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Dénc
Dénc
gatto oppure fosse stato rosicchiato dai topi, ne
sarebbe ricresciuto uno in forma anomala, simi-
le a quello dell’animale che lo aveva ingoiato:
ro
«dénce d can» al végn a butall vía strepò; bégna
brusall ch’i r pòssamigamaiá i can
, il «dente di
cane» cresce quando si getta il dente cavato; oc-
corre bruciarlo affinché non lo possanomangia-
re i cani (Sonvico),
i fiööüsanbütá indal föghul
dént che ga salta föra, parchè sedanò, disan, al
gavégns®stòrt
, ibambiniusanobuttarenel fuo-
co ildente caduto, perchéaltrimenti, dicono, cre-
sce loro storto: come quello dei cani (capolago).
aS.Domenica,doveeraprassi comune fare il se-
gnodellacrocealdenteprimadigettarlonel fuo-
co, a spaventare era piuttosto il timore che po-
tesse cadere inmano a una strega, col risultato
di rimanere così esposti alle suemalie. acerta-
rasi consigliavaaibambinidinascondere ilden-
te cadutoaffinchénonavessea soprammettersi.
Questa consuetudine si motivava inoltre con
un’altra credenzapopolare, assai diffusa, secondo
laquale si sarebbe dovuti tornarenel giorno del
giudiziouniversalea riprendersi tutti i denti ca-
duti e dispersi, salvo il caso in cui il fuoco non li
avesse bruciati e distrutti:
quènd ch’u végn fòra
undént o ch’u s fa strapè, büsögnabrüsall, sanca-
danò büsögna ní sciá dòpomòrt a catall s® indí
ch’u s’a bütó vía
, quando si perde o si cava un
dente, bisognabruciarlo, altrimenti bisogna tor-
naredopomorti a raccoglierlodove losi ègettato
(rossura), cfr.≠
cavágn
, par. 8.1. aGordevio si
credeva che il dente bruciato si sarebbe rifor-
matonel giornodella risurrezionedei corpi. inal-
ternativa, i singoli denti venivano conservati in
funzionediun loro facileerapidoreperimentonel
giorno del giudizio finale; a tale scopo li si sot-
terrava (Montecarasso, carasso), li si nascon-
devanelle fessuredimuri (Montecarasso,campo
VMa., comologno, Villalug., Grancia) o inaltri
nascondigli, come le fessuredellepareti in legno
(osco), sotto la cappa del camino (Grancia), o
sotto la cenere del focolare domestico (Biasca,
Bodio).aMontecarasso, il ritualed’occultamento
del dentenegli interstizi deimuri venivaaccom-
pagnato dalla recita della cantilena:
mür, mür,
ciapa quèst e damen vügn püssèe dür
, muro,
muro, prendi questoedammeneunopiùduro.a
cavergnoeaBroglioalcuni sceglievanopiùprag-
maticamentedi
bütaa i dint il capsant
, gettare i
denti nel camposanto, usanza che si riscontra
pure fuori della Svizzera italiana, aMonteosso-
lano. – aroveredo Grig.:
i mè gént i am diséva
che quand el sarissa borlò giú, ala sira, primde
naaadormii, aghnavamètel fòra sul davanzál
dela finèstra, cheagh sarissa rivò la santaPolò-
niaaportaaquaicossolina
, imiei genitorimi di-
cevano chequando [il dente] fosse caduto, lasera,
primadi andareadormire, bisognavaesporlo sul
davanzale della finestra, che sarebbe arrivataS.
apollonia a portare qualcosina [37]. –aMenzo-
nio, diversamente, i bambini si premuravano di
conservare il primodentino caduto, senzaaspet-
tarsi regalidi sorta,mentreadarognovi era il co-
stumedi regalarloallabalia.Dipiù recente intro-
duzione, nonessendodocumentatodaimateriali
del VSi d’inizio novecento (se non a Vanzone,
fuori della Svizzera italiana), è l’uso di nascon-
dere il dentino caduto sotto il cuscino, nella spe-
ranzadi trovarvi ilmattinoseguenteunamoneta
portata in cambiodauna fataodaunaltroessere
fantastico. –achiasso,
quand chean fiöögabür-
la föra i dénc, ga sadumanda se gh’è stai ul ratt
che ga i a purtaa vía
, quando a un bambino ca-
dono i denti [decidui anteriori], gli si domandase
èstato il topolinoaportarglieli via.adairolo, in-
vece, si dice loropiù salacemente, amòdi canzo-
natura, che
i ann basó l ≤® ala végia
, hanno ba-
ciato il culo alla vecchia [38].
4.2. al periodo della dentizione erano legati
parecchi pregiudizi, come ad esempio la convin-
zione che un bambino che metteva prematura-
Fig. 17. i denti di un segone daboscaiolo (collezione
etnograficadelloStato; fot. G.Meyer).