Centro di dialettologia e di etnografia - page 48

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DeNeDAA
DeNeDAA
finoa circauna cinquantinadi anni fa, alla sera
diNataleavevano luogodue festeper i bambini,
unaorganizzatadallaSocietàConservatrice, l’al-
tradallaSocietàLiberale.
1.13.3.Doniagiovani ea fidanzati
IlgiornodiNatale, leragazzediSonognooffri-
vanoaigiovanottinoci,nocciolee
ibaròttdarba-
sgia
,una filzadi castagne infilate inun filodi re-
fe, preparata in precedenza e fatta essiccare in
cucinaaccantoalfocolare;un’usanzaanalogaesi-
steva aPedrinate, dove la sera di Natale o di S.
Stefano lecastagnesecche lessatecon labuccia,
i
belegòtt
,venivanooffertedalleragazzeaigiovani
oai fidanzati che leandavanoa trovare.
1.13.4. Doni ai poveri e ai membri di una co-
munità
DaPasquaeDenadaasavistissdomáibastard
dal’ospedaa
, perPasquaeNatalesi vestonosolo
i bastardi dell’ospedale: si donanoabiti ai trova-
telli (Rovio).Lacomponentedigenerositàmarca-
tamentepresentenellospiritodelNatalehapor-
tatoasviluppareun’attenzioneparticolareverso
glialtri, specialmente ipiùpoveri [229].Frequen-
tifindadiversisecoliaddietrosonoletestimonian-
zedi lascitia favoredellapopolazione, inpartico-
laredellesuefascepiùbisognose,condisposizioni
chespessoprevedono l’elargizionedipaneodi for-
maggio: inun testamentodel 4marzo1346viene
destinataalcomunediMaggiaunapartedelleren-
ditediduealpeggidaimpiegareperdistribuirean-
nualmenteallavigiliadiNatale formaggioepane
di segale; il 7 giugno 1361GuglielmoMainetti di
Locarnodisponechetuttiglianniallavigiliadella
NativitàdiGesùCristounabrentadivinosiasud-
divisa fra ipoveridelborgo; il6 febbraio1560Ber-
nardoFranzoni diCeviovendeai vicini diBigna-
sco il diritto di pascolo per sei vacche sull’alpe di
AntabbiaperricavarnecerealidadistribuireaNa-
tale con le altre elemosine; nel 1716 Bernardino
Staziostabiliscecheunapartedegliinteressidiun
creditoasuo favoredebbaservirea fornirepanedi
frumentoaipoveridiMassagnoeGerso [230].An-
cora in tempi recenti aPalagnedra, in ossequio a
unanticolegato,venivadistribuitoaNatale
ulpan
divisín
, ilpanedeipatrizidelpaese.
Conmotivazioni simili si era costituito a Bel-
linzonanell’ultimodecenniodell’OttocentounCo-
mitato per l’Albero di Natale, che invitava i con-
cittadini amettere a disposizione dei più poveri
somme indenaro, vestiti egenerialimentari.Ana-
logamenteaLuganonellaprimametàdelNove-
cento era attivo un comitato che preparava l’al -
berodiNataleedonavaa famiglie indigentigeneri
alimentari, giocattoli e indumenti. Il progetto,
promosso originariamente dai membri del locale
corpobandistico, fupoi ripresodaunapposito co-
mitato, sostenuto finanziariamente danumerose
ditte locali che mettevano a disposizione gratui-
tamente i loroprodotti [231] (v. ancheal par. 1.9.
5. l’iniziativa dei riformati di Poschiavo con la
«Festadell’alberino»). APontoValentino si ricor-
daancorache il vicarioGianelladividevacon ipo-
veridelvillaggio iproventidiuna tenutadellapar-
rocchia [232]. Lamemoria della disponibilità e
della generosità verso le persone e le famiglie bi-
sognosesimantiene inoltre in racconti e leggende
che, con intenti educativi, descrivono gesti di al-
truismo e solidarietà: v. il par. 1.22.3.
1.13.5. Doni istituzionali
InprossimitàdelNataleèdiffusa lapraticadi
omaggiare leautoritàpolitiche, civili, religiose; è
della finedel
xVIII
secolo la testimonianzadihans
RudolfSchinz: «cioccolata, rosoli egallinacci pre-
giati sono i regali di circostanza che ci si scambia
abitualmente, e in particolare alla vigilia di Na-
tale. Tra tutti coloro chenei capoluoghi si distin-
guono dal popolo minuto vige l’usanza di rega-
larne ai landfogti, provvedendoli, dellaprima, di
Fig. 65-66. Cartolina speditadall’InghilterraaTorre nel 1922 (Collez. CDE).
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