Centro di dialettologia e di etnografia - page 41

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DeNeDAA
DeNeDAA
dai ragazzi comeal solito,madagiovanottidai15
ai 20-22anni ai quali il parroco offriva in seguito
unabicchierata [197];per l’occasione inquasi tut-
te le località si esponeva, e talvolta si faceva ba-
ciare, una statua di gesso o di legno raffigurante
GesùBambino, detta curiosamente aLudiano
ul
Bambégndiòman
, ilGesùBambinodegli uomini
[198].
Perquestesue caratteristiche la funzioneeser-
citava un forte richiamo sulla gente, che la fre-
quentava nonostante il freddo intenso e le diffi-
coltàdel tragittodalle casealla chiesa:
mezenécc,
l’èórodanèe!Asómbèllestuffdaspicèe. Itar-
langaaSaNazéi
,mezzanotte, èoradi andare!So-
no stufo di aspettare. Suonano a festadalla chie-
sadeiSS.NazaroeCelso (Claro [199]),
esséntche
sóneicampannar’ingrand,grancepinínicór
déntindragése,ipartancpévrecascéedarCamp-
grandchesalteorriaafinéndindrascése
, si
sente che suonano le campaneadistesa, grandi e
piccoli corrono in chiesa, sembrano tante pecore
cacciatedal
Campgrand
, chesaltano il riale finen-
do nella siepe (Fescoggia [200]),
aifèstdeNetál,
alaméssadamezanòcc,quandl’érascürlasgént
ivegnivaalagésacuigannpizz,cuifasèll
, alle fe-
ste di Natale, allamessa di mezzanotte, quando
erabuio, lagentevenivaverso la chiesa con fiac-
cole ricavate da schegge di larice impregnate di
resinaoda rami di betulla (S.Antonio),
l’éscurde
fòra,l’éfrécc,l’énngelèdenlastraden,gh’ésgiúun
scéppdenéiv,epúrchèlabónasgéntalciardela
lintèrnen,infagotadaingiachen,pelegrinen,sciai,
sciarpen,scufien,mantéiepardessú,laseinvía
vèrzlagéisa
, èscuro fuori, è freddo, sonogelate le
strade, c’èunaspessacoltredineve, eppurequella
bravagenteal lumedelle lanterne, infagottata in
giacche, cappe, scialli, sciarpe, cuffie, mantelli e
cappotti, si avviaverso la chiesa (Mesocco [201]),
sémandáitalafunziúndalanòitdaNatál,iquasi
guadagnúalparadísnómaparitanccupizzún
ch’ifait
, sono andato alla funzione dellanotte di
Natale,mi sonoquasi guadagnato il paradisosolo
dai tanti capitomboli che ho fatto (Brusio [202]),
alaméssademezanöccl’évapiénerasgésa,enüm
s®asgerá,quélasgésal’évanagiazzèraperNatál,
aspodévamíapizzálfögh,agh’évauncamín
dénninsecristía,peròmílpizzavamíaperchè
dòpovegnivafòrafümesesporcavalasgésa
, alla
messadimezzanotteerapiena la chiesa, enoi su
agelare, quella chiesaeraunaghiacciaiaperNa-
tale, non si potevaaccendere il fuoco, c’eraun ca-
minodentro insagrestia, però ionon loaccendevo
perché dopo veniva fuori fumo e si sporcava la
chiesa (Colla).
Lapartecipazione era, ed èancora oggi, parti-
colarmente foltaeanchechi inquelperiodosi tro-
vava sui monti, pur di nonmancare alla funzio-
ne, affrontava la non sempre agevole discesa al
piano, perpoi risalire subitodopoperaccudire le
bestie e ridiscendere nuovamente per la cerimo-
niamattutinae il pranzo in famiglia:
nóiasérom
inmontagnaeniséumacâaraséiradaNatâlpar
níaraméssaep∑naséumamòins®
, noi eravamo
inmontagnaevenivamoa casaalla seradiNata-
le per venire allamessa e poi andavamo nuova -
mente su (Ponto Valentino). A ingrossare le file
dei fedeli contribuivano gli emigranti di ritorno
al paese; a Losone spettava loro un compito im-
portante:
quiidaLosónch’évaláaRóma...
par
Natálprimadalaméssainèvaingésa,icantèva
l’UfizzidaNatál
, quelli di Losone che erano là a
Roma per Natale prima della messa andavano
in chiesa, cantavano l’ufficio di Natale (Losone
[203]).
Alla fine della messa il prete benediceva il
pane, talvolta perfino unpanettone casereccio o,
come in Valmaggia, il sale che i fedeli avevano
portato in chiesa:
uldídNatálcüch’iéraunpú
sciuriigh’érapanatón,ilpurtavaingésa:dòpo
ugnisévasgi®dòpoméssaabanazístupanatón.
Edivólaspurtâvaangh’ulpânabanazí.El’éra
Fig. 55. Cartolina spedita da Chiasso a Pregassona
nel 1949 (proprietàG. Haug, Capolago).
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