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Dénc
Dénc
‘ciarlatano’ (Malvaglia),
strapaganass
‘strappa -
ganasce’ (Briones.Minusio),
strepasciücch
‘strap-
paceppi’ (Grancia), divenuti poi epiteti qualifica-
tivi dell’imperizia di certi medici dentisti di
professione. alugano si hanotizia, ad esempio,
che a cavare i denti era il boia [35]. Sempre nel
luganese, chi nonpotevaavvalersi dellepresta-
zioni di unmedico, poteva fare capoai fraticap-
puccini,non fossealtrocheper lagratuitàdel ser-
vizioofferto, dacui l’espressione
nádi frá
, andare
a farsi cavare i denti (Grancia). inVal di Blenio
assolvevano a questa incombenza alcuni fabbri
ferrai diMarolta, i quali esercitavanoquestaat-
tività collateralmente al proprio lavoro [36].
Quantoallemodalitàdi intervento impiegateda
questi improvvisati dentisti ealle condizioni igie-
niche in cui essi operavano, valga l’eloquente te-
stimonianzadella corrispondentedirovio: «han-
no una grossa tenaglia magari arrugginita che
serve per tutte le bocche e per tutti i denti: per
renderla più tenace l’avvolgono in un fazzoletto;
conquellaafferrano il dente, danno il colpo,ma il
più sovente il dente scivola fuori oppure rimane
rotto. Qualche volta esce anche con un pezzo di
gengiva insieme, producendomagariunaemorra -
gia ostinata»; e continuava con l’auspicio «che le
nostre leggi si abbianoadoccupareanchedeiden-
ti, organi preziosi del nostro corpo, e che il labo-
ratorio del dentista divenga accessibile anche ai
poveri». il corrispondentediGrancia riferiscedel
metodo usato daun fabbro ferraio per cavare un
denteaunpoveraccio: dopoavergli legato il dente
daestirpare conuno spagoeassicuratane l’estre-
mità ad un gancio, gli avvicinò a più riprese un
ferro rovente al viso, costringendo ilmalcapitato
a compierebruschimovimenti perevitare lascot-
tatura, finché il dente cedette, rimanendoappeso
al rampino.
4. usanze, credenze, costumi, tradizioni
4.1. inpassatoquandocadevaosi estraevaun
dente, specialmente uno di quelli decidui, vi era
la consuetudine di gettarlo nel fuoco. Di solito ai
bambini si faceva recitare una filastrocca propi-
ziatoriad’accompagnamento (v.alpar.10.2.), con
laquale chiedere in cambioundentenuovo, sano
e permanente o, come a Gerra Gamb., si faceva
loro recitare unpadrenostro. alla base di questo
cerimoniale vi era la credenza superstiziosa che
se il dente fosse finito in bocca a un cane, a un
Fig. 16. «il cavadenti» dipinto daG. vanHonthorst nel 1627 (daG. Papi, Gherardo delle notti: quadri biz-
zarrissimi e cene allegre, Firenze 2015, pag. 69).