Centro di dialettologia e di etnografia - page 57

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DeNeDAA
DeNeDAA
strettamente legati al giorno e inparticolare al-
la notte di Natale, momento nel quale si ritiene
che si verifichino diversi prodigi e si abbiano in-
dizi o si creino i presupposti per la realizzazione
di eventi futuri [273].
1.16.1. Acqua
NellanottediNatale all’acquavengono attri-
buitipoteriparticolarievirtùmiracolose.Lacre-
denza è antica: già negli elenchi delle supersti-
zioni da condannare inviati dai parroci a Carlo
Borromeonel
xVI
secoloeramenzionataquelladi
Settala inLombardia, dovesiusava «lanotteve-
nendo il giornodiNataleavanti il cantodegallo
cavar un sedello d’acqua e lavarsi l’occhi» [274].
Piùdi tre secoli dopo l’uso èattestatonelBerga-
masco dove l’acqua, attinta recitando delle ora-
zioni, «allamezzanotte del Natale, nelmomento
stesso incui eraservitaper lavare ilBambinoap-
penanato, assicuravaun lietoparto allepuerpe-
re e faceva figliare il bestiame senza intoppi.
S’aspergevano con essa bestiame e graticci, get-
tando sul fuoco quella che avanzava, perché era
sacra. Chi amezzanotte si tuffavanell’acqua ve-
nivapreservatodalla scabbia» [275]. Ancoranel-
la prima metà del Novecento alcuni anziani di
Balerna, invece di recarsi alla messa di mezza-
notte, andavano con un secchio fino a una sor-
gente ai piedi della vicina collina di Mezzana e,
nel momento in cui le campane suonavano, at-
tingevano l’acqua che sgorgava per poi conser-
varla eutilizzarladurante l’annoper le suepre-
sunte proprietà curative [276]. Secondo alcune
testimonianze, l’innamorato che avesse bevuto
tre sorsi innove fontanediversedurante lo scam-
paniodellamessadimezzanottenondovevapiù
temeredi venir rifiutatodalla ragazzadesidera-
ta [277].
AStabiouna leggendavuole che l’acquadella
sorgentedell’
Ulcelina
si trasformi invino:
quéla
l’éval’Ulcelina,aquabónaesustanziusa,inscí
fréscagan’èmigna,p∑,surgéntmiraculusa;ala
cüntanalegéndachelanòccdaDenedaa,tüta
l’aquachegh’èdéntaladivéntavinrusaa
, quella
era l’
Ulcelina
, acqua buona e sostanziosa, così
fresca non ce n’è, poi, sorgentemiracolosa; rac-
conta una leggenda che, nella notte di Natale,
tutta l’acqua che c’è dentro diventa vino rosato
[278];
lanòttdaNatálpròpiamezanòtt,quand
s®ingésaincumincial’elevazziúnesaregòrda
Betlèm,laMadònaeulBambinèllchenass,
l’aqualadivéntavin
...
tantiannsentüül’udúrda
luntán,maniss®gnl’abagnaalbécch!Eiresún
inndó:primabisugnavatacás®laméssada
Natál,p∑bisugnavafáicüntconlaMarmanèla,
pruntaamandáaquéllpaéstütticuriós
, la
nottediNatale, proprioamezzanotte, quandosu
in chiesa incomincia l’elevazione e si ricordano
Betlemme, laMadonnae ilBambinellochenasce,
l’acqua diventa vino, tanti hanno sentito l’odore
da lontano,manessunohabagnato il becco!e le
ragioni sono due: dapprima bisognava aver ter-
minato lamessa di Natale, poi bisognava fare i
conti con la
Marmanèla
[essere fantastico che
sorvegliava la fonte], pronta a mandare a quel
paese tutti i curiosi (Stabio [279]).
1.16.2. Vino
¬ sicuramente un’eco di antiche credenze la
convinzione che il vino bevuto nel giorno di Na-
tale si trasformi in altrettanto sangue:
elvign
ch’asbéveldídelBambígnuvaintantsangh
(Cugnasco).Si trattadiunasuperstizionegiàdo-
cumentata nel 1500, quando era condivisa pure
daalcuni preti, riscontrabileanche inaltre loca-
litàeriferitaadaltri giornidell’anno, spessoaS.
Stefanooppure, comenelPoschiavino,alvenerdì
santo [280].
1.16.3. Cibo
Si riteneva che quanto veniva consumato du-
rante il pranzo di Natale avesse virtù speciali.
Particolarmente diffusa nei territori della Sviz-
zera italianaera la convinzione che i resti del ri-
sotto dati alle galline ne condizionassero il com-
portamento (v. ilpar. 1.14.2.).Ancoroggi inmolte
famiglie del Sottoceneri è viva l’abitudine, atte-
stata inbuonapartedell’Italia settentrionale, di
conservareunpo’ del panettonemangiato aNa-
tale per il giorno di S. Biagio (3 febbraio), nella
convinzione che lasuaassunzionepreserverebbe
dalmal di gola [281]. Sulla tavolanataliziasi cer-
cavadi non farmancare l’uva, di regolabianca, i
cui acininumerosi avrebberorichiamatonell’anno
avenire, peruna sortadimagia simpatica, un’al-
trettantaabbondanzadi denari.
Qualità terapeutiche e apotropaiche sono at-
tribuite all’uovo deposto il giorno di Natale:
l’öv
faauldídaNatálalguarissdatüttimaa
, l’uovo
fatto il giorno di Natale guarisce da tutti i mali
(Chiasso); la credenza era già conosciuta nella
Lombardiadell’Ottocento: «l’uovo fatto il giornodi
Natale era tenuto in conto di efficacissimo rime-
dio, aimali di ventre specialmente, eavevasi per
incorruttibile. Onde dalle donnicciuole serbavasi
gelosamente» [282].AComosi conservava il gras-
so dell’ocauccisaperNatale, perché era conside-
ratouna vera e propriapanacea [283].
Per ilpoteremagicoesalvificodellapraticadel
digiuno il giorno della vigilia, v. il par. 1.10.
1.16.4. Indumenti
Diffusaè l’usanzadi indossarequalcosadinuo-
vo, fosse anche solouna cravatta oun fazzoletto,
perevitare influssi negativi, forieri di disgrazieo
malanni:
aNatálas’adamètts®quaicòssdanéu
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