Centro di dialettologia e di etnografia - page 49

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DeNeDAA
DeNeDAA
quanta gliene occorre per tutto l’anno: vi si rav-
visaunsegnodi ossequioedi rispetto.Non c’èpe-
ròCappuccinochenellasuacellanonricevaanche
lui dai suoi benefattori rosolio e cioccolata suffi -
cienti perunusomoderato» [233].Nei documenti
di inizio Settecento del convento di SantaMaria
delle Grazie a Bellinzona è registrata la notizia
che «per le feste di Natale al Signor Procuratore
del Convento si mandarà una bacila di dolci con
sopradue fazoletti di seta, edunReliquiario, oal-
tra divozione a commodo del Convento, così pure
se li mandarà una porzione d’insalata, selero e
verze» [234]. Inalcuni paesi dellaVallediBlenio,
comeperesempioaDongio, nei giorni precedenti
il Natale si usava offrire al curato del colostro o
una tortaabasedi colostro [235] (per i doni fatti
al parroco in occasione della novena e della be-
nedizionedelle casev. i par. 1.5.2.3., 1.6.).Piccoli
regali venivano offerti anche aimedici e aimae-
stri,mentreun contributopiù consistenteerado-
vuto dai massari al padrone (v. ≠
amiscere
e il
par. 1.4.).
1.13.6. Doni dei commercianti
¬ prassi comune che nei giorni precedenti la
festanegozianti e commercianti dianounpiccolo
presente ai loro clienti (cfr. ≠
bonamán
):
l’An-
tuanètttüttiannparNatállamaregalaunbèll
tòcchdapatéeuncudegòttdafáláinsémaal
léss
, l’Antoinette [proprietariadiunamacelleria]
tutti gli anni perNatalemi regala un bel pezzo
di pâtéeun cotechinoda cucinareassiemeal les-
so (Mendrisio); fra i regali più diffusi vi è lamo-
stardadiCremona, tipicaoffertadeimacellai sot-
tocenerini, un calendario dell’anno nuovo, da
appenderealmurodi casa, e il panettone.Carat-
teristicoera l’omaggio fatto inpassatodai barbieri
chedistribuivanoai loro clienti dei calendari sotto
formadi piccoli libretti, spessoprofumati, ispirati
a opere liriche o a film di successo oppure illu-
strati conuna seriedi immagini femminili soffu-
samente erotiche.
Qua e là qualcuno ha preferito rinunciare al-
la consuetudine dei regali, sostituendola con il
versamento di una somma in beneficenza. Tale
pratica era già stata rilevata negli anni Settan-
ta dell’Ottocento aBergamo daAntonio Tirabo-
schi che così la commentava: «ora l’uso di siffat-
ti doni è stato quasi intieramente soppresso: si
ebbe l’infelice idead’invitare i bottegai aversare
a favorede’ poveri una sommaproporzionataal-
la spesa che sostenevano pei regali; fu tosto ac-
cettato l’invito, chedavamododi fare il filantro-
Fig. 67.
Libricini distribuiti dai barbieri ai propri clienti (Collez. CDE; fot. G.Meyer).
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