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Dénc
Dénc
calpiogna si facevano stemperandovi della se-
nape,
bagn caud ai péi cula mustarda
. la loro
funzioneeraanalogaaquelladei cataplasmi:de-
congestionare l’infiammazione ai denti, attiran-
do il sangue guasto, che si riteneva ne fosse la
causa, verso i piedi, così da esercitare un’azione
calmante sul dolore [29]. –con lo stesso intento,
aGrancia, si applicavaallagengivauna sangui-
suga,mentre arovio, conunmetodo piùdrasti-
co e doloroso, si toccava il dente malato con un
ferro rovente.
3.3.alla tradizionedellamagia terapeuticapo-
polare si ascrivonoaltre terapie, come ilmassag-
giodellemascelleaccompagnatodaun’orazioneo
un’invocazione contro il mal di denti, o come
quella indicata inun ricettariomedicosecentesco
di carattere popolare, intitolato «libro di Secreti
diDiversiMalanni», checonsigliava l’applicazione
di consolidamaggiore bollita in olio di linosaper
laduratad’unmiserere [30]. altri rimedi fonda-
vano la loro validità sul principio magico della
trasmissione delmale da chi ne era affetto aun
oggettooaunanimale, dimodo che l’affezionevi
penetrasse e vimorisse dentro: arovio si consi-
gliava perciò di tenere un pezzo di lievito sulla
nuca o sul polpaccio, mentre a Gudo, dove una
fervida preghiera a S. apollonia (la santa depu-
tata per i disturbi dentali, cfr. ai par. 3.1., 4.1.,
10.5.) era considerata ancora una delle cure più
efficaci epreferitedalledonneanziane, si eraal-
tresì convinti che per sedare il mal di denti ba-
stasse applicare sulla guancia una rana viva. il
già citato ricettariodialessandroVenturini con-
sigliava di toccare il dente dolorante con uno
estratto ad un morto [31], rimedio confermato,
fuori della Svizzera italiana, dall’annotazione
doc. del
xVi
sec., relativaalla frazionemilanesedi
trenno: «nellasuperstizionedi guarir identiusa-
nod’andara cavare fuorundentediuna testada
morto, etmetterlo inunapezzanovade linoet la
mettonosopra il dente chedole condiralcunepa-
role» [32].
3.4.comesoluzioneestrema,dandoseguitoal
consiglio che
urmádadénc a r’èméi casciall fö-
rada cá che tribülá
, ilmal di denti èmeglio cac-
ciarlo di casa piuttosto che tribolare (Grancia),
non rimaneva che la temutama salutare estra-
zione:
a strepá undénc u s salassa la sgensgiva
eperunpèzz i dénc i tas
, quando si cavaunden-
tesi salassa lagengivaeperunpezzo identi tac-
ciono: smettonodi dolere (S. abbondio). Parago-
ni riferiti all’estrazione del dente possono daun
lato far leva sul dolore che si prova, oppure sul-
la rapiditàdell’estirpazione stessa: vedi
l’è comè
tögh föraundénc
, è comeestirpargli undente: a
commentodella riluttanza chedimostraqualcu-
no nel fare qualcosa (Gravesano), di fronte a
l’è
comè strepándénc
, è come cavareundente: det-
todi undolore forte,madi brevedurata (rovio),
l’è cumè strepáundinc
,
quand l’è föra, l’è föra
, è
come cavare un dente, quando è fuori, è fuori: è
un affare di poco tempo, che comporta una sof-
ferenzadi brevedurata, si diceper incoraggiare
chi esitaa farequalcosadi increscioso (Pedrina-
te).
Prima che si affermasse la scienza odontoia-
trica e si diffondesse la categoria professionale
del medico dentista, le persone preposte a occu-
parseneerano imedici condotti.a causadel loro
esiguonumero e date le difficoltàa raggiungerli
nei luoghidi residenza [33], si tendevaperòadaf-
fidarsi allemani dei cerusici, v.≠
cerüsigh
(inti-
cino rappresentati per lo più da barbieri [34]), o
di altri praticoni, i
cavadénc
(≠
cavá
, par. 16.) o
strepadénc
, la cui pessima reputazione (v. il com-
posto
strepadénc
alpar. 13.) si riflettevaanchene-
gli appellativi sarcastici e spregiativi di
harlatán
Fig. 15. ilmartiriodi S. apollonia, a cui furonodivel-
ti tutti i denti; affrescodel 1480 ca., forseoperadini-
colaodaSeregno (chiesadi S.Bernardo,Montecaras-
so;uBc, fot.a.carpi).lasanta,spessoraffiguratacon
inmanounatenagliacheserraundenteestratto,è in-
vocatadai fedeli in casodimal di denti.