il
déi
è
il luogo dove i prodotti della trebbiatura vengono ri-
posti e conservati (cfr. al par. 1.).
l’incompatibilità fra gli esiti di *
arEu
e quelli del
suffisso -
º
riuM
(v.tab.6)acorzoneso,chironico,So-
brioePollegio, chesi rivelanellaconservazionedella
-r
in
dèir
,
dér
e
dèr
,puòessere forsespiegatacomecri-
stallizzazione di una fase fonetica più antica nel so-
stantivo, superata invecepoinel suffisso, comesi può
osservaredalladiffusionegeneraledellasua forma
-éi
[31].Del resto, la
-r
viene conservataancheadairolo
nel derivato
der∑
. anche
dèier
aMalvaglia può rap-
presentare una formapiù antica rispetto a
déi
, se la
fase successivaad *
-air
è stata *
-èir
; per il particola-
reesitosicfr. levarie formesoprac.
≤aiar
,
ciaiar
,
ciaer
ecc. < lat. *
clariu
, var. di≠
ciar
‘chiaro’.
Perquanto concerne invece la
d-
, secondo illEi le
spiegazionidatenonsonoconvincenti [32].Salvionivi
vedevauna
d-
prostetica, che ritrovavanei blen.
dar-
bia
‘fiscella’, valcannob.
dáuna
‘alno’, valses.
dedera
‘edera’,
dèrta
‘erta, clivo’, bol.
dalta
‘parapetto’ [33];
questi casi hanno tuttavia ricevuto spiegazioni alter-
native [34] (nel casodi
dedera
,un ripensamentodello
studioso stesso [35]). Dal canto suo, rohlfs vi ricono-
sce lapreposizione
DE
, che si sarebbeunitaal sostan-
tivoseguente, partendoda formulazioni come
descen -
dodeario
[36].tuttavia l’ipotesidiunaconcrezionedi
DE
appare poco economica poiché, in tal caso, la fun-
zione sintattica della preposizione rimarrebbe ine-
spressa (
*descendod-ario
).
un’alternativa plausibile sarebbe la concrezione
dellacons. finaledellaprep.
aD
: comegiàpropostoda
Salvioni per la variante
dalp
(v. ≠
alp
) [37], si po-
trebbesupporrecheancheall’originedi
déi
visianodei
costrutti del tipo
*subeoadareu
, ove la
d
dellaprep.
si sarebbe agglutinata al sostantivo, mentre la fun-
zionedi prep. verrebbemantenutadalla
a
.
Perquanto riguarda
soldéi
, Salvioni vi vedeun in-
crocio fra
soléi
<
Sol
º
riuM
e
déi
[38]; dal canto suol.
Demaria, corrispondente locale del VSi, individua in
soldéi
la forma di partenza (di cui non offre però
l’etimo) da cui deriverebbe
déi
perdiscrezionedell’at -
tacco, rianalizzato come prep. articolata: a leontica
sarebbe infatti attestata l’alternanza
ol déi
‘il solaio’
e
i soldéi
‘insolaio’ [39].Dalmomento che la forma
déi
èquellapiùdiffusanel restodel territorio, l’ipotesi di
Demarianonpare convincente; al contrario, lagenesi
del lemma potrebbe essere cercata nella concrezione
della preposizione articolata
sul
preposta a
déi
, nel
tipo di costrutti illustrato daDemaria, la quale por-
terebbe in seguitoa formulazioni del tipo
u i amanái
sül suldáir
, li ha condotti sul solaio (olivone).
alcuni informatorisegnalanoaccantoa
déi
e
dirón
anche la presenza di var. di ≠
spazzacá
(Pollegio,
Giornico,Dalpe),chealtrefonti individuanocomemo-
derne rispetto agli usi tradizionali (cavergno, cevio
[40]).–V.anche
≠dèra
‘piccolacascina; catapecchia’
(Malvaglia) e
lirón
‘locale in cui si conserva lapaglia’
(avegno).
Bibl .: aiS 5.869,M
onti
64,67.
[1] o
rElli
, Sant’antoni 25. [2] D
El
P
iEtro
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B
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π
S
träHl
134. [13] F
orni
, Semin.dial.,
v. inoltreo
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ianco
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ar
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DESSuS
,Dipl. 1.150. [24]r
oHlFS
,ager28en. 7,8. [25]
r
oHlFS
,ager28-29. [26]S
alVioni
-F
aré
,Postille626,
S
alVaDori
188. [27] aSti, Fondo pergamene, Men-
drisiotto 26. [28] k
aHanE
, roPh. 2.147,148,150. [29]
1...,19,20,21,22,23,24,25,26,27,28 30,31,32,33,34,35,36,37,38,39,...60
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