Centro di dialettolgia e di entografia - page 43

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Dénc
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chiodi di garofano contro ilmal di denti (Brusio).
a castasegna si applicavano sul dente infetto
semi di porro misturati a della cera. alcuni di
questi rimedi avevano anche l’obiettivo di ottu-
rare il bucoscavatodal processo carioso.Dalle te-
stimonianzedei corrispondenti si apprende inol-
tre che vi erano persone che masticavano una
ciccadi tabaccoomettevano tabaccoopolveredi
tabacco sul dente malato, mentre a Biasca si
usavaanche tenere inboccaun fico secco. inVal
diBlenio si cercava sollievomasticando la radice
di imperatoria misturata con del tabacco [23],
mentre fra i montanari biaschesi si preferivano
le foglie di semprevivo maggiore [24]. nella se-
condametà dell’ottocento, un almanacco di dif-
fusione popolare decantava come eccellente ri-
medio la polvere di allume, introdotta nella
cavitàdeldente [25].Sepoi lasituazionesi faceva
disperatae il dolorediveniva così intensodanon
lasciare intravederealtrapossibilitàdi soluzione
che lapaventata edolorosa estrazionepermano
di unmedicoo, peggioancora, diun cavadenti, si
poteva ricorrere, inalternativa, adalcuni rimedi
espressamente destinati a far cadere il dente
senzadover soffrire troppo; è il caso, adesempio,
della celidonia [26], che si utilizzava sfregan-
doneripetutamente il latticegiallognolosuldente
malato, raccomandando di
métigh giú un pò de
sugode èrbadòna,mamiga lassannnágiú suial-
tri
,
se de rèst imarsciss
,metterci un po’ di succo
di celidonia, ma non lasciarne cadere sugli altri,
altrimentimarciscono (Soazza). lo stesso valeva
per la valeriana rossa o fistio:
a vóng i dénce co
r’érbamaiístraa va fóra i dénce,ma i fapiúmá
,
a ungere i denti con la valeriana rossa, cadono,
ma cessano di dolere (Sonvico).
3.2. alla categoria di rimedi che agivano di-
rettamente sul dente e avevano come scopo pre-
cipuo l’eliminazione del verme della carie, se ne
affiancava una seconda comprendente pratiche
curative cheprevedevano l’applicazioneesterna,
sulla parte dolente, di sostanze o oggetti caldi o
freddi, in funzionedecongestionanteoa scopi se-
dativi. il loro utilizzo era raccomandato nei casi
di nevralgia, di ascessi o di flussione. Principale
fraqueste terapieera il cataplasma, impiastroa
base di albume sbattuto con olio d’oliva o di ri-
cino, spalmato suuna compressadi stoppa:
métt
s® ona stopada indi dénc
, applicareun catapla-
sma sui denti (Gnosca),
na ciaradad’öv la fabén
palmaadedénc
, una chiaratad’uovo fabeneper
ilmal di denti (camignolo),
cèr d’öv e òli d’oliva
par fè céd umal di dénc
, chiarata d’uovo e olio
d’oliva per alleviare ilmal di denti (rossura); al
composto di base potevano aggiungersi, secondo
costumi locali o individuali, altri ingredienti,
quali: sale (S.abbondio), aceto (Soazza), amidoe
aceto (S. Domenica), acquavite (losone), cenere
(campoVMa.), fuliggine (Viganello),malva (Giu-
biasco, Vira-Mezzovico), fiori di camomilla (Bo-
dio), foglie o fiori di sambuco (cavigliano, Villa
lug.,Vicosoprano), sapone (Stabio), saponee fio-
ri di camomilla (Pedrinate). –Molto usati erano
pure i
pappad smént lign
(Peccia),
cataplassdad
linósa
(Bodio), cataplasmi di semi di lino
, i pu-
lanténn da linusa da métt s∑ süla facia
, le po-
lentine di semi di lino da applicare sulla faccia
(Pedrinate), eventualmente addizionati di altre
sostanze complementari:
polentinade linósa facc
co l’aséd
, polentinadi semi di linopreparata con
l’aceto (S.abbondio),
pulentinada linusa cula sé-
napeoòlida linusa
, polentinadi semi di lino con
la senape o con olio di semi di lino (Stabio). –a
questi si affiancava poi tutta una serie di im-
pacchi diversi preparati di volta involta con ca-
ratteristicheproprie: dal senapismo, cataplasma
fatto con farina di senape impastata con acqua
(rovio, Soazza), a quelli fatti con
crusche de for-
mént easéd cald
, cruscadi frumentoeaceto caldo
(Breno), con farina di segale impastata con albu-
me (rovio) oconaceto (Balerna), allevarianti val-
maggesi preparate con farinadi segaleabbrusto-
lita,miscelata con fiori di sambucoodi camomilla
(linescio) o conalbume, incensoeacquavite (Bro-
glio).Vi era chi applicavasullapartedolente
pèzz
bagnéi in l’aqua e aséd o in l’òli d’uliva
, com-
presse imbevutedi acqua eaceto odi oliod’oliva
(Bodio), chi una compressa di argilla (rossura),
chi impiastri a base di fiori di sambuco (cavi-
gliano), di corteccia di sambuco pestata (S. Vit-
tore), magari mescolata con del cremortartaro
(Soazza), oppure preparati con l’anima della
zucca (rovio) o con cipolle tritate (Pregassona
[27]).anche lepatateeranoapprezzateper le loro
proprietà analgesiche: ad auressio si applicava
sullaguanciaun impiastrodi patategrattugiate,
mentre inVal di Blenio le fette di patata erano
considerate un vero toccasana, e non solo per il
mal di denti [28]. –Fuori deinostri confini, iMat.
VSidocumentanoacernobbio, nelcomasco, l’uso
di impacchi di
buascia calda
, sterco bovino tie-
pido. – Se a Vicosoprano si metteva
una föia da
zamb®gh vérda sülamascèla
, una foglia di sam-
bucoverdesullaguancia, altrove, inticino, sipre-
feriva applicarvi un sacchetto di cenere calda,
oppure una
carta truchina vonsgiuda d’öri
(lo-
sone), o una
cartamurèla bagnadad’aqua
(Sta-
bio), cartadazucchero imbevutad’oliood’acqua,
magari
cun s∑ la camamèla
, con sopra la camo-
milla (Pedrinate).
Qualcheefficaciapare l’avesseroanche
i bagn
ai pè
, i pediluvi (rovio), ovviamente caldi, che a
1...,33,34,35,36,37,38,39,40,41,42 44,45,46,47,48,49,50,51,52,53,...60
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