Centro di dialettologia e di etnografia - page 51

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DeNeDAA
DeNeDAA
re una vacca vecchia, che all’inizio del Novecen-
topotevacostarecircatremarenghi.Dopo lama-
cellazione la carne veniva suddivisa; la cottura,
data l’etàdellabestiae ladurezzadella carne, si
protraevaper tutta lanottedellavigilia [244].e
pur di non privarsi di questa eccezionale possi-
bilità si arrivavaperfino aprospettare soluzioni
estreme:
aNatálèncamengèelacóvad’onratt,
bégnamengèecarn
, aNatale anchemangiare la
coda di un topo, [ma] bisogna mangiare carne
(GerraGamb.).
La consuetudinedi consumare carne inquesta
circostanza è talmente antica che giàS. France-
sco, di fronteadalcuni confratelli chediscutevano
se fosse lecitomangiare carne il giornodiNatale
dato che in quell’anno cadeva di venerdì, ebbe a
dire: «voglio che inungiorno come questo anche
imurimangino carne, esequestononèpossibile,
almeno ne siano spalmati all’esterno» [245].
La scelta delle vivande variava a seconda dei
luoghiedelledisponibilità finanziarie:
ungrèida
mangèunpòpiündabón,unquèiròstmagari,
parcambièf∑unbòttlanòssamazza,enaquèi
tórta,ascrumpévap∑queicòss,aAir∑alóraifa-
sévanirin
, un poco damangiare un po’ più buo-
no,qualchearrostomagari,persostituireperuna
volta la carne di nostra produzione, e una qual-
che torta, si comperavaqualcosa, adAiroloallora
facevano i
rin
, sorta di pane dolce con le uvette
(Airolo, cfr. il par. 1.14.3.),
chèlldílíascman-
giavaancacarn,cunprimil’antipast,servídcun
salámeparsutt,naturalméntròbodedlamazza
faciaincásgiáulmèisdaNatál;agh’èreancaul
vineparifancmagarinagazóso.Tuccametévan
ulvistídalafèsteemagariancalacravata
, quel
giorno si mangiava anche carne, con dapprima
l’antipasto, servito con salameeprosciutto, natu-
ralmente cosedellamacellazione casalingagià in
dicembre; c’era anche il vino e per i ragazzi forse
unagazzosa.Tuttimettevano ilvestitodella festa
emagari anche la cravatta (Sobrio [246]),
Natál
...inquélldílí,ancaindipügnattdipuvaritt,büi-
vantòcchdamanz ...,unbèllcapúningrassaain
capunèra
, Natale, in quel giorno, anche nelle pi-
gnatte dei poveri, bolliva un pezzo di manzo, un
bel cappone ingrassato nella stia (Lugano [247]),
incáméapeifèstdeNatálepeiRèMagiralévra
dacüsinálagh’évasémpro
, in casamiaper le fe-
stediNataleeper l’epifaniac’erasempre la lepre
da cucinare: cacciata nelle settimane precedenti,
avolteconmodalitàvietate(SalaCapriasca [248]),
rivalNatálparlapulina,ulbruvadín,dòpuna
taiadaeibiceròttdavinparlapaciada
, arriva il
Natale per la tacchina, il brodino, dopo unpiatto
di affettato misto e i bicchierotti di vino per la
scorpacciata (Arzo [249]),
aldídeNatálagh’éva
lügánega,imazzavanquaigalètt,erisòtt,risòtt
l’évalpiattofòrte,risòttdeNatál,gh’évamíatan-
tacarnaetantastòria,ifavalgalètt,magaricon
unpòdepatatispelaaoipatatifritt,isfavagiá
ancaaquiitémpi
, il giorno diNatale c’era la sal-
siccia, ammazzavanounqualchegalletto, e risot-
to, risottoera ilpiatto forte, risottodiNatale, non
c’era tanta carnee tantestorie, facevano il gallet-
to, magari conun po’ di patate sbucciate o le pa-
tate fritte, si facevanogiàancheaquei tempi: nei
primidecennidelNovecento(Colla),
uldisnál’éva
quasisémpruquéll:risòtt,unpuudaléss,ul
capúnchel’évantiraagrassindalacapunèra,un
puudamustardaeparfiníulpanatún.Tantifa-
vanpuléntaecünili
, il pranzo era quasi sempre
quello: risotto,unpo’dibollito, il capponecheave-
vano ingrassato nella capponaia, un po’ di mo-
stardaeper finire ilpanettone.Tanti facevanopo-
lentae coniglio (Stabio [250]),
lasiradaDenedaa
...lamamalafasévaulpiéedalcapúndaDene-
daa.Ep∑gh’évaulstüaachelduvévadüráfina
santAntòni,sacapissincantina,indal’ólaoin
dalstüín,chealservivacumèfináldifèst,prima
danávíapalmund
, la seradellavigiliadiNata-
Fig. 68. Appello del Comitato per l’Albero di Natale
perottenereaiutoedoni per i poveri,Bellinzona1898
(ASTi, fondoG. eB. Bruni, scat. 10).
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