Centro di dialettologia e di etnografia - page 42

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DeNeDAA
DeNeDAA
iscíbónper≤èl’érabian,per≤ènvadéummâipân
bian
, il giornodiNatalequelli cheeranounpo’ ric-
chi avevano il panettone, lo portavano in chiesa:
dopo [il parroco] scendevadopo lamessa [fra i fe-
deli] abenedirequestopanettone. edellevolte si
portavaanche il paneabenedire.edera così buo-
noperchéerabianco,perchénonnevedevamomai
di pane bianco (PontoValentino [204]).
Il clima festoso e la frequentazione dei locali
pubblici portavanoavolteadegli eccessi, conun
consumo abbondante di bevande alcoliche:
quéll
óm,lasiradaNatáldatantiannfa,l’astantaa
arabatasssciá,l’apassaauldíascuráfiaschda
vin
,quell’uomo, laseradiNataledi tantianni fa,
ha faticatoa rimettersi, hapassato lagiornataa
scolare fiaschi di vino (Meride [205]). Inevitabile
era il conseguente inadeguatocomportamentodu-
rante la funzione religiosa, che veniva pertanto
ironicamente definita
méssadiciócch
(Gandria),
méssadiciocatt
(Stabio), messa degli ubriachi
[206]:
lanòccdaNatálnavums®acantáesuná,
l’évafèsta!LanòccdaNatáll’évalaméssadi
ciócchmal’évabèla,vegnévanacátüttióman
davía,isapurtavans® ingésa,dananz,acantá
«
GesùBambino l’ènato inBetlemme
»,quélalí,e
nümgapetavumdénta,ciócchemíaciócch,ma
chenòcc!L’évabèll,l’évaNatál!
, la notte di Na-
taleandavamo sua cantareea suonare, erauna
festa!LanottediNataleera lamessadegli ubri-
achi ma era bella, rientravano tutti gli uomini
cheeranoviada casa, andavano su in chiesa, da-
vanti,acantare«GesùBambinoènato inBetlem -
me», quella, e noi ci davamo dentro, ubriachi e
nonubriachi,ma chenotte! erabello, eraNata-
le! (Caneggio). Questa situazione rende ragione
anche del modo di dire
portáulBambín
, ubria-
carsi la notte di Natale (Chironico) e conferma
quanto scriveva Stefano Franscini già negli an-
ni Trenta dell’Ottocento: «la vigilia equivale ad
una mezza festa: digiuno generale, ma scialac-
quo di acquavite» [207].
1.12. Spuntini dopo lamessa
Al termine della messa era tradizione conso -
lidata consumare uno spuntino:
raculizzióndra
nòccdaNatál
(Grancia),
lapuscéna
(Auressio),
la
sabatina
(Ronco s. Ascona). Molto diffusa era
la
büséca
, la trippa, preparataanche inLombardia,
dove l’usanzaeratalmenteradicatache, se lecon-
dizioni economiche non permettevano di meglio,
si ricorrevaaquelladi conigli o galline o la si so-
stituivaaddirittura con
labüsécamata
, la trippa
matta, preparata con pezzi di polmone di vacca
sminuzzati come se fossero interiora [208]. Altri
cibi caratteristici erano soprattutto la
lüganighé-
ta
, salsiccia lunga e sottile di carne di maiale,
i
custinn
, le costolette dimaiale (Aranno), la
ravé-
ta
, rape cotte con carne di maiale, in particolare
le zampe (Soazza), la tortadi zucche fatta con fa-
rina di frumento e zucche tagliate (Grancia), al-
tre torte e la cioccolata inalcune località lugane-
si emesolcinesi. Spesso simangiavano castagne:
iindavanacáemangiavanibüröll,quiichei
évandupraaparfálpiéndal’òca,ipuciavanul
panindalvunc
, andavano a casa emangiavano
le caldarroste, quelle che avevano adoperato per
fare il ripienoall’oca, inzuppavano ilpanenell’un-
to (Mendrisio),
ifavabüiipérbisööcoicastégn
sécchdalagraa
, facevano bollire le pere novem-
brine, con le castagne essiccate su un graticcio
(Brusino Arsizio). Oggi si sono pressoché gene-
ralizzati panettone e vino, di regola spumante.
Alcuni all’atmosfera casalinga preferivano
quella dei ritrovi pubblici:
quasitüttandavana
méssadamezanòtt,peròdòpuquandaivegnévan
föraaicurévansübitinustería,perchégh’éra
l’üsanzadamangiálabüsécaebévincumpagnía
unquaibicérdavin
, quasi tutti andavanoames-
saamezzanotte, peròdopoquandouscivano cor-
revano subito all’osteriaperché c’era l’usanzadi
mangiare la trippa ebereunbicchieredi vino in
compagnia (Stabio). Inqualche località, inparti-
colaredell’OnsernoneedellaVallediBlenio, era
consuetudine che i giovani e gli uomini passas-
sero lanotte inbianco, restandoall’osteriae rien-
trando a casa solo al mattino [209]. Probabil-
menteriferitaaquestaabitudineè l’affermazione
dell’informatorediMugenaper ilVSI
ranöccde
Denedaaidesligaican
, la notte di Natale sle-
gano i cani, glossata con la precisazione «nella
notte diNatale si lasciano liberi i ragazzi».
1.13. Doni
1.13.1. Cenni generali
La consuetudine di offrire doni in occasione
delNatale,puressendogiàampiamenteattesta-
Fig. 56.
Propostedi regali natalizi nel negozioMillet
eWerneraLugano (da Illustrazione tic. 26.12.1936)
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1...,32,33,34,35,36,37,38,39,40,41 43,44,45,46,47,48,49,50,51,52,...68
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