Centro di dialettologia e di etnografia - page 27

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DeNeDAA
DeNeDAA
Brianza il ginepro veniva bruciato sul fuoco del
caminoamezzogiornodiNatale, nella convinzio-
ne chequesto servissea scongiurare lemalattie
dei bovini [127].
AMoghegno i ragazzi andavanoa cercare i ra-
moscelli di ginepro già nelle settimane prece-
denti, distribuendoli poi nelle case del paese; a
Maggia i figliocci li donavano ai propri padrini,
consegnandoli con ilpiattosul qualequesti avreb-
beroposto il loro regalo.AGiumaglioun’anziana
del paese ricorda che conun rametto di ginepro
avevapreparatoassiemeal fratellounpiccoloal-
berellonatalizio, impreziositodadecorazioni luc-
cicanti scelte suun catalogo e fattearrivareper
posta [128].
La scelta del ginepro non è casuale e trova
spiegazione indiverse leggende. Secondo unadi
queste l’arbusto, adifferenzadi altre piante che
si sarebbero rifiutatedi farlo, avrebbeoffertoun
nascondiglioaGesùdurante la fuga inegitto: per
questo, annota l’informatore di Caviano per il
VSI, le suebacche sarebberoancor oggi contras-
segnate conunpiccolo segno a formadi croce (v.
crós
par. 7.2.); secondo altri racconti la Ma-
donnaavrebbe steso sui suoi rami i pannolini di
Gesù. Per queste peculiarità il ginepro è consi-
deratoparticolarmente caroallamadrediCristo
e si ritiene che il fumo prodotto dalla sua com-
bustione sia indizio di benedizione divina [129].
Vistequestesue caratteristicheè facilmentecom-
prensibile chegli venisseroattribuiti poteri par-
ticolari [130]: a Caneggio lo si toglieva prema-
turamente dal fuoco e lo si conservava per
riaccenderlonel localedove si allevavano i bachi
da seta, propiziandone in tal modo una crescita
sana [131]; appena fuoridellaSvizzera italiana, in
ValleAntrona, ci si lavava il viso e si aspergeva
la casa con l’acqua riscaldata sul fuoco su cui si
era bruciato il ginepro [132].
1.9.3.3. Vischio
Fin dall’antichità il vischio era considerato
un’emanazione divina, portatore di fortuna e di
feconditàeprotettorecontro imaliegli influssidi
streghee spiritimaligni. Il suo culto, ritenutoda
molti di origine celtica, pare invece esseremolto
più antico, come testimonia il comparire della
pianta negli usi di popolazioni arcaiche in aree
lontaneediscoste, comeè il casodeiKalashache
vivono inunavalle sperdutadelPakistanadue-
milametridialtitudine[133].Ciònonostantenel-
Fig.39.Ramoscellidivischioappesiaunaportadica-
saaMadrano, frazionediAirolo,2014 (fot.G.Meyer).
Fig. 40. Cartolina d’auguri inviata daBreganzona a
RoveredoCapriascanel1926
(Collez.CDe)
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